… prossima ventura. Notizia del 5 giugno 2017: anche gli immigrati fanno meno figli. Cosa significa? Si stanno omologando al nostro stile di vita. Una buona cosa, sembrerebbe. Già, sembrerebbe…
L’Uomo, in realtà, sta occupando in modo sempre più “denso” il Pianeta. Oggi siamo circa 7,5 miliardi di individui, nel giro di qualche anno, diciamo attorno al 2050, saremo 9 miliardi e più. Bisognerebbe darsi tutti quanti una regolata, perché la Terra già oggi fatica a produrre quanto serve per dar, semplicemente, da mangiare a tutti. Ovviamente passiamo sopra alle spaventose ingiustizie e diseguaglianze che fanno sì ci sia un’esigua minoranza obesa e una grande maggioranza di affamati.
Comunque, a quanto pare, grazie alle nuove biotecnologie capaci di far crescere carote con acqua salata, già perché a mancare per prima sarà l’acqua dolce, e di usare le cellule staminali delle mucche per produrre carne… questa è davvero meravigliosa: quando ho sentito parlare il geniale inventore del metodo, un olandese come nel caso delle carote, si è espresso più o meno in questi termini: “Così avremo mucche altamente riverite e vezzeggiate che non saranno mai abbattute, bensì vivranno fino a estrema vecchiaia, venendo ogni tanto siringate per prelevare un po’ di materiale biologico. Da sessantamila mucche avremo altrettanta carne che da 1,5 milioni di capi macellati. Con un incredibile risparmio anche di emissione di Co2.”
Il quale Co2, poi, era il vero scopo iniziale della ricerca, va detto. Insomma, da questo punto di vista ce la possiamo fare. Forse pure da quello energetico, se impariamo a gestire meglio le risorse esistenti e, magari, a inventarci qualcosa di altrettanto rivoluzionario della carota “salata” e dell’”hamburger cellullare”, per così dire.
Quale il punto, allora?
Facciamo due conti diversi. Oggi l’Europa, intesa come Continente, sfiora i 740 milioni di abitanti. Nel famigerato 2050 scenderà attorno ai 700 e quindi andrà ancora più giù nel 2100 quando toccherà quota 650 milioni.
Allora, 740 milioni su 7,5 miliardi significa poco meno del 10% ma 700 milioni su 9 miliardi significa il 7,7%… a scendere. Attenzione, nei 740 milioni non sono compresi i russi fino agli Urali e i turchi.
Nell’anno 1900, gli europei rappresentavano il 25% circa dell’intera popolazione mondiale. Forse qualcuno comincerà a fare qualche considerazione.
Approfondiamo, però. Questi sono dati grezzi che riportano cifre assolute. Se, poi, le affrontiamo dal punto di vista delle fasce di età, scopriamo che non solo la popolazione europea è in forte declino, non solo relativo, sul totale mondiale ma lo è in modo particolare nelle sue fasce più giovani. Vale a dire, siamo sempre meno e via via più vecchi. Sembra la metafora di Venezia città, non vi pare?
Ed è proprio così: Venezia in un certo senso è un perfetto laboratorio per capire quanto sta per accadere all’intero Continente, Vecchio non solo di nome a quanto pare. Se l’analogia funziona, potremmo anche chiederci se rivolgersi alla storia veneziana potrebbe in qualche modo aiutarci a comprendere meglio il nostro presente e, magari, a formulare ipotesi per il futuro. La risposta è senz’altro sì.
Naturalmente, ci si potrebbe rivolgere ad altri esempi e uno interessante in materia sarebbe quello dell’Impero Romano, tuttavia la Serenissima e il confronto con la Francia rivoluzionaria del 1796-97 ci aiutano forse meglio.
Uno studioso tedesco, Volcker Hunecke, in un suo interessantissimo saggio di qualche anno, Il patriziato veneziano alla fine della Repubblica 1646-1797, dimostra grazie a una mole di dati davvero notevole un assunto su cui in genere non ci si sofferma: uno dei problemi insoluti della classe dirigente veneziana dell’ultimo secolo della repubblica è rappresentato dallo scarso numero. Il discorso qualitativo viene molto dopo. La realtà è che i patrizi sono pochi. Pochissimi. Insufficienti persino a coprire tutti i posti che pure l’ordinamento dello stato riservava loro. Comando delle navi della Marina da Guerra compreso.
E la popolazione in generale? Scarsa ovunque, comunque in calo rispetto a epoche precedenti. Non solo Venezia città è passata dal rango di metropoli del Continente, ricoperto per secoli durante il Medioevo, ma anche gli altri centri della Terraferma, per non parlare dell’Oltremare, sono ridotti al livello di grossi paesi. Meno popolazione e, di conseguenza ma non solo, anche numero inferiore di marinai, soldati e via dicendo.
La Francia, al contrario, è in pieno boom demografico. La prima ragione per la quale la Rivoluzione può affrontare tanti avversari allo stesso tempo è che dispone di forze numericamente sufficienti su ciascun teatro di guerra. La qualità non sarà delle migliori ma… a questa provvederanno una serie di formidabili giovani generali, che hanno fatto carriere fulminanti grazie proprio alla Rivoluzione. E per lo stesso motivo i vuoti nei ranghi verranno sempre riempiti. Sino alla Campagna di Russia, almeno, Napoleone potrà contare su un incredibile serbatoio umano: lo svuoterà e la Francia non si riprenderà mai più.
Venezia, dunque, è debole perché piccola, prima di tutto. Non solo. È pure vecchia. Basta scorrere l’età media dei suoi rappresentanti e metterla a confronto con quella degli avversari. O anche dei possibili alleati: il comandante della Mediterranean Fleet, Horatio Nelson, ha 39 anni nel 1797, quando Jacopo Nani viene incaricato di stendere il piano di difesa della laguna, muore il 4 aprile di quell’anno, ne ha 72. Non è proprio la stessa cosa.
Pochi e anziani. Però ancora abbastanza ricchi da attirare la cupidigia di molti. Il saccheggio post-caduta della Serenissima è lì a dimostrarlo. Senza ombra di dubbio.
Conclusione: l’Europa “dimagrita” e invecchiata ha di fronte a sé un fosco futuro se sarà circondata da popoli “affamati” e giovani. Accadrà, banalmente, che verranno a prendersi quanto loro serve. A qualunque costo. Come accadde ai sanculotti nella primavera del 1796. Rileggersi il proclama di Napoleone all’Armeé d’Italie in proposito è molto istruttivo. Vogliamo far ripetere la Storia? Non mi sembrerebbe proprio il caso…

Federico Moro vive e lavora a Venezia. Di formazione classica e storica, intervalla ricerca e scrittura letteraria, saggistica, teatrale. È membro dell’Associazione Italiana Cultura Classica e della Società Italiana di Storia Militare.
Ha pubblicato saggi, romanzi, racconti, poesie e testi teatrali.