Luminosi Giorni, con spirito di servizio al fine di accrescere la consapevolezza per il prossimo voto alla Amministrative del Comune di Venezia, ospita una serie di interventi di personalità che riteniamo offrano spunti di riflessione per un voto ponderato e consapevole. Gli amici che hanno cortesemente offerto il loro contributo provengono da aree culturali, politiche e ideali le più diverse e offrono visioni talvolta molto confliggenti tra loro. Ma mai banali. Come Redazione ci piace pensare di poter contribuire a un confronto sereno e non fazioso sui temi che riguardano il futuro della nostra città. Alcuni degli autori scenderanno personalmente nell’agone elettorale. A loro, indistintamente, va il nostro in bocca al lupo e a tutti, candidati e no, un sentito grazie per la collaborazione.
Sono lieta e onorata per l’invito ricevuto da Luminosi giorni, che mi offre la possibilità -rara e per questo molto apprezzata- di proporre riflessioni articolate intorno a temi complessi, conformemente a quella che è l’impostazione della rivista.
Quale consigliera uscente, mi pare opportuno prendere le mosse da una considerazione sul lavoro svolto nell’ultimo quinquennio: da questo punto di vista credo sia necessario auspicare continuità con l’amministrazione precedente sotto due aspetti. Il primo è l’attenzione al bilancio, intesa non come taglio indiscriminato dei servizi ma quale destinazione oculata e precisa delle risorse; il secondo, la capacità progettuale unita a una dose di concretezza che conduce al raggiungimento degli obiettivi. Un ‘fare’, dunque, che sia ‘fare bene’: una legislatura di sostanza.
Additare le prospettive possibili per i prossimi cinque anni di vita della città non può e non deve ridursi, tuttavia, a una mera indicazione di continuità: molte sono le sfide ancora da affrontare, i nodi da dirimere, le responsabilità da assumersi. Occorre dunque una legislatura di attenzione.
A complicare il quadro è intervenuta, negli ultimi mesi, una pandemia che ha generato una notevolissima sofferenza sociale ed economica. Le istituzioni – sia nazionali sia locali – hanno certo messo in campo strumenti di sostegno all’economia, ma rimane in ogni caso indispensabile riflettere sulla modifica degli stili di vita, dell’assetto del lavoro, del modo stesso di intendere la comunità che l’avvento del coronavirus ha comportato e comporterà ancora. Si pensi, per limitarsi ad un esempio, al mondo dell’istruzione e in particolare alle scuole dell’infanzia: qui si osserva un incremento del carico per le famiglie, spesso costrette a supplire ‘da sole’ alle carenze del servizio per far fronte alle nuove esigenze, ma si nota anche un dirottamento dell’utenza verso le scuole private, più rapide nel rispondere alle nuove necessità. È una delle criticità con cui la prossima amministrazione dovrà confrontarsi.
A Venezia le difficoltà dettate dalla pandemia si inseriscono in un panorama già di per sé complesso: la nostra città è alla costante ricerca di (delicati) equilibri e sta affrontando, a tutti i livelli, un momento epocale di trasformazione. Occorrerà dunque una amministrazione che non si limiti alla ‘buona gestione’ dell’esistente, una amministrazione che coniughi oculatezza e capacità di innovare anche radicalmente: una amministrazione – ancora una volta – di sostanza e di attenzione.
Numerosissimi sono gli argomenti che si potrebbero trattare in quest’ottica. Ne scelgo uno che mi sta particolarmente a cuore: gli eventi, la cultura e il contributo dell’associazionismo vanno rilanciati con grande determinazione.
Non sarà ozioso premettere che il coronavirus ha imposto nuove modalità di fruizione di spettacoli ed eventi, poiché ostacola le ‘tradizionali’ forme di aggregazione. Ma non si tratta soltanto di questo. Bisognerà, nei prossimi cinque anni, mettere a punto e sviluppare un progetto unitario con un duplice obiettivo: in primo luogo, esplorare e valorizzare debitamente le potenzialità – a mio giudizio inestimabili – del mondo dell’associazionismo e dei molti ‘produttori’ di arte e cultura che operano nel territorio; in secondo luogo, ‘riscoprire’ e mettere in rete i diversi luoghi presenti nel nostro Comune che rappresentano un teatro ideale per la nascita di un circuito culturale vivace, propositivo e finalmente ‘degno’ delle aspettative della cittadinanza. Quanto agli spazi, presupposto indispensabile per poter operare, da un lato penso alla messa a sistema di locations già note, che però andranno sfruttate in maniera adeguata e idealmente ricollegate all’interno di un itinerario coerente: guardo ad esempio alla Provvederia, alla Torre, al Candiani, Al Toniolo, alla Biblioteca Civica VEZ quale possibile fil rouge per un percorso culturale diversificato ma coeso (dalle aree espositive ai luoghi di discussione); dall’altro lato, punterei anche all’utilizzo degli spazi aperti (i giardini presenti in centro, per non citare che un’ipotesi). Si tratta dunque di identificare luoghi già esistenti – e insospettabilmente numerosi – e di rimeditarne senso e funzioni, per ricavarne un circuito nell’ambito di un disegno complessivo. È qui che artisti, associazioni, organizzatori di eventi potranno mettere a disposizione della cittadinanza un’offerta culturale ampia, variegata e di alta qualità. Queste categorie – sinora non sufficientemente ascoltate – andranno naturalmente supportate in modo consono; anche in questo caso sarà da puntare al superamento di una qual certa disgregazione e alla messa a punto di un progetto globale, alla creazione di un vero e proprio cantiere culturale e artistico per la città. Mi piace annotare che l’offerta potrà essere resa ancor più ricca dal coinvolgimento in questa rete del mondo dell’artigianato, con tutte le ricadute positive del caso per il territorio. Credo che passi per questa via la trasformazione da urbs (intesa come agglomerato di edifici e infrastrutture) a civitas (comunità di soggetti che animano l’urbs conferendole senso politico e culturale). Una via difficile da percorrere, certo. Per questa ragione è necessaria una legislatura di sostanza e attenzione.
Chi è Deborah Onisto: sono Capogruppo di Forza Italia in seno al Consiglio Comunale. Ho sempre affrontato il mio percorso di vita e politico pensando che sia necessario per tutti farsi carico del bene comune; l’ho fatto fuori e dentro le istituzioni. Ho compreso quanto sia importante il ruolo della rappresentanza, e quanto debba essere serio, rispettoso, leale il “patto” che si fa con il proprio elettorato. E’ con questo spirito che ho affrontato il mio incarico istituzionale e che ora mi candido per rinnovarlo; l’ho ricoperto tra l’altro in una città tanto difficile quanto straordinaria, le cui sfide appagano e nello stesso tempo formano. Tutto questo all’interno di una grande squadra che auspico venga nuovamente confermata.
