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E poi non mi si dica che la campagna è noiosa. Prendete Mira, ad esempio. Un comune da 40.000 abitanti che ha un doppio primato. E’ stato fra i primi (insieme a Parma) comuni di media grandezza a veder vincere i grillini alle elezioni amministrative. Ed è fra i primi ad assistere alla loro sconfitta negando ciò che, cinque anni fa, aveva loro concesso: il ballottaggio (dove l’allora candidato sindaco Maniero partiva da 3169 preferenze contro le 7848 del candidato del centrosinistra Carpinetti ).

Si sa che in campagna amiamo le tradizioni e così a Mira si torna alla politica di un tempo: centrosinistra contro centrodestra. Marco Dori (5675 voti) vs. Antonella Trevisan (4221). Terza la candidata dei 5stelle Elisa Benato (il sindaco uscente, Alvise Maniero, ha preferito non ricandidarsi) con 3381, cioè 212 voti in più di 5 anni fa con una più bassa percentuale di votanti (55,44 contro il 61,24). Dunque perché hanno perduto a Mira (dove 5 anni fa il candidato di centrosinistra perse fra primo e secondo turno 514 voti mentre Maniero ne guadagnò addirittura 4933!) come praticamente in tutta Italia? Perché pagano la loro ostinazione a considerarsi diversi proprio sull’unico argomento dove invece bene farebbero ad essere…tradizionalisti: le alleanze. In politica la verginità non è un valore (sempre che lo sia in altri ambiti). I penta-stellati paiono ormai essere arrivati ad un bivio: o capiscono che se vogliono cominciare (o continuare) ad amministrare devono necessariamente aprirsi, allargarsi, coalizzarsi oppure perdono o, se vincono, vincono solo per le disgrazie altrui (ma le disgrazie altrui non durano in eterno, vedi Roma e Torino). A Mira di ciò abbiamo una rappresentazione plastica. Tra i 6 candidati a sindaco (erano partiti addirittura in 9) e le 12 liste in lizza vi era Lavinia Vivian a guidare Mira in comune: una lista civica che per contenuti, forme, strategie di coinvolgimento appare in larga sintonia con i grillini. Ebbene conquista 1419 preferenze. E’ vero che la politica non è la matematica e che non sempre cambiando l’ordine degli addendi, il risultato è lo stesso ma la somma delle due liste avrebbe portato questa ipotetica coalizione dritta dritta al ballottaggio.

Però a quel punto, se accettassero la normalità delle coalizioni, forse sacrificherebbero parte del loro consenso perdendo quegli elettori duri e puri convinti che tutta la politica è sporca tranne noi. E li perderebbero perché non riescono ad evolversi continuando a proporsi, spesso, come meri urlatori ma assai poco fini strateghi. Insomma: più passa il tempo e più i grillini paiono essersi infilati in un cul de sac da cui sembra che la coppia Grillo & Casaleggio non sappia come uscirne. Specialmente se, ad esempio, la democrazia partecipativa, quell’ uno vale uno dipende da chi è quell’uno (si pensi a Genova). Se poi guardiamo al resto di Italia davvero si tratta di una debacle totale o quasi. Fulmineo Vittorio Sgarbi che twitta Il solo candidato buono dei 5stelle Pizzarotti, a Parma lo hanno cacciato. Come non dargli torto? Fuori dai ballottaggi in tutti i principali comuni di Italia ci vuole davvero un comico per affermare che per i grillini la crescita è lenta ma c’è. Vien quasi da pensare che con questi risultati chi glielo fa fare ai grillini di voler una qualsiasi legge elettorale?

 Seconda considerazione: il centrodestra unito appare un soggetto nient’affatto in crisi. Ma a patto che includa la Lega Nord. Certo: questa campagna elettorale – probabilmente la più brutta degli ultimi 15 anni (per tasso di polemiche, incapacità di scendere sul concreto dei problemi di un comune così complesso, per la oggettiva debolezza di quasi tutti i candidati sindaco) – ha visto il sindaco di Venezia (fra i più convinti sostenitori della Trevisan) molto presente a Mira; ha visto una  capacità di spesa elettorale oggettivamente significativa  ma a Mira il centrodestra, senza la Lega Nord (4,98%) nel 2012 si era fermato al 12,27% . Ora col 25,23% si è molto vicini al 26,1% toccato, nel 2007, dalla candidata Vanna Baldan (oggi in alleanza col centrosinistra…la politica come la vita si evolve) seppure anche allora corresse senza l’appoggio della Lega Nord (3,6% dieci anni fa).

E il centrosinistra? Arriva primo al ballottaggio ed è già una notizia di questi tempi. Ma perde per strada 2173 voti rispetto a cinque anni fa e il PD, da solo, ne perde 817. Con il paradosso (e per chi mastica un po di storia politica veneziana capisce immediatamente quale ne sia la portata) che per la prima volta da quando vi è l’elezione diretta del sindaco stavolta il partito di maggioranza relativa non ha espresso il (possibile) sindaco. Di più: dopo averle fatte nel 2002 e nel 2007 quest’anno non ha fatto le primarie ( segno che le fratture e le lacerazioni che hanno – in parte – contribuito alla sconfitta di cinque anni fa non sono state ancora superate) per individuare il candidato a sindaco.  Il quale dunque si troverà, nel caso in cui vinca, probabilmente a guidare una giunta di cui non ha la maggioranza e dove dovrà necessariamente concedere deleghe pesanti al PD che a Mira pare ben lungi dall’aver raggiunto un vero rinnovamento della propria classe dirigente. Candidato, detto per inciso, che per la prima volta da quando vi è l’elezione diretta del sindaco non risulta iscritto al partito. E che è giovane rispetto all’età (anagrafica e di esperienza) dei primi degli eletti del partito di maggioranza relativa: il rinnovamento, nel PD mirese, insomma – come Baffone – adda veni‘.

Infine: continuano ad aumentare i non votanti. Eppure vuoi davvero che con 6 candidati a sindaco e 12 liste 12 non ve ne fosse manco una di appetibile? Certo: avrà influito il giorno in cui sono state fissate le elezioni; avrà influito la splendida giornata di sole; avranno influito le vacanze in bassa stagione ma ormai questo è un trend consolidato cui nemmeno la novità Movimento5stelle riesce a porre freno: segno che alla fine ognuno pesca in un elettorato consolidato, storico ma non riesce a drenare quanti decidono di non votare. Poi guardo alla Francia e vedo Macron che rischia di beccarsi, col 33,32% dei consensi la maggioranza assoluta dei seggi e mi vien da pensare che  qui in Italia vi era chi diceva che prendersi la maggioranza col 40%  rappresentava una deriva autoritaria.

Insomma: almeno a livello amministrativo l’Italia che esce da queste elezioni amministrative, in complesso, è un’Italia bipolare e non tripolare come si pensava fino a qualche settimana fa. Con conseguenze difficilmente ipotizzabili.

Certo: nessuno può parlare di declino inesorabile del Movimento 5 stelle. Ma forse vale per i grillini ciò che il buon vecchio e saggio Woody Allen (ma in realtà pare sia di Ionesco) diceva di sé stesso: Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene.

P.S. cari candidati che avete preso 0 (si, zero) voti…apprezzo la vostra nobiltà ma almeno potevate autovotarvi no?