Una farsa costosa e inutile, che graverà per ben 14 milioni di euro sui contribuenti della regione. Inutile, perché la Costituzione italiana già prevede dal 2001, la possibilità di acquisire nuove competenze, oltre a quelle già assegnate alle regioni a statuto ordinario. E questa facoltà non è stata mai esercitata in questi 16 anni.
Non solo. Zaia ha chiesto qualche anno fa ben 750 milioni di euro di anticipazioni statali, per pagare i fornitori del sistema sanitario, rivelando scarsa capacità gestionale nell’esercizio della principale competenza della Regione (la Lombardia, tanto per citare una regione governata dalla Lega, non ha chiesto nulla).
E lo stato centrale si appresta a mettere nel piatto oltre 4 miliardi per risanare le banche Venete, portate sull’orlo del fallimento da una classe dirigente regionale incapace e truffaldina.
Per questo il referendum è solo demagogia populista a spese del contribuente. E’ pericoloso perché parla alla pancia delle persone, solletica le pulsioni peggiori della gente. Si fonda sull’equivoco dell’isolamento in un mondo sempre più interconnesso. L’intero Nordest rischia di diventare una periferia a nord di Roma e a est di Milano e il governo leghista perde tempo nell’esaltazione della “razza” veneta, facendo approvare una legge regionale per l’insegnamento del dialetto veneto nelle scuole.
Il referendum è infondato nel merito perché le possibilità di autonomia offerte dalla Costituzione ci sono, forse anche eccessive. Basterebbe sfruttarle, anziché suonare gli unicorni della veneticità. Altra sarebbe la battaglia da combattere, questa sì sacrosanta e d’interesse nazionale, cioè una generale revisione dello status delle Regioni e Provincie Autonome che prevede privilegi del tutto anacronistici ed ingiustificati. Ma questo significherebbe avere una proposta di riforma istituzionale (aggregazione dei comuni, città metropolitane, macroregioni). Questioni complesse, da affrontare con la testa e non con la pancia e che, soprattutto, mettono in discussione i grumi di potere leghista consolidatisi nei territori in questi anni.
Altro aspetto alla base della proposta di Zaia, sbandierato a ogni piè sospinto, è la questione del cosiddetto residuo fiscale. La quota di gettito “eccedente” rispetto alle spese, che sarebbe prodotta dal Veneto e incamerata dallo Stato centrale. Ebbene, pur non considerando il tema della perequazione tra territori per garantire la copertura integrale dei diritti fondamentali nell’intero paese, troppo complessa per l’articolazione del pensiero “verde”, va ricordato che parte cospicua di quel “surplus” è utilizzata per il pagamento del debito. E che parte di questo, pro-quota, se si volesse seguire il bizzarro ragionamento, spetterebbe al Veneto. Ogni medaglia, com’è noto, ha il suo rovescio.
In conclusione, strade diverse, oltre a quelle indicate dalla costituzione non esistono. La repubblica è una e indivisibile. E’ un principio fondamentale immodificabile. Solo in quest’ambito sono riconosciute e promosse le autonomie locali. La strada di un conflitto con lo Stato è tragicomica, da pronipoti del Tanko e non porta da nessuna parte.
Il referendum leghista potrebbe trasformarsi, paradossalmente, in un’occasione da sfruttare. La scelta dicotomica potrebbe scuotere le molte energie presenti nel territorio dal torpore di questi anni, potrebbe indurre l’opposizione a dismettere gli atteggiamenti emulativi (le fotocopie soccombono sempre di fronte agli originali) e disegnare, insieme a un secco NO, un organico progetto alternativo capace di rendere contendibile la regione per realizzare, quando sarà il momento, quell’alternanza da troppo tempo attesa. Un auspicio, ma anche una necessità, per uscire dalla marginalità che si profila all’orizzonte se non si cambia registro.

veneziano classe ’66, laureato in ingegneria a Padova è imprenditore nel settore della logistica, sia come agente marittimo che spedizioniere. È raccomandatario marittimo, broker assicurativo e direttore tecnico di agenzia viaggi. Ricopre la carica di presidente nazionale di Federagenti, l’associazione nazionale degli agenti raccomandatari. È consigliere regionale di Fiavet Veneto, l’associazione degli agenti di viaggio.