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Una premessa tutta per il lider maximo di Luminosi Giorni: caro direttore preparati perché i miresi, quando parlano del triduo politica – partiti- elezioni amministrative son sanguigni e non ne perdonano una. D’altra parte siamo uno dei pochi casi al mondo in cui un comune ha 7 frazioni e 8 parrocchie. Cosa che al confronto il campanilismo è multiculturalismo allo stato puro!

Veniamo a noi. A Mira, dunque, candidati sindaco come se piovesse. Nel mentre scrivo questo pezzullo ne conto almeno 8. In rigoroso ordine alfabetico (e astenetevi dall’ironizzare sui nomi di taluni gruppi per favore che già basto io): Vanna Baldan (Gente di Mira); Elisa Benato (Movimento 5stelle); Marco Dori (PD…al momento giacché se fosse espressione solo del PD la vedo duretta per lui); Roberto Marcato (Mira siamo noi); Paride Orfei (Destra Mira); Paolo Pizzolato (Prima il Veneto); Antonella Trevisan (centrodestra); Fabio Zaccarin (Noi domani). E’ possibile si salga a nove se Mira in Comune deciderà di correre per conto proprio.

Ora: dato per scontato che sui temi “caldi” (sicurezza, integrazione, lotta alla povertà) ormai i confini ideologici si assottigliano sempre di più, sarà interessante capire – a livello programmatico – in cosa si differenzieranno questi 8 candidati 8. Su 7 andiamo a colpo sicuro (e non perché siamo particolarmente intelligenti): criticheranno le (poche a dir la verità) scelte compiute in questi cinque anni dalla maggioranza grillina ( il sindaco ha da tempo annunciato di non volersi ricandidare, il che continua ad assicurare a Mira uno strano primato: quello del comune in cui il sindaco uscente non è mai stato – per scelta propria, del partito di riferimento o degli elettori – riconfermato; insomma: vinto il gioco dell’oca non si può ritornare al via) e proporranno soluzioni diverse (anche se su uno dei temi caldi, la raccolta porta a porta dei rifiuti, non si può tornare indietro). Ovviamente andiamo sul sicuro anche sull’ottavo (e non perché siamo particolarmente intelligenti): vorrai mica che il candidato pentastellato smentisca le scelte fatte dai suoi? Se poi aggiungiamo che, di fatto, l’asfalto non è ne bianco ne rosso ma grigio e che dunque le buche vanno chiuse, le scuole fatte funzionare, le associazioni ascoltate e i servizi sociali garantiti dove mai si differenzieranno questi 8 candidati 8?

Ora: vi prego di non sottovalutare noi che veniamo dalla campagna. Perché saremo anche degli zoticoni (ma siam contadini, gente con le scarpe grosse e i cervelli fini) però guardate che  Mira rischia di diventare un interessante caso politico (lo fu già in passato quando divenne il primo comune nella provincia ad essere governato dal centrosinistra, nel secolo scorso oramai). E se lo diventa è per merito del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Il quale, dopo che a Chioggia per lui le cose non sono andate benissimo, è proprio su Mira che punta per cominciare a dare dimensione extraveneziana al suo movimento. Ed ecco la candidatura della Trevisan. Ed ecco che, siccome la lezione di Chioggia l’hanno imparata, attorno a lei si è ricompattato tutto il centrodestra con il ritiro della candidatura leghista. Col paradosso che a Mira Forza Italia e Lega van d’amore e d’accordo mentre a livello nazionale son peggio di cani e gatti. Il corollario è che questa operazione potrebbe essere un primo termometro con cui Brugnaro può misurare le proprie ambizioni sovracomunali. E qui la cosa si fa interessante. Perché nella sua prima conferenza stampa la Trevisan ha insistito molto sul concetto di città metropolitana. Quella stessa città metropolitana che, secondo le male lingue, è un pò troppo trascurata  dal sindaco di Venezia. E per stare al passo con la sua creatura mirese, fosse eletta, ma anche nella stessa fase preelettorale, Brugnaro anche su questo fronte dovrà tornare ad impegnarsi di più. Il che male non fa….

Ora: i legami tra Mira e Venezia sono molteplici. Condividiamo uno stesso sito Unesco (la Laguna) ma ne abbiamo anche uno tutto nostro (la villa palladiana di Malcontenta tiè); abbiamo anche noi un porto (quello di San Leonardo); una frazione – Malcontenta (nomen omen…) appunto –  è divisa amministrativamente a metà tra Mira e Venezia; ne abbiamo un’altra che si chiama Dogaletto e vi furono sepolti i primi dogi veneziani (quelli della famiglia Partecipazio). Erano da Mira le principali lavandere: le “aziende” che lavavano i panni dei nobili veneziani prima e dei primi albergatori poi mentre pare che Hemingway nel mentre frequentava l’Harry’s bar non disdegnasse di tanto in tanto bazzicare in una osteria rivierasca attratto probabilmente non tanto dal Clinton (vino, questo, su cui potrei scrivere parecchie pagine autobiografiche; vino duro chè quando sorseggi già senti il tuo fegato cominciar a rabbrividire) quanto dal nome del locale,  Le tre culatte, che molto dice delle qualità della sua proprietaria (inutile che da domani iniziate a cercarlo su Trip Advisor…non esiste più).

E qui si gioca una doppia contraddizione. Da un lato Venezia (intendo la Venezia governata dalla sinistra prima e dal centrosinistra dopo) ha sempre guardato con superiorità Mira e i suoi (quasi) 40.000 abitanti. Di più: li ha usati  come un serbatoio elettorale senza quasi mai dar loro l’occasione di esprimere una propria classe dirigente (tranne la felice eccezione di Maurizio Bacchin che da sindaco di Mira diventò senatore della Repubblica). Ed è altrettanto vero che alla sinistra locale questo andava bene usi obbedir tacendo com’erano abituati a fare (basti pensare che il solo Presidente del Consiglio Regionale mirese, negli anni ’80, fu un socialista, Carraro) . Dall’altra Mira ha guardato sempre con molta invidia Venezia senza aver mai la capacità di costruire con essa serie sinergie. Eppure i temi, gli argomenti insomma ciò che dovrebbe costituire un programma politico che sappia superare i ristretti confini di un comune non mancano.

Prendiamo il tema del turismo. Mira e la Riviera del Brenta sono una naturale prosecuzione di Venezia: investire sulle splendide ville patrizie di questa terra; costruire dei circuiti alternativi a quelli proposti al turismo di massa; ragionare sinergicamente sull’enogastronomia non potrebbe forse rappresentare una (fra le tante) soluzioni ad una migliore regolazione dei flussi turistici?

Prendiamo il tema delle politiche industriali di Porto Marghera. Piaccia o meno qualunque decisione Venezia prenderà su questo argomento, avrà ripercussioni molto ampie su Mira e sulla Riviera. Le fortune politiche della sinistra mirese le si deve anche all’altissima percentuale di operai che vi lavoravano e che la resero per certi aspetti la Stalingrado della Riviera. Oggi gli operai sono molti meno ma la maggioranza di essi comunque gravita attorno alla Riviera e a Mira in modo particolare. Oggi Mira ha tre importanti realtà industriali: la “vecchia” Mira Lanza, la Marchi e la Pansac. Può un progetto industriale esimersi dall’integrarle?

E la perdita di residenzialità dal centro storico? Guardate che chi fugge da Venezia non si ferma a Mestre. Molti si sono spinti fino a Mira  e qui hanno preso casa (e le case non è che costino poco), si sono fatti una famiglia e sono diventati elettori miresi.

Ecco perché, paradossalmente, il vero e solo punto programmatico strategicamente importante per le prossime elezioni amministrative dovrebbe proprio essere quello legato a quale ruolo si intenda ricoprire all’interno della città metropolitana. Il guaio è che ormai davvero si vive un modo di intendere la politica circoscritta ai propri confini. Non si hanno più quelle scelte strategiche, quelle visioni utopiche su cui però si sono formate e spese intere classi dirigenti. Un esempio? Quale conclusione trarre da una rosa di candidati sindaco nessuno (fatta eccezione per quello grillino) dei quali espressione diretta di un partito? Nè il candidato sindaco del PD nè, per l’appunto, quello del centrodestra hanno una tessera di partito in tasca. E’ un bene? Per i demagoghi dell’antipolitica sicuramente sì. Ma per chi vede nell’antipolitica il peggior populismo possibile e immaginabile questa scelta rappresenta  la sconfitta chiara e lampante dei partiti che da tempo ormai hanno abdicato al loro compito di essere formatori di nuove classi dirigenti. E così anche a Mira ci accapiglieremo su quali strade asfaltare per prime.

P.S. lo so che il titolo c’entra (quasi) nulla…però ammettetelo: non lo avessi scelto, quanti fra voi avrebbero letto questo pezzullo?