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C’è un che di stonato nel piagnucolio sulla mancata candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024. Decisione giusta? Sbagliata? Si può discutere, ma è innegabile che a favore della decisione dell’Amministrazione Cinquestelle ci siano argomenti molto solidi. L’esperienza di tutte le Olimpiadi recenti ha rivelato che: 1) MAI i costi reali si sono rivelati in linea con quelli previsti e 2) sono comunque un costo: fatta un’analisi dei costi e dei benefici il risultato finale è che i primi non sono mai compensati dai secondi. Certo, è un calcolo che può essere stiracchiato in un senso o nell’altro, in quanto sia per gli uni (costi impliciti e indiretti), che per gli altri (ricadute sull’indotto e effetto a lungo termine) lo spettro di valutazione è molto ampio e molto discrezionale. Ma, nella sostanza, non si scappa da una constatazione fattuale: ospitare le Olimpiadi costa. E parecchio. Certo, è una festa bellissima, il Paese si trova al centro del mondo per due settimane, è una vetrina formidabile e di prestigio. E, appunto, come tutte le feste costa. Può valerne la pena, per motivi politici e di marketing, di show off per la Cina, il Brasile, la Russia. Ma Roma e l’Italia hanno davvero bisogno di una vetrina? Abbiamo bisogno di fare vedere al mondo che fighi che siamo ad organizzare un grande evento? Il che, detto in sordina, non è esattamente la nostra specialità.. Ed in ogni caso, siamo sicuri che sia questo il modo migliore di spendere i denari pubblici? Non sarebbe meglio pensare a investirli nella protezione del suolo, nella riduzione del cuneo fiscale e/o dell’IRPEF, in grandi opere infrastrutturali?

Vale la pena di ricordare che quattro anni fa Monti abortĂŹ l’ipotesi di competere per il 2020 con queste parole ÂŤNon ci sentiamo di prendere un impegno finanziario che potrebbe gravare in misura imprevedibile sull’Italia nei prossimi anniÂť ÂŤnon sarebbe coerente impegnare l’Italia in una operazione che potrebbe mettere a rischio i denari dei contribuentiÂť. All’epoca la decisione di Monti era stata accettata con generale consenso e vorrei dunque capire cosa è cambiato rispetto alle condizioni di 4 anni fa. Forse che la nostra economia ha preso a volare? Forse che i denari dei contribuenti oggi possono essere messi a rischio?

Virginia Raggi, pessima gestione di una decisione giusta

Virginia Raggi, pessima gestione di una decisione giusta

Detto questo, d’accordo: i Cinquestelle, ed in particolare Virginia Raggi, non ne hanno imbroccata una che sia una nella gestione della cosa. Hanno sbagliato nei mille tentennamenti prima di pronunciarsi in modo definitivo, ha sbagliato la Raggi nell’inutile sgarbo di dare buca ai vertici del CONI un’ora prima dell’annuncio ufficiale, ha sbagliatissimo ancora la Raggi nel preannunciare un eventuale referendum in campagna elettorale quando il ballottaggio stesso valeva come referendum. Ha infatti stravinto le elezioni amministrative ed è stata votata dai romani che sapevano benissimo come la pensava. Insomma, la Raggi ha esercitato una sua prerogativa e una volta diventata Sindaco ha fatto quello che aveva preannunciato. Punto.

Malagò e Montezemolo. Questa volta è andata male

Malagò e Montezemolo. Questa volta è andata male

Sarebbe a questo proposito il caso di prendere atto delle decisioni degli organi preposti magari criticandole ma evitando di sollevare obiezioni inesistenti e pretestuose (e lo dico anche a Renzi..). Mi riferisco alla diffusa argomentazione secondo cui i Cinquestelle avrebbero implicitamente ammesso di non essere capaci di sostenere un evento di colossale rilevanza senza impedire che si verifichino casi di corruzione, malaffare e sprechi. Che sarebbe invero un’ammissione di inadeguatezza imbarazzante. Sta di fatto però che la Raggi ha espresso un no alle “Olimpiadi del mattone”, ha cioè contestato il fatto che l’Olimpiade fosse un pretesto per fare affari immobiliari e che Roma ha ben altre priorità. Posizione poco coraggiosa? Il solito esecrando (per chi scrive) “partito del no” o della decrescita felice? Forse, ma certo posizione ben diversa da quella che viene rimproverata: si può essere contro un’opera qualsiasi (basti pensare ai vari comitati NO qualcosa sparsi per la Penisola) per convinzione, per ideologia, per convenienza, a prescindere dal rischio che generi malaffare. Che semmai è un’argomentazione accessoria (e visti i precedenti, non certo campata per aria).

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