Una legge elettorale può avere di mira la rappresentatività o la governabilità. Scrivo “o” e non “e” perché purtroppo, pur essendo entrambi gli obiettivi del tutto condivisibili, sono intrinsecamente in conflitto (e non credo occorra spiegare perché). Agli estremi del pacchetto di possibili modelli elettorali vi sono il proporzionale puro (massima rappresentatività, minima governabilità) e l’Italicum o modelli simili che prevedono un forte premio di maggioranza e/o un ballottaggio al secondo turno che, viceversa, perseguono la necessità di avere un vincitore certo (e forte in Parlamento) a scapito inevitabilmente della rappresentatività. Ognuno di noi può preferire in cuor suo l’una o l’altra cosa ma ragionevolmente potrà ammettere un sacrificio in un senso per avere vantaggi sull’altro.
Con stupore dunque leggo di un rinnovato interesse per il cosiddetto Mattarellum, legge che è stata in vigore fino al 2005 e che non raggiunge nessuno dei due obiettivi di cui sopra. Il Mattarellum prevede di assegnare il 75% dei seggi (in entrambe le Camere) con il sistema a collegio uninominale a turno unico e un 25% con il sistema proporzionale (con un complicato sistema di “riporti” al Senato).
Il maggioritario a turno unico funziona così: divisi gli elettori in collegi in cui è “in palio” un posto alla Camera o al Senato, gli elettori si troveranno di fronte un solo nome per ciascuna delle liste in concorrenza. Chi di questi prende più voti, si aggiudica l’ambito scranno. Gli altri, anche se buoni secondi, nulla. È il cosiddetto principio espresso nel mondo anglosassone dalla formula the winner takes all, “il vincitore prende tutto” appunto.
Questo sistema non è affatto rappresentativo, premia senza motivo i partiti territoriali (tipicamente in Italia SVP e Lega) e facilmente produce risultati lontanissimi dalla volontà popolare. Rimando a questo antico articolo http://www.luminosigiorni.it/2015/05/gran-bretagna-a-proposito-di-rappresentativita-del-voto/ dove si mostra la mostruosa distorsione del voto popolare in Gran Bretagna. Recentissima riprova il caso delle elezioni presidenziali USA, dove vige il sistema the winner takes all Stato per Stato, chi ha vinto ha preso meno voti complessivamente del competitor (ma in USA il voto Stato per Stato ha una ratio che non avrebbe da noi). Ed è paradossale che molti tra coloro che hanno sparato ad alzo zero sull’Italicum perché garantiva la maggioranza ad un partito con una percentuale relativamente bassa (al primo turno!) ora si dicano fautori di un maggioritario a turno unico che in Inghilterra ha dato ai Tories la maggioranza assoluta dei seggi ai Comuni con il 36% dei voti (e senza ballottaggio!).
Va bene, si dirà, non è rispettoso della rappresentatività ma almeno garantisce la governabilità: errore. Lo farebbe se ci fossero due forze in campo come non a caso è stato per lungo tempo nel Regno Unito (ma con due sole forze in campo anche il proposizionale puro funzionerebbe bene). Ma quando il sistema è tripolare come da noi è quasi matematico che nessuna delle tre avrà la maggioranza, oltretutto con l’inquinamento della quota proporzionale che complica ancor di più le cose.
In definitiva, un sistema che fa strame della rappresentatività, che è una quasi garanzia di assenza di un vincitore netto e che espropria letteralmente gli elettori della facoltà di scelta. E qui siamo ancora al paradosso: quelli che noi vogliamo votare i senatori, quelli che abbasso le liste bloccate.. gli stessi angeli senza sesso che si strappavano le vesti per non potersi scegliere il parlamentare ora gradirebbero un sistema dove i partiti impongono uno e un solo candidato. Magari impotabile. A Venezia per esempio potremmo trovarci a scegliere tra Brunetta, Zoggia e un grillino.. roba da tagliarsi le vene. Attenzione poi: poiché poi il sistema ovviamente forza a coalizioni (per prendere almeno un voto in più degli altri), una volta decisa nelle segrete stanze la coalizione, sarà negoziata sempre sulla testa degli elettori anche la distribuzione delle candidature. Quindi non solo sarà possibile trovarsi di fronte ad un improponibile candidato del proprio partito ma anche facilmente il candidato di un altro partito alleato giocoforza. Per esempio, un elettore PD potrà trovarsi proposto dal suo partito un esponente di Sinistra Italiana e un altro, magari, di NCD. Così come un elettore di Forza Italia può trovarsi un leghista e viceversa. Questo sarebbe il rispetto della volontà popolare?
Il Mattarellum ha altresì un pregio, almeno teorico. “Lega” il Parlamentare al territorio. Chi vuole essere eletto nel suo collegio deve sudarsi voto per voto e si crea un mandato di rappresentanza (similmente a quanto avviene per i Sindaci) molto forte. Questo è un aspetto positivo peraltro con dei risvolti anche potenzialmente negativi sulla disciplina dei gruppi parlamentari: fisiologico che un parlamentare eletto si senta più autonomo dal suo gruppo/partito quando si tratta di problematiche locali che impattano sul suo collegio di riferimento. In ogni caso, pesati pro e contro, non c’è match… il Mattarellum ce lo ritroveremmo sbattuto in testa, se davvero tornasse in vigore.

Nato a Venezia, vi ha sempre risieduto. Sposato con una veneziana, ha due figli gemelli. Ingegnere elettrotecnico, ha lavorato all’Enel dal 1987 al 2022, è stato Responsabile della distribuzione elettrica della Zona di Venezia e poi ha svolto attività di International Business Development Manager, lavoro che lo ha portato a passare molto tempo all’estero. È stato presidente del Comitato Venezia Città Metropolitana, esponente di Venezia Una&Unica. È in pensione dal 2022