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Dunque si avvicina inesorabile lil 22 ottobre, il giorno scelto dal Presidete della Giunta Regionale del Veneto Luca Zaia per vincere facile facile.

Già perché consultare i veneti chiedendo loro se vogliono maggiore autonomia è un po’ come chiedere a noi interisti se vogliamo rivincere il triplete: ora saremo anche degli inguaribili sportivi ma vorrete mica che diciamo no, grazie?

Che poi questo referendum (CONSULTIVO) sia promosso da quello stesso centrodestra che per 20 anni ha governato il Paese SENZA riuscire ad introdurre un serio federalismo fiscale fa certamente sorridere. E che il PD veneto – nella utopica convinzione che così potrà sperare di vincere le prossime regionali –  si sia accodato, dimenticando che il Paese lo ha governato (meno) pure lui SENZA introdurre un serio federalismo fiscale, fa sorridere, se possibile, anche di più.
Tralasciando qui tutte le questioni giuridico-politiche che legittimano l’astensione (se lo volete, e ve lo consiglio, andate a leggere ciò che ha scritto il sempre ottimo Lorenzo Colovini) a me sorge spontanea una domanda: cui prodest? Detto più terra terra: perché dovrei chiedere maggiore autonomia per il Veneto? Che vantaggi ne trarrei?

Dicono: maggiori risorse economiche disponibili. Ma è proprio vero? Già oggi ci viene restituito l’89% delle risorse che devolviamo, con le tasse, allo Stato. A dirlo (si veda Il Corriere del Veneto del 22 settembre) è il professor Luigi Greco, docente di Scienza delle Finanze all’Università di Padova. E siccome il federalismo fiscale si deve armonizzare con il giusto principio della sussidiarietà (aiuto, in quota parte, anche le Regioni più deboli) vien difficile pensare che quell’89% possa aumentare (anche perché a quel punto dovremo accollarci pure i debiti no?).

Ma anche se aumentasse? Dicono: ne migliorerebbero i servizi.  Sicuri?

12, 13, 11, 16, 22, 19: no, tranquilli, non sono numeri che vi suggerisco di giocare al Lotto. Sono i ritardi patiti, nelle ultime settimane, dai treni del Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale di Superficie, l’SMFR (che manco ci porta a Posillipo perché davvero non ci vuol bene….ok, questa è difficile…) che per noi campagnoli si chiamava, si chiama e si chiamerà sempre vaca mora. E che ci viene comunicato da un servizio che si chiama….PUNTUALtreno (già, noi veneti – autonomi o meno – quando ci mettiamo, raggiungiamo inestimabili livelli di ironia). Fidatevi: io ne sono un frequentatore abituale. Se sei fortunato ti becchi il ritardo, altrimenti (accaduto a settembre) arrivi trafelato alla Stazione di Venezia per tornare a casa e…treno cancellato! E senza nemmeno istituire delle corse sostitutive.

Oppure il ritardo è talmente in ritardo che, questi simpaticoni, manco te lo comunicano. E ciò accade più spesso di quel che si pensa perché capita frequentemente che le sbarre ai passaggi a livello….non si abbassano. D’estate perché fa caldo o vien giù un temporale. D’inverno perché c’è ghiaccio. Cioè: nel 2017, nel mentre Apple annuncia l’Iphone X; la sonda Cassini termina il suo viaggio nello spazio più profondo; scegli un candidato premier con un click più o meno come fossi su Amazon; Claudio Baglioni sarà il direttore artistico del Festival di Sanremo e l’Inter (al momento) mi è seconda in classifica, in questo nostro modernissimo Veneto capita che delle sbarre non si chiudano (quando giocavate coi trenini Lima vi capitava mai? A me no). E tu sei lì, fermo in stazione, che lanci in aria la moneta e croce? aspetto che arriva perché prima o poi arriva; testa? Vado alla fermata dell’autobus.

E fino all’anno scorso quando ciò accadeva, era il capotreno che scendeva dal treno e fermava il traffico. Adesso le regole sono cambiate: quando capita occorre aspettare che arrivino i carabinieri o i vigili urbani (alle nove di sera i vigili urbani…..).
Ma non basta. Se poi voi, al pari mio, avete la (s)fortuna non solo di fare i pendolari ma di doverlo fare sette giorni su sette perché lavorate anche la domenica ecco pronto il regalo: il primo treno, la domenica, attraversa Mira alle 8.13. Se ci aggiungete l’immancabile ritardo oppure se iniziate a lavorare alle 8, il giorno del Signore   dovete prendere l’autobus. E dunque pagare il biglietto dell’ACTV. Perché anche in questo caso, siamo nel 2017, siamo dentro una città metropolitana ma non abbiamo ancora un biglietto unico come c’e ad esempio a Napoli! Un biglietto o un abbonamento unico con cui tu puoi usare i mezzi che ti sono più utili. Declinandone le tariffe sulla base di fasce chilometriche o di tratte. Eh no. Troppo complicato evidentemente.
Ecco: se penso che c’e una regione, la mia, che sta depotenziando un servizio di trasporto che avrebbe invece delle enormi potenzialità; che nulla ha fatto per contribuire a istituire un biglietto unico intermodale; mi vien davvero da dire: ma prima dell’autonomia non fareste meglio a potenziare i servizi che erogate? Ed ecco perché io il 22 ottobre me ne resterò a casa: perché non capisco davvero che cosa centrodestra e centrosinistra vorrebbero fare con maggiore autonomia.
Vogliono fare qualcosa di veramente utile al Paese? Promuovano un bel referendum nazionale per la eliminazione delle Regioni a Statuto Speciale! Perché davvero in questo 2017 le ragioni della loro esistenza a me sfuggono. E a voi?