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Dunque ad ascoltare il baffino (D’Alema intendo) sono un rincoglionito perché voterò sì al referendum del prossimo dicembre (e magari manco serviva D’Alema per scoprirlo). “Se lo dice lui sarà anche vero” mi son detto “ma almeno sarò in buona compagnia”. In compagnia di tante persone (ebbene sì: io ho la sensazione che avremo delle belle sorprese) che voteranno esattamente come me. Circola su Facebook una vignetta carina. Si legge “Ma se il 4 dicembre vai a votare No almeno mi spieghi fino ad oggi di cosa ti sei lamentato?”. Perché poi il punto è esattamente questo: io non so se le bordate che vengono da parte della minoranza dem siano dovute ad antipatia nei confronti di Renzi oppure perché a D’Alema è stato negato ciò che è ora della Mogherini oppure se davvero credono che questa riforma costituzionale sia una “ciofeca”. Ciò che so è che da almeno trent’anni lo slogan trito e ritrito di queste stesse persone riguardava la necessaria riformabilita del Paese. Insomma (e per fare solo un esempio): chiunque (davvero chiunque!) non può ritenere normale un paese dove esistano due rami del Parlamento che fanno esattamente le stesse cose. 880 giorni è costato il rimpallo tra deputati e senatori prima che fosse definitivamente approvata una legge a tutela delle aziende agricole in crisi. Andatevi a vedere in quante sono state chiuse “grazie” a queste 21120 ore. Con, in più, una differenza non da poco: una delle due non è a “suffragio universale” poiché a votarla/eleggerla sono solo gli over 25 (anni). Perbacco: ci hanno provato a riformarlo ‘sto Paese. Ci ha provato proprio (guarda un po’ le coincidenze) baffino D’Alema (ma ve lo immaginate quanto rosicherebbe se vincessero i si?): addirittura vi costruì una bicamerale con il Berlusca (chissà perché quelli di sinistra subiscono il fascino dei ricchi…) e sappiamo tutti come è andata. Che poi questi che sono contro Renzi, quasi quasi più duri che Grillo, han mica capito quale sia la posta in gioco. Si richiamano all’Ulivo e ignorano (fintamente c’est vrai) che una delle tesi (la quarta se non ricordo male) dell’Ulivo prodiano è gran parte inclusa nella riforma costituzionale. Dicono vieppiù che il “combinato disposto” (ma perché non chiamarlo “insieme”?) riforma/legge elettorale crea un cortocircuito democratico. Mi chiedo (scusate, sono ripetitivo avendolo già in passato scritto): non è stato un altrettanto cortocircuito democratico l’aver imposto (Bersani) 100/120 candidati di sua fiducia ai primi posti delle liste elettorali? Non è stato un cortocircuito democratico il fatto che questa “imposizione” ha spesso stravolto l’esito delle primarie? Non è un cortocircuito democratico che, in virtù di tale imposizione, è accaduto chesso’ che un veneziano fosse candidato in un collegio (sicuro) patavino? Ma c’è, sempre su FB, un altro slogan dei fautori del NO che mi ha letteralmente fatto scompisciare (che si possa dire scompisciare?) dalle risate. Ed è sostanzialmente quello che invita a votare NO per non avere altre leggi come quella della Fornero e il jobs act. Slogan particolarmente caro a quella sinistra cui piace enormemente il buon Tafazzi. Mica facile dallo 0,5% scendere allo 0,2. Come: non ci sono ancora arrivati? Aspettate e vedrete. A parte il fatto picciolo picciolo che entrambe sono state approvate essendo in vigore QUESTA costituzione. Ma la famosa legge cosiddetta Fornero è stata approvata proprio da quelli (del PD) che ora non vogliono riformare la Costituzione. E non hanno mai chiesto scusa! C’è poi un’altra cosa che mi fa scompisciare dalle risate. Siccome si rendono conto, i fautori del NO, che in realtà la Costituzione va cambiata (se lo mettano in testa quelli dell’Anpi che difendono QUESTA Costituzione: i loro compagni di viaggio, almeno a parole, la vogliono COMUNQUE cambiare) son tutti lì a promettere solennemente che la cambieranno in caso vincano loro. E (notate le parole) con “una ampia maggioranza “. Ora a parte il fatto che QUESTA riforma è passata SEMPRE con una percentuale di voti che oscilla tra il 60 e il 65% (non è una ampia maggioranza questa?) mi chiedo: come possono riformarla se ad esempio il centrodestra chiede il Presidenzialismo (ma non sono quelli che criticano QUESTA RIFORMA perché a loro dire aumenta i poteri del Premier?) che è un tabù per il centrosinistra? E son mica bruscolini eh….. In questi giorni la star dell “Io voto NO” è un arzillo ottantenne, il professor Onida. Ebbene il professor Onida, all’Unita’, diceva: “Dovrebbero fa parte del Senato, di diritto, i presidenti delle Regioni e i presidenti dei consigli regionali e inoltre un numero, proporzionato alla popolazione di ogni Regione, di componenti eletti dal consiglio regionale (…) . Infatti l’elezione diretta rischierebbe di fare dei senatori più i rappresentanti delle forze politiche di appartenenza (…) che i rappresentanti della Regione come istituzione” . Ora è probabile che anche Onida soffra di quella strana amnesia di cui ha sofferto il prof. Zagrebelsky durante il dibattito con Renzi. Quella amnesia che ti porta a dire “non ricordo” ma, glielo ricordo io, era il 2013 quando Onida diceva questo! Tre anni fa!. A me, che vengo dalla campagna e son grezzo mica intellettualmente raffinato, sembra (sembra!) che allora Onida avesse mica una posizione diversissima da quella contenuta nella riforma costituzionale. Ma forse mi sbaglio. E allora diciamocelo anche se a bassa voce ok? Diciamocelo che il NO è pretestuoso. Che è buttato lì (ovviamente parlo per casa mia) solo perché la sinistra è abituata ad “uccidere” (politicamente si intende) i propri leader. Diciamocelo che il NO è la via breve che la minoranza dem ha scelto per cercare di sovvertire i risultati del congresso. Diciamocelo suvvia che, forse, i rinocoglioniti siam mica noi che votiamo SI. Oppure, ecumenicamente, siam rincoglioniti un po’ tutti se ci facciamo scappare dalle mani l’occasione di provare a vivere in “Un Paese normale” (D’Alema docet).