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Può essere utile tornare sulla nota vicenda del Ddl Zan e della sua bocciatura perchè si presta a riflessioni di carattere più generale.

Dunque è stato amaro l’epilogo della votazione sul Ddl Zan, ed è condivisibile la riprovazione verso l’esultanza di metà del parlamento al momento della bocciatura;  è altrettanto condivisibile la riprovazione verso la caparbia volontà di andare allo scontro muro contro muro, nonostante il tentativo di alcune forze politiche di raggiungere un compromesso, che sarebbe stato auspicabile e avrebbe evitato alla sinistra una sconfitta.

Si sarebbe potuta raggiungere una soluzione accettabile per gran parte del Paese; si è preferito lo scontro tra posizioni ritenute inconciliabili, trasformandolo in uno scontro di civiltà.

E’ già successo in occasione dell’eutanasia di Eluana Englaro, una vicenda delicata troppo politicizzata, che ad opera del centrodestra fu accompagnata da una insopportabile gazzarra.  

La battaglia sul Ddl Zan riflette una delle molteplici fratture che angustiano il nostro Paese: una frattura tra due rappresentazioni di valori indiscutibili, una frattura civica.  

Il Ddl Zan, così come formulato, presenta criticità sulla libertà di espressione che non sono sbrigativamente liquidabili, come ben rilevato, prima dell’esito parlamentare,  nell’articolo di Lorenzo Colovini in LG  DDL Zan. Luci e ombre .  Criticità che sono state comprese da una parte molto minoritaria dei cittadini, almeno da quelli che si sono dati la briga di approfondire il testo, mentre la maggioranza ha recepito un messaggio lapidario.

Esprimere critiche al Ddl Zan non vuol dire mettere in discussione il rispetto dovuto al mondo omosex, a chi pratica una sessualità diversa da quella canonica. Una sessualità diversa, definita comunemente come “contro natura”, definizione dalla valenza censoria e storicamente relativa: si tratta di una sessualità considerata “naturale” nel mondo greco e nel mondo romano, dove il comportamento degli dei era modellato sul comportamento degli umani, per cui gli dei non avevano motivo di condannarla; una sessualità successivamente oggetto di severa condanna e crudeli punizioni da parte delle grandi religioni monoteiste. Però, pur esercitando il rispetto per il mondo omosex, non è corretto trascurare la sensibilità di tanti cittadini che non sono entusiasti della sessualità greco-romana.

Per di più, anche astenendosi dal giudicare il legame omosessuale, come valutare la prassi di adottare un bambino e farlo crescere con due persone dello stesso sesso? Tale prassi qualche dilemma educativo lo pone: e allora il diritto dell’adulto omosex a formarsi una famiglia è più importante del diritto o dell’opportunità educativa del bambino ad avere i due genitori di sesso diverso?   Davvero chi non approva la famiglia omosex sarebbe tout-court un incivile?

Ma quali sono gli elementi che compongono la civiltà? Si potrebbe intendere la civiltà innanzitutto come rispetto e tolleranza verso le convinzioni altrui, virtù non proprio praticate da legioni di militanti di ogni parte politica, che si considerano invece portatori esclusivi di civiltà, a fronte della presunta inciviltà degli avversari.

Luca Ricolfi nel saggio “La frattura etica”, del 2002, riflette sul senso civico degli italiani.  Ricolfi per la sua indagine costruisce vari assi bipolari, cioè campi dialettici, formati da poli quali civismo/interesse personale;  integrismo/libertarismo (che riguardano libertà sessuale o difesa dell’integrità del corpo individuale e della comunità sociale);  responsabilità personale/solidarietà incondizionata (due poli validi ambedue, forieri di tanti dilemmi nelle scelte di vita).

Ad ogni campo dialettico così strutturato vengono riferite determinate opzioni di comportamento, scelte per la loro problematicità, quali, per esempio,  la libertà di eutanasia vs. percorso di vita naturale, la libertà  di uso di droghe pesanti vs. integrità della persona,  la libertà di aborto vs. preservazione della vita, (con accettazione della  nascita di un bambino con handicap).

Verso ognuno di questi campi dialettici Ricolfi indaga il posizionamento dei cittadini, e mette in luce come uno stesso cittadino esprima posizioni diverse, o anche divergenti,  in riferimento ai vari campi (civico, sessuale, solidaristico),  favorendo un polo oppure un polo opposto, a seconda delle opzioni di comportamento presentate.

Per esempio, le varie opzioni di comportamento che compongono la solidarietà non sono condivise allo stesso modo da chi fa della solidarietà il valore principale: chi si ritiene solidale non è solidale ed altruista in tutti gli ambiti, quello dell’economia, o del lavoro, o della sfera sessuale, o della sfera sanitaria.

Del resto, riguardo alla dialettica civismo vs. tornaconto personale sappiamo, anche senza ricorrere allo studio di Ricolfi, che tanti cittadini convinti del proprio civismo sono usi ad ogni furbizia per non pagare le tasse,  seguendo il self-interest.

E’ troppo lungo illustrare in maniera soddisfacente questo saggio, molto articolato e ricco di spunti riflessivi; l’autore mette subito in luce la difficoltà di individuare i poli degli assi dialettici, in quanto una volta definito un polo non è immediato e semplice definire il polo opposto, vista la varietà di definizioni concettuali e di interpretazioni.

In quanto al risultato, emergono dall’indagine modi diversissimi, da parte dei cittadini,  di intendere il legame sociale;  sono diverse sensibilità, ovvero diverse mentalità, diversi “modi di stare in una società postmoderna”, afferma Ricolfi.

Nello scontro di civiltà si sbandierano dunque i propri valori, da difendere ad ogni costo. Ma anche i valori, nella convivenza civile, devono confrontarsi con altri valori, sia professati dalla stessa persona, sia i valori altrui,  e tutti questi non dovrebbero essere considerati assoluti, indiscutibili, non conciliabili.   (Rimando allo scritto “L’altra faccia dell’utopia” di Isahia Berlin, richiamato nel mio A scuola da Erasmo , in LG.).  

Nel caso della coppia omosessuale con bambini, il diritto alla libertà di unione omosessuale, assunto come valore affettivo, può essere incompatibile con il diritto del bambino, assunto come valore educativo, ad  una educazione equilibrata, collaudata dall’esperienza pedagogica.   

Dunque il concetto di civiltà è un concetto policomprensivo, che non dovrebbe, per la sua complessità, essere fatto coincidere con la propria posizione politica.  

Quando i partiti identificano le proprie scelte come scelte di civiltà, non solo esercitano una auto-attribuzione arbitraria e pretenziosa, ma anche favoriscono l’assenza di dialettica e l’immiserimento del processo cognitivo, e ciò non contribuisce al miglioramento della politica stessa.