Un tram che si chiama desiderio

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Quando piĂą di dieci anni fa giunsi a Bologna, una delle prime cose che mi colpì positivamente di questa grande cittĂ  fu la gestione del traffico urbano. 

Trovai quello che a me sembrava una rete stradale organizzata in modo efficiente, senza ingorghi ai semafori o lunghe code di auto a congestionare le principali arterie stradali. 

Oggi Bologna è molto’ cambiata, non solo per quanto concerne la viabilitĂ  e i trasporti, soprattutto è cambiata la nostra sensibilitĂ  su questi argomenti. 

E’ un dato di fatto, ormai, che il traffico cittadino non è piĂą sostenibile. L’incremento costante di mezzi pubblici e privati, che occupano quotidianamente l’area urbana, ha aumentato in maniera esponenziale non solo l’inquinamento da smog ma anche quello acustico, esponendo i cittadini ad inevitabili ricadute per la propria salute. 

Si sta cercando di porre rimedio a questa grave e imprescindibile emergenza, tramite l’attuazione di un piano  di intervento innovativo e ambizioso, in grado di ridisegnare e potenziare il sistema di viabilitĂ  dell’intera area metropolitana della cittĂ . Si tratta del PUMS, ossia il Piano Urbano della MobilitĂ  Sostenibile. 

Il PUMS, che coinvolge vari assessorati comunali e la stessa CittĂ  Metropolitana, nasce grazie alla collaborazione tecnica e progettuale dell’UniversitĂ  di Bologna, dell’UniversitĂ  Tor Vergata di Roma, dell’UniversitĂ  Federico II di Napoli e dell’UniversitĂ  spagnola della Catalogna. L’obiettivo principale di questo progetto è non solo la riduzione delle emissioni di idrocarburi e gas di scarico in cittĂ , fino al 40% in meno rispetto ai livelli registrati nel 1990, ma anche il miglioramento dell’accessibilitĂ  al centro storico, della sicurezza stradale, della viabilitĂ  dell’intera area urbana.

Gli interventi previsti riguardano anche la pedonalizzazione di aree centrali e periferiche della cittĂ ; la realizzazione di una rete piĂą ampia di piste ciclabili; l’introduzione di una tariffa unica per i servizi di trasporto pubblico urbano; l’incremento del servizio “bike & car sharing”, e, non ultimo, l’incentivazione dell’utilizzo dei mezzi elettrici.

Ed è proprio in questo quadro articolato e complesso di interventi che si sviluppa l’idea del Tram: quattro nuove linee urbane che si integreranno con le linee del Metrobus e del Servizio Ferroviario Metropolitano.

Il potenziamento delle linee tramviarie è stato a lungo ed è ancora al centro di dibattiti e prese di posizione da parte dei cittadini bolognesi: da una parte, coloro che ne auspicano la realizzazione, con plauso del miglioramento che tale soluzione comporterĂ , e dall’altra, coloro che spesso ne contestano la realizzazione per i vari disagi causati: cantieri aperti, riduzione dell’attivitĂ  commerciale, modifiche e/o restrizioni degli spazi che nel tempo abbiamo fatto nostri.

Possiamo derubricare la discussione, alle volte esagerata e sopra le righe, ad un semplice caso di rigetto dell’innovazione e del cambiamento, una rappresentazione delle posizioni NIMBY di parte dei cittadini che verranno, volenti o nolenti, coinvolti nel piano. Possiamo, invece, prenderne spunto per altre considerazioni a carattere generale

Sull’argomento, recentemente, ho avuto l’occasione di confrontarmi con Andrea Colombo, artefice dei T-Days a Bologna, e con Ivo Rossi, che seguì l’introduzione del tram a Padova. 

Anche grazie agli spunti offerti dalle loro esperienze, sono convinto che, malgrado le lamentele e le preoccupazioni, pur legittime, manifestate da una parte dei cittadini bolognesi, preoccupati dai cosiddetti danni collaterali, è innegabile che non bisogna fossilizzarsi su una critica basata sui disagi temporanei. 

Occorre, invece, essere lungimiranti, pensare ai vantaggi a lungo termine che le nuove tratte tranviarie garantiranno ai cittadini, sia in termini di maggiore comoditĂ  di spostamento anche tra la zona centrale della cittĂ  e le aree periferiche della stessa, sia in termini di riduzione della circolazione di mezzi privati, con conseguente beneficio economico e di tutela della salute.

Qual è, dunque, l’atteggiamento che devono adottare i politici e le istituzioni locali in questi contesti, in cui la volontĂ  e la capacitĂ  di realizzare opere pubbliche e servizi innovativi, strategici e vantaggiosi per tutti i cittadini, deve prevalere sulle posizioni conservatrici di quella parte della popolazione che si sofferma sui problemi contingenti e temporanei, magari perchè particolarmente colpita dai disagi?

Individuerei almeno 3 di questi compiti

Il primo, che ritengo il più importante, è la condivisione ampia e pubblicizzata del progetto, delle sue ripercussioni positive per la città e, soprattutto, dei disagi che i cittadini dovranno sopportare durante la realizzazione. Il progetto deve diventare “proprietà” dell’intera cittadinanza. E’ sicuramente la fase più delicata e serve gestirla con l’autorevolezza che può dare solo la visione ben precisa di come si vuole il futuro. E’ una fase necessaria anche per evitare interruzioni o rallentamenti in caso di cambio di guida della città.

E’ poi necessaria la trasparenza dell’informazione per tenere aggiornati i cittadini dello stato di avanzamento del progetto, dei soldi che si stanno spendendo e dei disagi che si dovranno sopportare. La certezza di un progetto complesso ben gestito rende i cittadini orgogliosi della propria città e di quello che sta diventando.

Infine c’è da considerare l’aspetto economico, prevedendo i giusti ristori (parola molto di moda in questi tempi) per chi subirà disagi durante la realizzazione dell’opera. Penso agli espropri a volte necessari per completare un binario o per far passare agilmente una carrozza o alla perdita di fatturato che un’attività commerciale dovrà subire a causa dei cantieri.

Queste sono a mio avviso le 3 caratteristiche che deve avere qualsiasi progetto importante, complesso e ambizioso, che impegna istituzioni e cittadini spesso per molti anni e che si prefigge di riprogettare la cittĂ , i suoi quartieri e le relazioni che li legano.