RIPORTO QUI SOTTO UN ARTICOLO APPARSO SUL GAZZETTINO DI DOMENICA 19/4 CHE SI COMMENTEREBBE DA SE’ E CHE COMUNQUE CHIOSERO’ BREVEMENTE ALLA FINE
Titolo: LA POLEMICA
Sono pochi spiccioli. No, sono sufficienti a sfamare le famiglie in difficoltà. In questi giorni, la questione dei buoni spesa emessi dallo Stato e distribuiti dai Comuni è diventata terreno di guerra a Venezia. Anzi, un campo minato, dove chi si muove viene subito travolto da un’esplosione, ma di polemiche a non finire tra soggetti dell’amministrazione comunale veneziana e delle opposizioni in Consiglio, che rappresentano poi la maggioranza su cui si regge il Governo Conte. Il primo a battere in questa direzione, dopo una prima distribuzione dei buoni alle famiglie del territorio, è il senatore del Pd Andrea Ferrazzi.
NON SONO SPICCIOLI«I dati che stanno emergendo nel nostro comune sui Buoni pesa alimentare messi a disposizione dal Governo nazionale per un totale di 400 milioni – afferma – pongono la parola fine alle rozze strumentalizzazioni dei leader della destra nazionale e su quanti li hanno seguiti in questa strada, come purtroppo ha fatto Brugnaro. Sparare cifre a caso (per Salvini sarebbero arrivati alle famiglie 6/7 euro, per Brugnaro una decina) serviva solo a fare confusione e sinceramente in un momento di così grande paura e sgomento non ce n’era bisogno.
In base ai numeri alle famiglie destinatarie nel Comune di Venezia, quelle cioè che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, stando ai numeri, il Governo nazionale attraverso l’amministrazione comunale mette a disposizione mediamente tra i 300 e i 400 euro».
Poi, senza toccare i buoni spesa, ma come conseguenza per la minimizzazione fatta dal Comune, è intervenuto a gamba tesa il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, anche lui del Pd.
I SOTTOSEGRETARI«Il Comune rinunci agli 11 milioni che riceve da Actv – ha scritto in un tweet, riferendosi al gettito che annualmente la città incassa dal costo per i biglietti pagati dai turisti – e riorganizzi i servizi. La risposta dell’amministrazione comunale all’emergenza nei trasporti non può essere Andate a piedi. Actv e cittadini non possono essere lasciati soli ad arrangiarsi».
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Andrea Martella, proprio ieri ha ricordato come il Governo stia tirando fuori 3 miliardi per il Comuni nel prossimo decreto di Aprile. «Soldi per sostenere le minori entrate di questo difficile periodo – ha osservato – e ricordo che il Governo ha stanziato 114 milioni per sostenere la sanità del Veneto».
GLI ASSESSORI. Dalle fila dei brugnariani arriva un fuoco di sbarramento.
«Sono sconcertato – attacca l’assessore al Bilancio, Michele Zuin – che a fare queste dichiarazioni sia il sottosegretario al Mef, che non dimostra certo la competenza che tutti si aspetterebbero. I famosi 11 milioni di cui parla il Sottosegretario quest’anno saranno solo, volendo essere ottimisti, 2 o 3 milioni, in quanto legati agli abbonamenti e biglietti venduti, la gran parte dei quali a quei turisti che non ci sono.
Ad Avm mancheranno in ogni caso altri 90 milioni di euro. Piccolo grande particolare che il sottosegretario omette. Come Comune non abbiamo dubbi e faremo sicuramente la nostra parte, per salvaguardare l’azienda e sopratutto i lavoratori e l’indotto, perché siamo sicuri che torneranno i passeggeri. Occorre la Cig per i prossimi 12 mesi. Ma il Governo farà la propria parte? Quei 90 milioni che mancheranno chi può metterli se non Palazzo Chigi, che può fare deficit? Chiudo sulla polemica dell’alternativa di usare il più possibile mezzi propri per spostarsi in alternativa ai mezzi pubblici, visto che è stato lo stesso Governo a incoraggiarla».
«A parte il fatto che da giorni fior di ministri e parlamentari la stanno smenando con questi buoni spesa come fossero una cosa sensazionale e invece sono un pannicello caldo, ma mi sa che hanno perso completamente di vista il vero punto della questione, se mai l’hanno inquadrato: hanno chiuso il Paese per tre mesi disgregando l’economia. E, invece, a sentir loro pare stiano arrivando soldi in abbondanza per tutti, mentre ogni giorno raccogliamo storie di chi si scontra contro muri di gomma e rischia di perdere tutto». Simone Venturini ha messo in piedi anche un gruppo di lavoro per mobilitare risorse comunali e rendere più flessibile il regolamento dei Contributi economici ai bisognosi, «in modo da affiancarlo ai pochi soldi di buoni spesa che ci ha dato il Governo», e lunedì ci sarà un incontro per prendere i primi provvedimenti, «ma sarà sempre un palliativo.
Il fatto veramente e drammaticamente grave – conclude – è che questo Governo doveva sostenere le persone prima che cadessero nella povertà. È inutile che si arrabbino se diciamo queste cose, piuttosto diano risposte concrete che, ripeto, non sono i buoni pasto che non bastano neanche per il prossimo mese».
Michele Fullin
Elisio Trevisan
Vorrei rilevare alcuni aspetti di questo articolo ‘sempreverde’ (nel senso che poteva valere anche due mesi fa e continuerà ad essere attuale, temo, anche in futuro), mettendomi nei panni di un cittadino qualunque che vuole farsi un’idea su alcune questioni pubbliche che gli interessano. Senza apriori parteggiare per nessuno, magari perchè fa parte di quel 51% ( l’unica maggioranza reale cinque anni fa) di elettori aventi diritto (anche di non votare) e che nel 2015 non si è espresso per i due candidati al ballottaggio. Nel quale anche chi ha vinto si è ritrovato ad avere dalla sua parte un terzo (!) del consenso dei cittadini veneziani maggiorenni, figuriamoci chi ha perso.
I giornalisti che firmano questo articolo sono mi pare seri professionisti, da quel che leggo da tempo negli articoli che firmano. Eppure in questo caso prendono nota, persino con un certo compiacimento, delle, chiamiamole, opinioni simmetricamente opposte senza pretendere da chi le esprime uno straccio di prova a sostegno della sua, chiamiamola, tesi. Una rendicontazione completa lo esigerebbe e, se i protagonisti, come da loro costume non danno le ragioni trincerandosi in affermazioni che in filosofia si direbbero apodittiche o assiomatiche, dovrebbero cercare di ricostruirle almeno i giornalisti. Vero che, pur essendo seri professionisti, strizzano un pò l’occhio alla cruenza dello scontro, perchè pensano che la rissa, la polemica, lo scontro all’arma bianca sia quello che in realtà stuzzica il lettore. Gli aggettivi, le locuzioni e i sostantivi in grassetto, leggeteli bene, sia virgolettati, ma anche quelli che non lo sono, sono funzionali a questo tipo d’interesse. Ma questo tipo d’interesse forse vale per il lettore fazioso non certo quello neutro che cerca di farsi un’opinione, che in questo caso non può proprio farsi.
In ogni caso l’articolo in sè non è il bersaglio, perchè nella media è un più che onesto articolo di cronaca, non sbilanciato. Quello che è sinceramente deplorevole è ciò che emerge dalla breve inchiesta, vale a dire il metodo fazioso di tutti i politici che si esprimono e che su due temi importantissimi fanno affermazioni simmetricamente e assolutamente opposte, condite da un lessico da bar sport, senza comprovarle e invece con il fuoco della verità assoluta. Come i tifosi del calcio che sulla medesima azione ‘vedono’ due realtà opposte a seconda della loro bandiera. Si tratta poi di numeri e se ognuno dà versioni opposte sui numeri c’è qualcuno che bleffa, si direbbe che ‘ciurla’, che dice cioè deliberatamente il falso, sapendo che è falso. E il cittadino non fazioso che strumenti ha per sapere chi dice il falso? Qualcuno mi suggerisce che non sono versioni opposte ma interpretazioni diverse degli stessi numeri. Che lo spieghino allora le diverse interpretazioni, così capiamo chi interpreta meglio. E non importa che in questo caso personalmente mi sono anche fatto l’opinione di chi ha qualche barlume di ragione nelle questioni di specie. Ma a maggior ragione il metodo, pessimo, umilia le ragioni, se ci sono.
In questo modo il cittadino che è stato astensionista nel ’15 continuerà ad esserlo nel ’20 perchè non è scemo: capisce che sulla pelle di un disagio enorme la politica usa l’emergenza per fare propaganda, per fare politica ‘contro’, per distruggere l’avversario e non per promuovere ciò che pensa in positivo, strumentalizzando tutto ciò che si può strumentalizzare. L’avversario è sempre il ‘male assoluto’ da abbattere a colpi di bazooka. Si osservi tra le pieghe del linguaggio. Per esempio: si usa il “rinunci”!, che per la grammatica è un congiuntivo esortativo, ma che per chi lo pronuncia ha sapore di imperativo. O forse, meglio, è un’esortazione che si spera non venga raccolta, perché se no come ti strumentalizzo se poi fai quel che ti dico io? Oppure ancora, si può star sicuri che se invece chi riceve l’ingiunzione di rinunciare si sogna di rinunciare veramente, l’autore dell’ingiunzione dirà che lo ha fatto perché glielo ha detto lui, assumendosene il merito. È un teatrino, altroché.
In un momento drammatico in cui ci vorrebbe il massimo di coesione sociale questa politica per bande vuole deliberatamente essere divisiva. Sia chiaro che non si cercano unanimismi anche col diavolo. Nei giorni della liberazione, questi, abbiamo ben presenti quali sono stati e quali sono ancora i pochi e ben circoscritti ‘mali assoluti’. Non è che non ci sono, ma qui stiamo parlando di politici che tutti si muovono, o dovrebbero muoversi, dentro la cornice della Costituzione e che rappresentano istituzioni come governo, parlamento, amministrazione comunale e consiglio comunale e non dovrebbero mai avere altre appartenenza se non solo e soltanto queste. Mentre prevale la fazione.
Questa testata, e non da oggi, è impegnata a fornire un servizio di circolazione di idee costruttivo. Ancora di più sarà suo impegno promuovere un metodo di confronto su questa linea. A costo di fare deliberatamente una campagna per l’astensione elettorale, come è stata fatta per l’ultima pessima scadenza divisiva, quella sul Referendum separatista del Comune. In cui il responso, con il 70% di astenuti, è stato inequivocabile: ci sottraiamo alla logica di chi vuole dividerci.
Astenersi in queste condizioni da faida medievale nobilita il gesto. E forse dice che non è del tutto vero che come LUMINOSI GIORNI non siamo “contro”. Astenendosi infatti si rifiuta qualcosa: il farsi tirare dentro ad una logica perversa. E semmai si fornirà dopo un impegno competente e onesto qualora i rappresentanti delle istituzioni, una volta eletti, dimostrino con i fatti che almeno su alcuni di loro ci siamo sbagliati. Sarà l’appoggio che rappresenta una maggioranza reale che non vorrà essere più silenziosa.
PS C’è una gran richiesta di sbilanciarmi su quale ragione nel merito della diatriba mi sono fatto. Non l’avevo messa inizialmente per non sviare il discorso e perchè, ripeto, è totalmente ininfluente rispetto al metodo pessimo anche di chi può aver ragione. Anzi è un’aggravante perchè se una buona ragione viene sostenuta con la logica dello spararsi addosso, ci perde. Comunque mi riferivo ai trasporti e al fatto che secondo me soldi o non soldi vanno messi e tanti ( i trasporti). Ma nulla so dire sulla diatriba del finanziamento e delle due versioni contrastanti.

Carlo Rubini (Venezia 1952) è stato docente di geografia a Venezia presso l’istituto superiore Algarotti fino al congedo nel 2016. Giornalista Pubblicista, iscritto all’albo regionale del Veneto e scrittore di saggi geografici, ambientali e di cultura del territorio, è Direttore Responsabile anche della rivista Trimestrale Esodo.