L’argomento dei comportamenti scorretti alla guida in autostrada è arcinoto e arci-visitato. Spesso viene fatto oggetto di sketch comici. E comunque ancora più spesso capita di parlarne con amici, conoscenti e pure con sconosciuti. Il risultato è sempre lo stesso: tutti sono unanimemente ed ecumenicamente concordi nello stigmatizzare questo o quel comportamento scorretto degli automobilisti in autostrada. A parole. Insomma, a parlarne sembra che non ce ne sia uno che guida barbaramente in barba alle regole. Il sospetto che ci sia una bella scollatura tra il predicare bene e il razzolare male è fondato… Naturalmente sono poi moltissimi i barbari puri, quelli senza infingimenti, che semplicemente se ne fregano delle regole della strada, della prudenza e financo del mero buon senso. Si divertono così: a guidare come gli pare, a non rispettare i limiti di velocità, a sfrecciare come fossero al circuito di Monza, a fare la gimcana tra i veicoli che li precedono e via di questo passo.
Ma prima di procedere con la “fenomenologia” del disgraziato alla guida, una domanda sorge spontanea: ma dov’è la polizia stradale sulle autostrade? Io sbaglierò, ma mi pare che assai poco e raramente si vedano volanti su queste strade. Se ne vedono di più sulle statali e le provinciali, meno pericolose non fosse altro per i limiti oggettivi di velocità che spesso sono imposti dalle caratteristiche della strada medesima. Le autostrade, invece, diciamo le autostrade a tre corsie per ogni senso di marcia, sono la sagra del liberi tutti.
Proprio oggi ho percorso la tratta Bologna-Milano (tutta dritta e tutta in pianura, neh) e ho avuto modo di ripassare la casistica delle imprudenze, delle spericolatezze, degli arbitrii e del menefreghismo automobilistico. Cominciamo, ad esempio, dalla corsia di destra, la quale ultima non è, come si tende a pensare, una corsia riservata ai camion: è la normale corsia di marcia, dove tutti dovrebbero stare, salvo effettuare di volta in volta sorpassi, spostandosi sulla corsia centrale e, ove necessario, su quella di sinistra. Avete fatto caso (certo sì) a quanti cambiano corsia senza previamente segnalare la manovra con l’indicatore di direzione (insomma, la cosiddetta freccia)? E quanti lo fanno pure all’improvviso, con una decisione inattesa e improvvisa come un’illuminazione?
Ma diciamoci la verità: chi la usa la corsia di destra? Una sparuta minoranza di guidatori. A tal punto che spesso mi è occorso di procedervi trovandola completamente libera per lunghi tratti e superando in tal modo i veicoli che procedevano sulle altre due corsie! (Per inciso, procedere nella corsia di destra a velocità più elevata degli altri veicoli non è un’infrazione: l’infrazione è il sorpasso a destra, ma questo è un altro genere di manovra). Insomma, tutti gli altri sono in fase di presunto o immaginario sorpasso! Ma sorpasso di che, quando la corsia di destra è libera? Sì, perché diciamocelo: le autostrade in Italia dovrebbero avere non tre corsie di marcia, ma trenta e anche più, in quanto pare che ciascuno automobilista proceda pensando che la corsia in cui si trova è a lui dedicata: alla sua velocità di crociera preferita.
Infatti sovente nella corsia centrale si trovano veicoli che non stanno effettuando nessunissimo sorpasso: semplicemente stanno lì perché ai loro autisti piace stare “comodi”: nel bel mezzo della strada. Perfino nei tratti a quattro corsie i veicoli sono in ordine sparso: non c’è spazio per effettuare alcun sorpasso. Comunque, in condizioni “normali” la vera ed unica corsia di sorpasso finisce così per essere la terza, quella di sinistra. Ora il sorpasso è una manovra che presuppone, sì, che chi lo sta effettuando proceda a velocità superiore al veicolo che viene sorpassato (ovvio, no?) ma non è che questo significa che bisogna accendere i razzi di emergenza e portarsi vicino alla velocità di decollo. Si tratta, certo, di darsi una mossa, effettuare la manovra con una certa sollecitudine e poi rientrare nella corsia centrale (previa segnalazione del rientro stesso tramite freccia: sì, anche quando ci si sposta a destra bisognerebbe usarla).
Ora, in questo frangente del sorpasso si verificano continuamente due fenomeni commendevoli. Primo: alcuni veicoli procedono, in fase di sorpasso, a velocità a così leggermente superiore al veicolo sorpassato che ci vogliono tempi biblici, prima che il processo di superamento sia portato buon fine. Secondo: quest’ultimo comportamento genera un altro fenomeno esemplare: i sorpassanti vengono raggiunti da un veicolo lanciato a tutta velocità, che gli si accosta fino a pochi centimetri di distanza e lampeggia, bestemmia (I suppose), strombazza e lo fa immediatamente, senza possibilità di appello, impietosamente (e senza nessunissima distanza di sicurezza). Fammi passare, fammi passare! Levati dai cosiddetti, spostati, spostati! Sembra che gridino. La cosa più agghiacciante si verifica quando tale comportamento viene esercitato alle spalle di un veicolo che a sua volta ha davanti a sé un’interminabile colonna di altri sorpassanti e dunque c’è poco da fare, se non attendere il proprio turno.
Ecco, è qui che scatta, in condizioni di traffico intenso, un altro lodevole comportamento automobilistico: quello della gimcana. Gli impazienti corridori cominciano a spostarsi a destra e a manca, a fare un’agghiacciante slalom tra i veicoli, imboccando persino, alla bisogna, la corsia di emergenza. Mamma mia, quanta gente che ha fretta, che deve precipitarsi chissà dove, che mette a repentaglio la propria e l’altrui vita per guadagnare qualche posizione in più nella mandria dei veicoli in marcia. Hanno tutti fretta o sono solo buzzurri prepotenti, incolti e primordiali? Propendo per la seconda ipotesi. Ma non hanno frequentato la scuola guida? Eh, già: ma crediamo forse che alla scuola guida s’impari il civismo, la correttezza, il rispetto e il buon senso? Ahinoi, troppi cavernicoli stringono tra le mani il volante di un potenziale strumento di morte. Fine della predica.

Nato a Napoli nel 1953, vive e lavora da quarant’anni a Milano. Insegna lettere nella scuola superiore. Ha collaborato con agenzie pubblicitarie, con società di ricerche di mercato e con numerose testate specializzate in management, packaging, marketing, edilizia, arredamento. Ha pubblicato con la Mondadori alcuni testi scolastici e di recente una raccolta di brevi saggi di costume dal titolo “La bussola del dubbio”.