Congresso del PD Veneto. Al di là delle persone, che mi auguro all’altezza del compito, ancora una volta sembra mancare un approccio indispensabile che stabilisca un chiaro e definito progetto politico, definendo su quali basi creare un accordo tra le componenti del Partito Democratico, senza perdere mai di vista che le scelte che si intende prendere vanno comunicate, discusse e quanto più possibile condivise con la base.
A tutt’oggi si ha l’impressione di un partito Veneto che per ora punti molto più a sopravvivere come minoranza che a costruire una forza capace di creare un progetto politico alternativo per la Regione. Ci si trova così di fronte all’ennesima occasione sprecata. ll PD dovrebbe essere una comunità politica all’interno della quale non ci si scontra, ma ci si confronta, mentre troppe volte si rivela solo una comunità alquanto sconcertante. Si fanno i congressi per eleggere un Segretario e poco dopo che lo si è eletto, a prescindere che lo si sia votato o meno, lo si trasforma in un bersaglio mobile a cui dare addosso. In alcuni casi tutto ciò certo non viene fatto con malizia, ma come si fosse degli eterni adolescenti che si identificano con il protagonista del loro cartone animato preferito ci si crede il protagonista di House of Cards mentre si mette in scena una versione brutta di Games of Thrones. Poi invece ci sono alcuni che lo fanno scientemente, i “signori delle tessere”, persone che hanno confuso la politica come servizio per la loro comunità e i cittadini con i propri interessi, trasformando quella che è una tra le più nobili delle attività in un lavoro a tempo indeterminato. Per questo genere di persone più il Segretario del Partito è debole più si è tranquilli nel continuare a rafforzare gli affari propri. I più criticabili però sono coloro che stanno al gioco per qualche piccolo favore, che si accontentano di spartirsi le briciole e intanto rinforzano una logica consociativa che svilisce la politica e la rende inutile al bene di tutti. Immerso in una sorta di vasca degli squali un Segretario è costretto al massimo a sopravvivere senza avere la possibilità di orientare davvero il Partito verso il meglio. La sua funzione primaria diviene allora restare in equilibrio, non esporsi troppo, mettere d’accordo tutti anche quando bisognerebbe invece dire cose chiare e precise, perché il miglior Segretario è quello debole, il Segretario “libera tutti”, in modo tale che si possa continuare a incrementare le correnti spesso più funzionali al destino personale di questo o di quel capo bastone, ma del tutto inutili alla creazione di una comunità politica coesa e competitiva.
In vista del Congresso Regionale del PD Veneto ci si può quindi chiedere: sarà la solita minestra riscaldata o si riuscirà a fare una proposta che sia davvero all’altezza di rendere questa Regione un terreno praticabile per il centro sinistra? In questi tempi tristemente segnati dal trumpismo, dal populismo e simili emerge anche un dato: non è più il tempo della politica delle cose confuse e dette a metà, cittadine e cittadini attendono sempre più spazientiti risposte chiare e distinte e appena hanno il sentore di parole dette a vuoto o di poca chiarezza si orientano verso altre forze che finiscono così per raccogliere l’insoddisfazione e la protesta. Non si può pensare che esistano risposte semplici a problemi complessi, ma è necessario avere chiara l’idea che la politica ha il dovere di individuare pochi obiettivi e di perseguirli.
Una buona base di partenza per il Veneto potrebbe essere:
- Maggiore attenzione alle fasce più deboli della società. Per quanto sia vero che il Veneto presenta un tasso occupazionale piuttosto positivo nel contesto nazionale bisogna comunque tener conto che il PD per troppo tempo si è limitato ad una visione canonica del lavoro senza tener presente che molte categorie di persone oggi in Veneto risultano occupate, ma non vivono bene. Magari non sono queste delle categorie sindacalizzate, ma nella realtà rappresentano una buona fetta di popolazione, vedasi la condizione delle Partite IVA e dei lavoratori stagionali
- Recuperare un rapporto reale con le Piccole e Medie Imprese. Gli unici che sono riusciti in questo in fasi differenti e con modalità diverse sono Flavio Zanonato da Ministro dello Sviluppo Economico e Matteo Renzi, il primo più con le aziende più piccole, il secondo più con il mondo confindustriale e delle aziende strutturate. Il linguaggio di quelle due concezioni dell’impresa è complementare e basterebbe metterlo una buona volta in sinergia e non in sterile opposizione per ottenere un risultato.
- Fare una seria riflessione se si voglia o meno realizzare l’indipendentismo. Il PD Veneto su questo tema non ha saputo trovare una sua dimensione tra l’essere troppe volte condizionato da quanto veniva dettato da Roma e un indipendentismo che ha finito spesso per imitare modalità e comportamenti che non gli appartengono, dimenticandosi che la gente tra la copia e l’originale predilige sempre l’originale.A questo proposito sarebbe necessario quindi ragionare su forme di maggiore autogoverno del Veneto, fare una seria battaglia per togliere l’esistenza di Regioni a Statuto Speciale che appaiono in un contesto di Unione Europea quanto mai anacronistiche, lavorare seriamente per la costituzione di macroregioni che rendessero più competitivi i nostri territori e creassero sinergie e strategie di più ampio respiro all’interno di un contesto di globalizzazione. Su tutto questo si potrebbe provare a coinvolgere in un serio dibattito i circoli, le associazioni e quanti potrebbero essere interessati da tali argomenti.
- Domandarsi seriamente quale modello di sviluppo si voglia per il Veneto. La Regione risulta oggi eccessivamente cementificata, altro problema risulta quello dei collegamenti tra le diverse zone del territorio con uno scarsa e insufficiente copertura per quanto riguarda il trasporto su mezzi pubblici. Possibile che in un territorio così policentrico non si riesca a mettere in campo una seria politica di connessione?
Senza una strategia politica concreta e qualora il Congresso si riducesse a un gioco di ruolo tra pacchetti di tessere magari anche questa volta ci potrebbero essere vinti e vincitori, ma non si farebbe davvero politica.

veneziano classe ’66, laureato in ingegneria a Padova è imprenditore nel settore della logistica, sia come agente marittimo che spedizioniere. È raccomandatario marittimo, broker assicurativo e direttore tecnico di agenzia viaggi. Ricopre la carica di presidente nazionale di Federagenti, l’associazione nazionale degli agenti raccomandatari. È consigliere regionale di Fiavet Veneto, l’associazione degli agenti di viaggio.