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di SANDRA BIANCHINI Nel post pandemia le ipotesi di vita bucolica  sono ormai banalizzate quanto le parole smart city e condivisione.

C’è chi  profetizza stili di vita alla moda nella  la solitudine della campagna e nei piccoli borghi come fossero futuri Eden post pandemici, che solo a immaginarli viene la pelle d’oca,  chi cita continuamente le smart cities come forma mentis che sta bene su tutto ed infine, chi si azzarda addirittura a prospettare ipotesi di condivisione di spazi privati come se la condivisione privata  potesse essere, magicamente, una garanzia di sviluppo e di felicita`.

La citta` restera` sempre il piu` grande catalizzatore della crescita. La citta`, dice Lahoz, e` un sogno che diventa realta`. E’ la piu`grande opera dell’uomo.

La pandemia ha modificato profondamente non solo gli stili di vita, i comportamenti sociali e di acquisto ma soprattutto disegna e suggerisce di rimodellare le città con modalità di decentramento territoriale nuove e profonde.

Credere che tutto tornerà come prima  nel momento in cui l’emergenza sanitaria sarà passata, equivale a non voler comprendere che questa crisi contiene in se` un potenziale  salto di qualità per  una nuova ondata di innovazione digitale, commerciale, di rappresentanza politica e di destrutturazione dello Stato e una conseguente  riallocazione della sovranità con una riduzione territoriale in Comuni sempre più interconnessi con logiche diverse dai confini geografici :   “Le città tenderanno ad aggregarsi tra loro medianti direttrici economiche e di interesse sociale perché` avvinte da snodi produttivi, da mezzi di produzione, da logiche di interdipendenza e finiranno per questo a connettersi tra loro di nuovo, separandosi al contempo dallo stato nazionale che le ospita” Andrea Venanzoni in Ipotesi neufeudale.

Le citta`, catalizzatrici della crescita, economica e culturale,  non potranno esimersi dall’essere ripensate in funzione del proprio  sviluppo economico. Se, finalmente,  vogliamo prepararci per il futuro.

Da una ricerca di Consumer Pulse Research il 64% dei consumers ha paura per la propria salute, l’81% per la salute degli altri e l’88% e` preoccupata dell’impatto sull’economia.

Eccetto che ai pochi addetti ai lavori, spesso autoreferenziali, la pandemia ha suscitato preoccupazione soprattutto per le nuove reali possibilità di crisi economiche.

I cambiamenti sono evidenti. Il commercio on line e off line si `capovolto, e` subentrata una nuova cultura del commercio digitale.

Ad esempio,  sempre più`,  anche i cosidetti boomers (gli over 55) acquistano on line e questi comportamenti di acquisto permarranno anche dopo la pandemia.

I grandi colossi digitali hanno mostrato una preparazione e un`attenzione al cliente e alla sua sicurezza in cui sono del tutto mancati gli Stati nazionali, in primis l’Italia con la sua elefantiaca amministrazione pubblica.

Con la crisi pandemica la pubblica amministrazione ha mostrato tutta la sua inadeguatezza e la sua assenza di ruolo di traino e di stimolo per lo sviluppo del paese. Il potere pubblico e` diventato, con gli anni,  una forma di assistenzialismo e di spartizione di posizioni autoreferenziali di privilegio che non incidono nella vita reale del paese.

Con la crisi pandemica invece, il digitale ha dimostrato tutta la sua indispensabilità.

Se vogliamo fare una riunione andiamo su Zoom o su altre  piattaforme private, anche le lezioni alle Università le facciamo su piattaforme Miscrosoft e cosi`via.

Amazon definisce addirittura le priorità di acquisto. Durante il primo lockdown Amazon definiva e indirizzava gli acquisti dei consumatori.

Ma non solo il digitale,  Moncler supporta il comune di Milano nel processo di digitalizzazione delle scuole statali milanesi donando circa 3.600 tra notebook e tablet, e offrirà un percorso di formazione volto a supportare i docenti nella definizione di un modello formativo sempre più innovativo e integrato con le nuove tecnologie.
“Assicurare a tutti i ragazzi le stesse opportunità di accesso al sistema educativo è un principio guida di ogni Paese che guarda al futuro.  Dice il Presidente e Amministratore Delegato di Moncler.

Si ha quindi una vera e propria sostituzione della soddisfazione del bisogno garantendo al contempo i valori che dovrebbero essere propri dello Stato. Almeno per chi lo crede indispensabile. Continua su Solo Riformisti