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Tutto da leggere il duello virtuale tra Carlo Calenda e il nostro Federico Oggian che costringe a pensare coloro – io tra questi – che assistono sbigottiti alla bassezza dell’azione di governo e, insieme, a quella ancor più miserevole della destra di opposizione. E che, ad ogni pubblicazione dei sondaggi sulle intenzioni di voto, si chiedono se i loro concittadini siano sani di mente. Come sia possibile che Salvini goda del 25% di consensi, la Meloni e i cinquestelle del 15% e, diciamolo.. si interrogano perplessi pure sul 20% di cui è accreditato un PD mai così inconcludente.

L’articolo di Federico Oggian, come sempre dotto e ricco di riferimenti, È il momento di uscire dalle ZTL. Anche quelle mentali http://www.luminosigiorni.it/2020/11/e-il-momento-di-uscire-dalle-ztl-anche-da-quelle-mentali/  pubblicato da Luminosi Giorni lo scorso 23 novembre, prende spunto dall’intervento video il Grande Pantano https://www.youtube.com/watch?v=-BIaQZ7AoeM&feature=youtu.be di Carlo Calenda in cui il leader di Azione dà voce (molto efficacemente) a questo preciso sentimento di stupefatta costernazione. Perplessità, quelle di Calenda, che sottoscrivo integralmente (e non credo di essere il solo) assieme alla sua sconsolata constatazione: la maggior parte dei nostri connazionali esprime le proprie preferenze politiche in modo del tutto irrazionale. Ma è proprio su questo punto che Federico si inserisce per insinuare qualche dubbio. Non tanto sul “merito” – con tutta evidenza anch’egli condivide le perplessità dell’europarlamentare – quanto su una questione di approccio e di metodo. Federico pone due obiezioni.

Federico Oggian @ Passaggi a Nord Est

La prima: va preso serenamente atto che il comportamento umano, nelle scelte politiche, è tutt’altro che razionale e da qui bisogna partire, inutile prendersela con i cittadini che non agiscono razionalmente, meglio capire come prenderli per il verso giusto. I cittadini vanno convinti a livello emozionale. Più πάθος e meno λόγος insomma. I cittadini vanno convinti con l’empatia, con l’intelligenza emotiva, con la capacità di farli sentire bene.

La seconda (questa rivolta in generale ai progressisti) è quella di essere vittima della ormai celebre “sindrome da ZTL” ovvero di essersi rinchiusi in una turris eburnea radical-chic non solo sociale (cioè rappresentare solo classi garantite e quindi oggi soprattutto privilegiate) ma anche “mentale”, vestita di disprezzo per chi non è acculturato e intellettualmente sofisticato.

Entrambe le osservazioni di Federico sono fondate. Tuttavia, nessuna delle due mi pare convincente per spiegare la straniante situazione che Calenda denuncia.

È scontato e ovvio che, nella società contemporanea il consenso lo si conquista con il carisma, la simpatia personale, la capacità di proporre una narrazione coinvolgente anche a chi alla politica non dedica un minuto della propria giornata. I passati successi di Berlusconi e di Renzi si sono certamente fondati su una eccezionale capacità di fascinazione dei protagonisti. Ma.. oggi, c’è davvero sulla scena un leader carismatico? Forse che Zingaretti, Conte, Di Maio, Di Battista, Salvini o Meloni sono, dal punto di vista del carisma, meglio di un Calenda? Diciamo la verità: oggi non c’è nell’offerta politica una personalità debordante tale da procurare voti sulla base di una delega di fiducia alla persona. E meno che meno una che fondi il suo carisma sulla capacità di “farti sentire bene”: semmai, per quanto riguarda Salvini, tutto il contrario ovvero sulla capacità di esaltare rabbia e paure. Quindi, Federico, no: se Calenda ha il 3% e Zingaretti il 20% e Salvini il 25% non è una questione di carisma.

Venendo alla questione della sindrome da ZTL, è certamente un problema di una certa sinistra (non di tutta la sinistra), ma non facciamo di tutta un’erba un fascio. Ci sono casi in cui in effetti agisce questo meccanismo. Esempio: alle ultime elezioni amministrative qui a Venezia, avevo personalmente consigliato Baretta di impostare la sua campagna su pochi punti qualificanti e sfidanti in positivo il suo avversario. Detto fatto: mi ha ascoltato. Peccato che il primo punto era: nominare un Assessore alla Cultura! Ecco, questo è un esempio di sindrome da ZTL; alla maggioranza dei cittadini che ci sia o non ci sia l’Assessore alla Cultura non può fregare di meno. Eppure, nel salotto (salotto di quelli “buoni”, ça va sans dire) in cui si era svolto l’incontro precisamente questo appariva alla maggior parte dei presenti uno dei più significativi limiti di Brugnaro. Ebbene: questa, questa sì, è una manifestazione da sindrome della ZTL (e infatti si è visto come è andata). Ma, nel caso della presente situazione politica in Italia NON siamo affatto in questa situazione. Interessa o no, a tutti, il fatto che per esempio non c’è uno straccio di idea di come investire i miliardi in arrivo dall’Europa per far fronte al disastro del Covid? Ci vuole una grande intelligenza per essere disgustati dal proliferare di task force, commissari, commissioni, convegni ampollosi e inconcludenti che il nostro ineffabile Premier ci ha propinato in questi mesi? Ci vuole uno spirito critico kantiano per constatare che Salvini non ha altre ricette che blaterare di condoni tombali, o che le grida sovraniste e autarchiche sono delle patacche? Che nulla, dico nulla, è alle viste in termini di riforme coraggiose sulla Giustizia, sull’efficienza della PA, in generale su tutti i problemi che affliggono questo Paese? Ci vuole un genio per capire che l’annunciata nomina di 300 (trecento!!) esperti di nomina da parte di Palazzo Chigi per fare il lavoro che è dei Ministeri darà origine a un ennesimo dannoso conflitto di competenze?

Carlo Calenda @ Adnkronos

In conclusione: il problema della rappresentanza in questo Paese va ben oltre i problemi evidenziati da Federico. Qui siamo di fronte ad una situazione che si è incancrenita per mille motivi, in cui il cittadino si è come mitridatizzato all’inefficienza, al collasso del funzionamento della macchina dello Stato. Leggete l’articolo della Gabanelli sul Corriere del 30 novembre sulla gestione delle scuole in Calabria per esempio. E poi ditemi se una cosa del genere è accettabile. Eppure..

Per questo, Federico, non è che, come scrivi, Calenda ha ragione nella sua maniera di avere torto, o ha torto nella sua maniera di avere ragione. No. Calenda ha ragione da vendere. Punto.