By

Solo scudetto per le donne della Reyer?

“Eravamo quattro amici al bar
che volevano cambiare il mondo…”

Cantava così Gino Paoli trent’anni fa mentre Paolo Roberto De Zotti, con la partecipazione della rivista VE.Sport, organizzava un incontro con la foltissima schiera delle squadre femminili di basket che militavano nei campionati minori del territorio veneziano. L’obiettivo era di trovare punti d’incontro per allestire una struttura di vertice capace di coagulare verso alti obiettivi la consistente massa di realtĂ  e, soprattutto di atlete, che si dedicavano alla pallacanestro. Nessuna intenzione di far sparire i singoli ammirevoli sodalizi, ma con l’obiettivo di alzare verso pregiati riscontri un movimento femminile in grande fermento.

De Zotti era dirigente factotum del Basket Femminile Favaro e capiva che era arrivato il momento di cavalcare una via, già di per sè socialmente virtuosa, verso una strada ulteriormente attrattiva per le giovani sportive del territorio. La maggiore visibilità ed il livello qualitativo sarebbero serviti da traino.

I partecipanti all’incontro, pur dichiarandosi sostanzialmente concordi, di fatto non si sentirono di perdere la loro assoluta autonomia e tutto rimase come prima.

Fu allora che De Zotti si vide quasi costretto a partire in proprio, troppo forte la spinta delle giocatrici verso livelli che sentivano di valere e troppo stretta la stanza dove si muovevano. Così il Basket Favaro iniziò autonomamente un percorso di crescita verso le vette: Serie B, Serie A2 e conseguente travaso delle migliori atlete delle varie società minori verso il Favaro, divenuto nel frattempo sodalizio sostenuto economicamente da importanti aziende sponsorizzatrici.

L’avvocato Giorgio Chinellato divenne presidente e d’accordo col presidente della Reyer, il collega Mauro Pizzigati, fece diventare l’ex Favaro Femminile una specie di ramo d’azienda della Reyer stessa e Luigi Brugnaro, che proveniva da precedente esperienza sportiva in qualità di sponsor della Pallavolo di A2 Trebaseleghe, portò il marchio Umana. Successivamente lui stesso subentrò a Giorgio Chinellato e unificò maschile e femminile sotto lo storico e prestigioso nome Reyer, società più antica (1872), assieme alla Mens Sana Siena, di tutto lo sport italiano

Si completava così un lungo percorso di ritorno alle origini della pallacanestro femminile italiana. Venezia era stato il luogo dove nel 1907 era stato dimostrato in Italia, e con una formazione di ragazze, il nuovo sport importato dall’America. Venezia, poi, già ai primordi del ventesimo secolo, aveva alimentato il movimento femminile con decine di atlete e ben tre squadre militanti contemporaneamente in Serie A, senza dimenticare la quantità di giocatrici fornite alla Nazionale.

Venezia, già prima della metà del 1900, aveva ben superato nello sport, e in particolare nella pallacanestro, l’attuale concetto delle quote rosa. Tanto è vero che nel 1946, e solo qualche anno dopo agli scudetti maschili, aggiunse anche quello femminile.

Dai primi anni 2000 ad oggi la Reyer femminile ha indossato gli stivali delle 7 leghe. Ha vinto campionati di Serie B, di A2. Ha vinto Coppa Italia e Supercoppa italiana, una coppa europea. Ha sfiorato coppe europee di massimo livello. Ha fornito tante atlete alla Nazionale. Ha vinto scudetti giovanili a josa. Ha visto militare campionesse a livello mondiale. Ma soprattutto ha fatto crescere e fa crescere nella virtĂą dei valori dello sport migliaia di ragazze di un territorio molto vasto.

E ora ha aggiunto la perla di un nuovo scudetto che è meritato suggello in un percorso che non ha limiti.