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Molti analisti hanno visto un fil rouge tra la Brexit, il successo di Trump e l’esito del referendum che ha bocciato la Legge Boschi. Con buone ragioni, anche se va detto con onestà che molti hanno votato NO perché sinceramente persuasi che la Riforma fosse indigeribile, o per repulsione verso Renzi, o per calcoli di convenienza politica del partito/movimento di cui sono sostenitori, o per un immarcescibile riflesso di conservazione dello status quo. Però queste motivazioni non erano le sole. Erano quelle che avevo colto io, (http://www.luminosigiorni.it/2016/11/gattopardi-ditalia/) perché diffuse tra gli interlocutori su cui mi sono imbattuto. Gente che mediamente, se non altro per una questione generazionale e di fisiologica contiguità di relazione, come me appartiene alla fascia sociale che ha la fortuna di avere i panni in caldo.

Ma non erano le sole. L’analisi post voto ci consegna due dati abbastanza significativi: 1) il NO ha trionfato in particolare nella categoria under 35; 2) c’è una strettissima correlazione tra reddito e esiti del voto, con impressionante sovrapposizione la classifica delle città con il reddito più basso coincide con quelle ove il NO ha riscontrato percentuali maggiori. Se ne evince quindi che alle motivazioni citate sopra, se ne deve aggiungere appunto un’altra ovvero la protesta contro il Governo, inteso come il Potere costituito, quello che si definisce establishment. Esiste quindi una significativa fascia di popolazione che è profondamente insoddisfatta dello status quo, e che ha votato “contro”, quelli che in una lucida analisi su questa stessa testata Matteo Montagner individua in tutti coloro che non sono garantiti, che sono precari, che tirano avanti a voucher e si vedono sbandierare in televisione come occupati anche quando magari lavorano solo un mese l’anno.

Insomma, c’è stata indubbiamente una componente di voto antisistema a prescindere. A prescindere evidentemente dal merito della Riforma e sostanzialmente anche dal merito della figura del Premier: nel senso che chiunque fosse stato al momento seduto sullo scranno del “Potere” sarebbe stato preso di mira perché la responsabilità è sempre di chi governa. In questo senso, la similarità con il voto in Gran Bretagna e in USA è assoluta.

Insomma, una lezione impietosa: la popolazione incazzata utilizza il proprio voto dove presume che questo faccia maggiormente sentire la sua voce e la sua insoddisfazione. A prescindere dal merito e spesso in modo assolutamente irrazionale e contro i suoi stessi concreti interessi. In questo senso, sarebbe interessante capire come l’eventuale salita a Palazzo Chigi di qualsiasi esponente di punta del NO rappresenterebbe una prospettiva migliore che Renzi per i giovani, gli autonomi ed il popolo dei voucher.

Marcello Degni in un altro articolo su LG si spinge a parlare di crisi della democrazia e purtroppo se appena voltiamo lo sguardo fuori d’Italia si vedono i “mostri” prodotti da recenti elezioni più o meno democratiche in Ungheria, Russia, Turchia… Che dire.. mi piace chiudere con le bellissime parole di Alessandra Poggiani (ancora su LG):  Non resta che stringere i denti e provarci ancora, provarci sempre. È un momento di svolta per il mondo, come l’abbiamo conosciuto. Possiamo imparare la lezione, recuperare le idee, rimetterci in cammino e continuare a provarci. Si sbaglia, si capisce la lezione, si riprova.  Dobbiamo.