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Chiedo perdono di tediare i lettori col mio vissuto personale ma forse qualche tifoso neroverde, e arancioneroverde poi, della mia generazione (sono del ’59) potrà ritrovarsi in quello che dico. Parliamo di calcio, per chi non l’avesse capito. Ho cominciato a frequentare gli spalti del Penzo negli anni ’60, bambino che un bravo papà portava allo stadio quando il Venezia veleggiava tra serie B e serie A. In serie A ci stavamo come i parenti poveri alle feste comandate, ospiti mal tollerati (io ero lì, il giorno del mitico 2-3 contro l’Inter e dei due gol annullati da Sbardella) ma la serie B era routine, la nostra dimensione per così dire naturale (quella che, sinceramente, credo sia ancora oggi tale).

Zaccheroni, indimenticato condottiero del Venezia nello spareggio di Cesena

Zaccheroni, indimenticato condottiero del Venezia nello spareggio di Cesena

Finché a fine anni ’60 l’incredibile, interminabile e sfortunato spareggio a cinque per non retrocedere (in cui si scoprì anni dopo il Genoa barò dopando i suoi giocatori) aprì il baratro verso la serie C e un lunghissimo medioevo di fallimenti e risalite, di serie inferiori, di illusioni e cocenti delusioni, sanguinosa quella in cui all’ultima di campionato perdemmo in casa con l’Alessandria dopo un campionato fianco a fianco con questi ultimi, con Parma e Udinese.

All’epoca del leggendario spareggio promozione con il Como a Cesena avevo dunque trascorso circa due terzi della mia esistenza seguendo il Venezia solo in categorie inferiori, la serie B era appunto solo un ricordo di infanzia, quasi mitico, quelli di cui finisci per chiederti “ma è vero che un tempo eravamo in serie B, ma Bertogna e Manfredini esistevano o mi sono sognato tutto?” e si era inconsapevolmente radicato in me l’irrazionale sospetto che questa categoria fosse irraggiungibile, qualcosa che puoi avvicinare ma che, per un’oscura legge della  fisica (o delle stelle) non potrai conquistare, un po’ come lo zero Kelvin: lo puoi avvicinare ma, per il secondo principio della termodinamica, non raggiungere mai. Ricordo che passai tutto il tempo del viaggio verso Cesena con l’oscuro presentimento che sarebbe stata un’altra delusione tipo Alessandria e solo quando la incredibile girata di Diego Zanin https://www.youtube.com/watch?v=fQND29CoVjU si infilò nel “sette” della porta avversaria cominciai a convincermi che la maledizione stesse per svanire.

Il 'Chino' Recoba rimarrà sempre nei cuori arancioneroverdi

Il ‘Chino’ Recoba, eroe della stagione della salvezza in A

Lungo preambolo per spiegare perché nutro verso la serie B un sentimento speciale di rispettosa soggezione. Questa categoria, almeno questa, è quella in cui obiettivamente una città di queste dimensioni e con questa potenzialità di pubblico può pretendere di stare e dove magari togliersi qualche soddisfazione (si può sperare in qualche annata in A e in un altro Recoba recapitatoci per sbaglio).

Dopo gli anni agrodolci della presidenza Zamparini (che, diciamolo, ci hanno regalato momenti indimenticabili), sembrava di essere ripiombati nell’incubo. Un lento declino, due fallimenti, qualche episodio felice ma sempre in categorie non consone. Insomma una Venezia anche nel calcio ai margini, una Venezia perdente e lontana da qualsiasi visibilità su scala nazionale, con l’unico primato da vantare quello dello stato più vetusto d’Italia.

11 dei tanti protagonisti di questa grande stagione

11 dei tanti protagonisti di questa grande stagione

Ecco perché l’impresa di Tacopina, Perinetti, Inzaghi e di tutta la squadra è degna di essere celebrata da tutta la città, non solo dai tifosi. Avere riportato il Venezia in una categoria di visibilità nazionale (si, perché dopo la vittoria all’Euganeo è ovviamente fatta), coronando in soli due anni una rinascita dalle ennesime ceneri di un fallimento ci dice che anche in questa città è possibile risalire la china e dimostra (anche in accoppiata, va detto, con le grandi soddisfazioni che offre il basket) che anche questa città può contare qualcosa nel Paese.

Tacopina e Inzaghi festeggiano l'impresa dell?euganeo

Tacopina e Inzaghi festeggiano l’impresa dell’Euganeo

Non inganni la frivolezza (ammesso sia tale) dell’argomento: il peso di un territorio si misura anche tramite quanto sa esprimere a livello sportivo (basti, uno per tutti, pensare a quanto l’Udinese calcio contribuisca all’immagine della città di Udine e dell’intero Friuli).

Resta da sfatare un altro tabù: quello di dimostrare che anche a Venezia si può fare uno … stadio. Ma su questo tema quanto a probabilità di successo ce la giochiamo con il confutare il secondo principio della termodinamica…