La vicenda è di qualche giorno fa ma merita tornarci su a mente fredda. Le vicissitudini dello stadio Baracca (e quindi di dove giocherà il Mestre il prossimo anno) sono infatti significative della schizofrenia dei tempi in cui viviamo.
Come noto, a Mestre c’è lo stadio Baracca, onusto di gloria, che ha pure ospitato il Venezia post fusione di Zamparini fino alla Serie B. Piccolo e di visibilità pessima, è soprattutto un incubo dal punto di vista urbanistico e della sicurezza essendo completamente inglobato in un’area a destinazione residenziale (con proteste dei residenti per i disagi provocati dalle partite). Per questo l’Amministrazione Comunale (credo ancora quella Cacciari) si proponeva di sbaraccare il Baracca e vendere il terreno, di notevole valore vista la potenzialità edificatoria. Nel frattempo però, tra le varie realtà di campanile nate in contrapposizione alla squadra metropolitana nata trent’anni fa dall’operazione di Zamparini, emergeva il Calcio Mestre. Approdava in serie D raccogliendo pure un discreto seguito di aficionados. Giocando a Mogliano. Nasceva quindi un moto popolare in difesa del Baracca e Stefano Serena, patròn del Mestre, otteneva dal Comune la rinuncia alla dismissione e la concessione per riportarvi la squadra. A patto che i lavori di adeguamento della stadio fossero a carico della società di calcio. Serena pure negoziava con successo la durata della concessione (5 anni) per ammortizzare l’investimento della ristrutturazione. Il 19 marzo, dopo 400.00 € di lavori di adeguamento (secondo dichiarazioni dello stesso Serena), il νόστος del Mestre si compiva tra il giubilo dei tifosi. Fiumi di inchiostro sulla restituzione alla comunità di un simbolo identitario per la mestrinità e Stefano Serena santo subito. All’epoca peraltro la squadra dominava il campionato, poi concluso alla grande con la promozione in Lega Pro.
Ma proprio la promozione in Lega Pro complica di molto la situazione perché il Baracca appena ristrutturato, goduto dalla tifoseria per solo 5 (cinque!) giornate di campionato, risulta inadeguato per la nuova categoria. Ci vogliono altri soldi e, sorpresa, Serena dice che lui altri 100.000 € (sulla cifra necessaria però ho trovato indicazioni contradittorie) non li sborsa. Piuttosto molla tutto. Oppure emigra. Unica alternativa è lo stadio Mecchia di Portogruaro (viste le risposte negative ricevute da altri stadi). Quindi il prossimo campionato tutti sulle rive del Lemene.
A questo punto mi piacerebbe prendere uno spritz con questo Serena e chiedergli qual’è la ratio del suo comportamento. Combatti la battaglia per la sopravvivenza del Baracca, pianti pure una grana per il periodo di concessione, spendi 400.000 € per starci 5 partite (altro che 5 anni..) per poi emigrare a Portogruaro, non esattamente fuori dalla porta di casa?
Unica spiegazione razionale sarebbe che in realtà Serena aveva l’obiettivo di traccheggiare in una tranquilla serie D senza ambizioni e rimanersene tranquillo al Baracca. La super squadra che ha dominato il campionato sarebbe stata un “incidente”. A volte capita. Ma così non è: il Nostro addirittura proclama che non si fermerà qui e l’obiettivo vero è addirittura la Serie B. Ma allora, se sei così ambizioso, delle due l’una: o 1) programmi di spendere i soldi necessari per adeguare il Baracca almeno alla Lega Pro o 2) non spendi neppure un euro per uno stadio dove non puoi stare se non in D. E quella che prima era, comprensibilmente, un’esigenza insopprimibile ovvero riportare a casa il Mestre, adesso che il Mestre si è conquistato un palcoscenico ben più prestigioso non è più tale?
Preciso per trasparenza che sono unionista e arancioneroverde dall’epoca della fusione. Amerei che tutti i tifosi si riconoscessero nel Venezia di Tacopina, ovvero la squadra metropolitana (esattamente come succede con la Reyer, senza nessun problema di campanile). Quindi sono solo un distaccato osservatore di questa vicenda. Ma credo che tutti, anche quelli cui non interessa nulla di calcio, non possano non rimanere sconcertati. Chissà che questo non spinga qualche tifoso arancionero a vedersi la Serie B al Penzo. In attesa ovviamente, anche qui, del nuovo stadio di Tessera. Ma se la vicenda di Serena è comica, quello dello stadio a Tessera è tragicomica. Meglio chiudere qui.

Nato a Venezia, vi ha sempre risieduto. Sposato con una veneziana, ha due figli gemelli. Ingegnere elettrotecnico, ha lavorato all’Enel dal 1987 al 2022, è stato Responsabile della distribuzione elettrica della Zona di Venezia e poi ha svolto attività di International Business Development Manager, lavoro che lo ha portato a passare molto tempo all’estero. È stato presidente del Comitato Venezia Città Metropolitana, esponente di Venezia Una&Unica. È in pensione dal 2022