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Il problema delle abitazioni a Venezia è il primo problema che la cittĂ  deve affrontare. E’ inutile parlare di lavoro, trasporti, ambiente e varie ancora se non si affronta e risolve il fatto che chiunque voglia o debba venire a vivere a Venezia non può farlo perchĂ© il mercato delle abitazioni – in affitto a canoni normali – è completamente azzerato. Non si ripopola la cittĂ  se non esistono le case dove abitare e Venezia ha perduto il rango di cittĂ  perchĂ© è spopolata.I cinquantamila residenti della cittĂ  storica non potranno mai mantenerne servizi, commercio, istituzioni culturali, vita sociale e altro, e il crollo del turismo ha disvelato implacabilmente il fatto che senza turisti la cittĂ  chiude perchĂ© non ci sono abbastanza abitanti per farla vivere. A fronte di questa emergenza drammatica le risposte che vengono date sono di una imbarazzante inadeguatezza. Non entro nel merito, ma la somma di tutte le proposte in campo possono aumentare di qualche decina, o al massimo di qualche centinaio la disponibilitĂ  di alloggi. La questione che si pone è quella di ricreare un mercato delle abitazioni in affitto a canoni accettabili che possa rispondere alla richiesta di quelle venti/trentamila persone che, come minimo, Venezia ha la necessitĂ  che tornino ad abitarla. Ebbene, la soluzione esiste, è a portata di mano, è stata sperimentata in molte realtĂ  internazionali che hanno problemi analoghi ai nostri. L’ho personalmente illustrata in molti articoli usciti sui giornali locali, caduti nel vuoto cosmico, l’ho illustrata ai nostri parlamentari, ho provato a proporla in campagna elettorale al nostro candidato sindaco.  L’ho sigillata in bottiglie buttate in laguna. Zero. La risintetizzo qui per Luminosi Giorni, contando sulla forza di penetrazione del magazine. Ci sono due politiche da attivare. La prima è fare una legge che vincoli a una licenza comunale la possibilitĂ  di affittare ai turisti. SarĂ  l’Amministrazione comunale che deciderĂ  quanta parte del patrimonio immobiliare cittadino potrĂ  essere utilizzato per affitti turistici e affitti brevi e quanta parte dovrĂ  essere riservata a chi vuole vivere e lavorare a Venezia. Esiste una Legge Speciale volta alla salvaguardia fisica e sociale della cittĂ , alla quale sarebbe possibile fare un semplice emendamento per raggiungere il risultato desiderato. Per evitare contraccolpi economici per i residenti che integrano il proprio reddito con affitti turistici, la legge dovrebbe prevedere che le licenze possano essere date esclusivamente a quei proprietari che risiedono in cittĂ , escludendo da tale possibilitĂ  la massa di proprietari, privati o agenzie, che vivono altrove e che usano Venezia esclusivamente come vacca da mungere. La seconda è realizzare (a costo zero per l’Amministrazione pubblica) alloggi in social housing da affittare a canoni politici. Non ho voglia qui di tornare a spiegare come funziona il meccanismo, anche perchè l’ho giĂ  fatto un’altra volta su Luminosi Giorni e rimando a quell’articolo (http://www.luminosigiorni.it/2020/07/social-housing-una-politica-che-puo-essere-decisiva-per-la-casa/)

Questi provvedimenti libererebbero centinaia e forse migliaia di alloggi dall’attesa speculativa del ritorno del turismo e le proprietĂ  assenteiste sarebbero obbligate, per avere un reddito, ad affittare ai residenti a prezzi accessibili, restituendo così alla cittĂ  la disponibilitĂ  di un patrimonio che la cittĂ  ha accumulato nei secoli. L’inserimento nel mercato di una significativa quota di alloggi in social housing genererebbe un dumping sui canoni che contribuirebbe ad abbassare le aspettative del mercato. Ecco come si fa a creare le condizioni strutturali perchè Venezia si ripopoli, naturalmente se  si attivano altre politiche che riguardano il lavoro che non sia esclusivamente legato ai settori turistici. Iucunde repetita iuvant.