Con queste tre parole si chiude il libro che Matteo Renzi ha pubblicato in queste ultime settimane.
Ne avevo letto commenti e critiche ancor prima che uscisse, certamente scritte d’impulso, probabilmente senza nemmeno leggerne una riga ma sbirciando solo alcune brevi anticipazioni concesse alla stampa come si usa nei migliori lanci editoriali.
E come sempre accade quando si tratta di Renzi più per fare le pulci che per cogliere l’essenza di un discorso compiuto.
Allora me lo sono comprato e me lo sono letto contribuendo così a far scalare le classifiche di questa impresa letteraria che si colloca abbondantemente dentro i top 5 dell’estate! E questo ti fa pensare…
Da questa lettura emergono alcune cose che mi piace provare a condividere e vedere se c’è qualcun altro di “questo giro” che si è preso la briga di fare altrettanto per un confronto di merito.
Prima osservazione; è scritto in maniera semplice, lineare, scorrevole. Con alcuni spunti di leggerezza che lo rendono persino piacevole, se si considera che è scritto come un pamphlet politico dato che ripercorre i “mitici” 1000 giorni dell’avventura governativa e apre scenari per il futuro prossimo: non è poco, poteva risultare un bel mattone.
Ci sono moltissimi ricordi di fatti e di persone, alcuni anche molto significativi per intensitĂ emotiva o per rilevanza politica.
Non manca qualche polemica pepata (poteva essere diverso considerando il caratterino del Nostro?) a fin di verità , ma alla luce dei fatti e di fronte al silenzio delle controparti sembrerebbero più che fondate. Perché le risposte via quotidiani dei vari Monti e Letta se colgono l’ineleganza del comportamento non riescono però a confutare a piena ragione il merito della polemica.
Le molte amicizie strette e formative di Matteo Renzi vengono ricordate in maniera monodirezionale e quasi monotona (lo scoutismo, l’ispirazione cattolica, i preti quelli bravi) con il che a mio giudizio si segna un limite perché il mondo, soprattutto per uno che non ha mai lavorato (lavorato da dipendente o da imprenditore, fa lo stesso) non si può chiudere lì.
E qui sta il limite (non l’unico, ma forse uno dei principali) di come viene percepito il segretario del PD: un cattolico a tutto tondo che però sembra per davvero non aver mai nemmeno provato a confrontarsi fino in fondo con la quotidianità della sinistra storica. Quella che porta, con un altro approccio, nel suo bagaglio gli stessi valori di fratellanza, di solidarietà e di giustizia.
Se gli viene continuamente rimproverato di non essere “di sinistra” in parte deriva da questo modo di relazionarsi.
Dopo di che invece nel racconto si colgono le moltissime cose fatte che sembrano per davvero di sinistra e le altrettante che sono state cantierate e che dovrebbero vedere la luce nel tempo prossimo.
Credo di essere sufficientemente attento e informato, ma personalmente di tutto quel lungo elenco di cose fatte, e ancor più di quelle avviate, che nel libro vengono puntigliosamente elencate, ne tengo a memoria solo alcune, probabilmente le più significative, quelle sulle quali si è svolta la vera battaglia politica durante tutti i 1000 giorni (Jobs Act e art. 18, 80€, diritti civili) ma su moltissime altre scende la nebbia. Domanda: dipende da quella che anche nel libro viene citata come “incapacità di comunicare” o dipende dal fatto che sono marginali e ininfluenti sulla qualità della vita del cittadino e come tali percepite ad impatto 0?
Ma il libro è utile anche per questo, aiuta a ricostruire una memoria e un percorso riformista che ha una sua ispirazione di fondo ricordata con efficacia e con grande determinazione: quell’Europa che si vorrebbe riformata e più vicina ai bisogni dei suoi cittadini, senza per questo mai scadere nel populismo di facile presa.
Non manca, anzi è sempre fortemente presente, una sottile polemica col modo dell’informazione, meglio dire col mondo degli editorialisti, dei commentatori, dei salotti buoni (quelli romani in particolare), dei protagonisti assidui dei talkshow, con quelli che senza mai mettersi in discussione vogliono determinare le sorti della politica nazionale.
E’ un vecchio tema che anche qui su LG è stato già trattato e che ha una sua ragion d’essere http://www.luminosigiorni.it/2017/06/noi-e-lindecifrabile-momento-politico-europeo-con-la-stampa-nostrana-ad-inzupparci-il-pane/
E c’è anche un’altra parola che ricorre e percorre tutto il libro fino alla fine: futuro.
Una sinistra, o meglio un centrosinistra per come lo vede Matteo Renzi, non può candidarsi legittimamente a governare questo Paese se non sa guardare al futuro, alle forme in cui questo futuro si presenta ogni volta rinnovato, se non sa proporre progetti e concretezza per governarlo e percorrerlo. Guai all’atteggiamento conservativo e al vivacchiare accontentandosi di “quello che passa il convento”. E anche questo è nello stile che ha caratterizzato da sempre l’avventura politica di Renzi.
Ci sono le idee che fanno riferimento alle tre parole chiave del suo progetto politico: lavoro, casa, mamme.
Qualche accenno di approfondimento sui temi che le incardinano e che sembrano convincenti. Ma come si dice anche nel libro andranno sviluppati e circostanziati con scelte precise e legislazione adeguata nel momento in cui il PD si ritrovasse al governo del Paese dopo le prossime elezioni politiche.
Un PD che si candida convintamente, almeno nelle parole del suo segretario, a percorre la sua vocazione maggioritaria, anche a legge elettorale vigente: una scelta davvero coraggiosa!
In buona sostanza, anche se circondato, isolato e assediato, Matteo Renzi con questo libro ha fatto un’operazione utile per tutti quelli che laicamente vogliono confrontarsi nel merito, lasciando perdere il cicaleccio, le polemiche pretestuose o le velenose fake news che pervadono il mondo dei media.
Ma soprattutto con tutti quelli che si rendono conto che il PD è davvero l’unico baluardo alla pervasiva azione destabilizzante del populismo targato M5S o del sovranismo a trazione Lega, o all’indeterminatezza politica revanscista del centrodestra targato Berlusconi.
Con buona pace di quel mondo della sedicente sinistra del PD, che anziché cercare temi e battaglie comuni cerca di attaccare a testa bassa quasi il nemico fosse il Partito Democratico e non quel coacervo di populismi che stanno pervicacemente rimontando e fomentando le paure, l’insicurezza e le difficoltà vere dei cittadini.
Ridursi al bosone di Higgs è il loro obiettivo: è la storia (della sinistra) bellezza!

Veneziano, con i piedi nell’acqua, dalla nascita (1948). Già Amministratore Delegato di una Joint Venture italo-tedesca di accessori tessili con sede a Torino. Esperienze di pubblico amministratore nei lustri passati. Per lunghissimi anni presidente del Centro Universitario Sportivo di Venezia (CUS Venezia)