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Giusto un anno su questo sito (http://www.luminosigiorni.it/2017/06/lo-stadio-baracca/) registravo alcune apparenti incongruenze nel comportamento del patròn del Mestre Calcio Stefano Serena e arrivavo a dire che l’unica spiegazione razionale ad un comportamento che altrimenti risultava incomprensibile era quella che Serena aveva costruito “per sbaglio” lo squadrone che aveva appena trionfalmente conquistato la serie C. Apriti cielo, sono stato salutato da commenti ferocissimi in cui mi si accusava di parlare senza sapere, che Serena è un benefattore dell’umanità e che tutta la vicenda che aveva portato il Mestre a giocare a Portogruaro era il frutto del destino cinico e baro. Le recentissime vicissitudini che hanno portato all’auto retrocessione del Mestre di due categorie (dalla C all’Eccellenza) sembrerebbero dimostrare che invece ci avevo visto giusto. Ricapitoliamo i fatti.

La storia recente del Mestre comincia nel 2015 quando Serena accorpa la sua AC Mestre con la Mestrina FC 1929 (già Edo Mestre), militanti in Prima Categoria ed Eccellenza rispettivamente, e acquisisce i diritti per la serie D dall’Union Pro Mogliano, nel cui stadio disputerà le partite. L’impronta dell’operazione è tutta virata sulla mestrinità, sull’orgoglio arancionero e sull’eredità morale di un storia gloriosa interrotta dalla fusione del 1987 perché lui la creatura zampariniana proprio non la può vedere (“La maglia arancioneroverde non esiste, non può esistere e non potrà mai esistere”). Insomma una contrapposizione netta, la squadra elemento identitario (identità che per nessuna ragione comprensibile al mondo, deve essere tolta alla città prima ancora che alla squadra di calcio! si legge nel sito ufficiale della Società) e il mostro asseritamente senz’anima della squadra metropolitana rappresentativa di tutta l’area metropolitana. Elemento chiave in questo contesto è lo stadio Baracca e Serena paga di tasca sua gli investimenti per adeguare il Baracca alla D e la squadra, verso la fine del campionato 2016/2017, rientra “a casa”. Senonché il Mestre di quell’anno è uno squadrone, domina il campionato e viene promossa in serie C. Ma l’adeguamento operato da Serena rende il Baracca idoneo alla D ma non alla C e Serena non ne vuole sapere di mettere altri denari di tasca sua. Risultato, dopo solo una manciata di partite il Mestre torna in esilio e gioca le sue partite interne in C a Portogruaro.

Lo stadio Baracca

Lo stadio Baracca

A inizio stagione 2017/2018 Serena annuncia trionfante che, vista l’indisponibilità del Baracca, costruirà una cittadella dello sport, non solo uno stadio nuovo ma “un’arena per spettacoli, concerti, manifestazioni, ristoranti, hotel, pub, negozi, uffici e residenze”. E poi campi di allenamento, palestra, ristorante, pure un parco giochi acquatico, insomma una cosa sterminata (di cui non mi risulta abbia mai specificato la localizzazione, ma potrebbe essermi sfuggito). Lancia un concorso di idee per il progetto. Parla di un centinaio di investitori interessati a supportarlo.

Parte intanto il campionato 2017/2018, il Mestre figura più che dignitosamente nella categoria superiore e ha anche ha un discreto seguito (quasi sempre supera i 1000 spettatori) nonostante la distanza da Portogruaro. Ottiene anche risultati di prestigio, per esempio batte in rimonta il Pordenone e Serena nell’occasione raggiunge vette insuperate di lirismo filomestrino (“sono totalmente permeato dal mio animo mestrino”). Siamo a marzo e nessuna nube all’orizzonte. State attenti ora alle date.

20 aprile: Serena annuncia trionfale che un mese dopo avrebbe presentato il progetto della cittadella dello sport.

13 maggio: cambia in un amen lo scenario. Serena dice che non sa se ce la fa, che si prende tempo per riflettere, che vorrebbe che il Mestre “dipendesse un po’ meno da me”, che ha perso entusiasmo (ma come? Meno di un mese prima aveva detto che era pronto il progetto della cittadella dello sport?..) e cerca un socio “che si assuma parte di quelle responsabilità che per me da solo sono diventate eccessive, anche per situazioni e problematiche ben note che, pur a fronte degli ottimi risultati sportivi, finiscono per togliere entusiasmo”.

24 maggio: evidentemente toccato dalle situazioni e problematiche ben note, Brugnaro annuncia che, stante una certa ritrovata liquidità, il Comune ristrutturerà a carico suo il Baracca per la serie C.

1 giugno: Serena ringrazia pubblicamente Brugnaro ma nonostante il problema del ritorno a casa sia risolto, conferma la sua stanchezza e l’intenzione di cedere il Mestre in buone mani.

Ma nessuno se lo fila, se non proposte irricevibili per sua stessa dichiarazione. Fino all’iscrizione in extremis alla C per l’interessamento all’ultimo minuto di imprenditori locali. Ma anche con questi sfuma la trattativa, perché, riferisce sempre l’interessato, in un caso l’imprenditore aveva obiettivi oltre la serie C che “ad oggi a Mestre non possono essere raggiunti” (non si capisce perché, visto che il Venezia arancioneroverde ce l’ha fatta alla grande) e nell’altro pare che avesse un’idea troppo naif su cosa comporti una squadra in C.  Alla fine: Mestre autodeclassato in Eccellenza, squadra ovviamente azzerata. Detto a margine: nonostante tutto Serena continua imperterrito a sbandierare che il progetto Mestre continua, c’è rinnovato entusiasmo, torneremo più forti di prima e il bene del Mestre prima di tutto.

Stefano Serena

Stefano Serena

Penso e spero che anche i più accesi tifosi arancioneri concordino con questa ricostruzione dei fatti. Concorderanno anche che la condotta del Presidentissimo è stata a dir poco ondivaga: la questione Baracca, sempre posta (comprensibilmente) come questione di vita o di morte, una volta risolta è diventata irrilevante, la fantomatica cittadella dello sport annunciata in pompa magna e poi scomparsa dai radar, brusco passaggio da esaltazione a voglia di passare la mano. Ma le peculiarità caratteriali del presidente sono oggettivamente solo un dettaglio di colore; la sostanza della vicenda in effetti è un classico visto molte altre volte nel calcio minore: un presidente padre padrone di una società che molla, per suoi legittimi motivi (stanchezza, finanziari o quant’altro) e non trova nessuno a cui passare la mano.

Vediamo infine che cosa non è questa storia: non è l’effetto della mancanza del Comune di Mestre. Non è la dimostrazione che il Sindaco pensa solo a Venezia (visto che il Comune, pur non essendone tenuto, avrebbe ristrutturato a sue spese il Baracca). Non è il risultato di un complotto dei poteri forti che impediscono l’esplosione delle potenzialità di Mestre. Non è niente di tutto questo. È semplicemente una triste storia di calcio di provincia, come capitato al Treviso, al Padova, al VeneziaMestre, al Vicenza (prima del furto con destrezza ai danni del Bassano) e a mille altre realtà prima del Mestre.

Poi, a margine, qualcuno potrebbe anche riflettere sul fatto che se nessuno si è filato Serena è perché forse il brand Mestre non tira più di tanto. A proposito delle magnifiche sorti progressiste che attenderebbero la città libera dal fardello di Venezia..