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In questa testata, nel maggio scorso, avevamo lanciato una specie di inchiesta intitolata “Prenotazione anti overtourism. Sentiamo..” nel corso della quale avevamo interpellato anche autorevoli rappresentanti di comitati e forze politiche molto lontani dall’Amministrazione in carica. Tutte le risposte lasciavano al massimo trasparire scetticismo ma erano state sul pezzo e certo non un rifiuto totale e di principio. Ora che si comincia a ragionare (male, va detto) di una possibile applicazione operativa, si è scatenata la guerra contro il concetto stesso di contributo di accesso. Come sempre, un muro contro muro stucchevole che rischia di far perdere di vista gli obiettivi comuni.

Cerchiamo di inquadrare con spirito “laico” il tema nei giusti (ovviamente a parere di chi scrive) binari partendo da lontano e cercando di tenerci fuori dai condizionamenti dei vari posizionamenti politici.  

È un fatto, direi incontestabile, che: 1) vi sono giorni in cui il numero di turisti complessivo in città la rende pressoché invivibile 2) queste giornate di “invasione” sono in numero sempre crescente (vedasi il ponte di Ognissanti) e ormai non costituiscono più un’eccezione; non si contano cioè in un anno sulle dita di una mano, ma quasi in ogni weekend, per non parlare di weekend lunghi, ponti, eventi particolari, ecc. si crea una situazione molto critica se non una paralisi. È peraltro un fenomeno non esclusivo di Venezia ma si applica a tutte le mete turistiche d’Italia (sono stato di recente, per esempio, a Siracusa, in un giorno feriale, e assicuro che si vive esattamente la stessa sensazione di invasione di qui).

Detto questo, opinione di chi scrive è che il problema è precisamente nel numero assoluto di visitatori. Se accettiamo questo assunto, consegue che non è (solo) un tema risolvibile in termini di “gestione dei flussi” – uno dei mantra continuamente evocati – non è più (solo) una questione di moltiplicare gli accessi alla città evitando il collo di bottiglia di P.le Roma e stazione, di creare percorsi alternativi (ormai ti ritrovi turisti anche nelle sconte più sconte..), non si risolve quindi con i terminali esterni ovunque posizionati. Sono misure, tutte queste citate, che possono essere utili, alleviare i disagi ma non intaccano il problema di fondo: il numero di turisti che sono troppo spesso, semplicemente, troppi.

Facciamo dunque due conti. Senza invocare studi sottili di professoroni, consideriamo l’evidenza empirica degli ultimi mesi: quando la Control Room ci dice che siamo sui 100.000 visitatori, constatiamo che siamo già al limite. La città non è precisamente invivibile come certi picchi raggiunti a Pasqua (quando si sono toccati i 120.000) ma certo siamo al limite. Teniamo dunque questo riferimento numerico come tasso di carico massimo anche se potranno esserci diverse opinioni (per qualcuno 100.000 saranno pochi, per altri troppi) ma la sostanza qualitativa dei ragionamenti che seguono non cambia.

Qui si pone subito un problema enorme: il solo Comune di Venezia ha 82.000 posti letto circa (e ovviamente non si può porre un tasso di carico obiettivo inferiore alla capacità ricettiva). Anche se ammettiamo di fare riferimento a un tasso di occupazione del 85% fanno comunque 70000 visitatori pernottanti. Numero abnorme, che è il combinato disposto di due macrofenomeni degli ultimi anni: 1) la moltiplicazione delle strutture alberghiere e 2) la proliferazione delle locazioni turistiche nelle varie forme (LT nel seguito). Del primo fenomeno l’Amministrazione Brugnaro porta gravi responsabilità, non del secondo, anzi contro di questo si è battuta prima con la trovata dell’obbligo di fossa settica e poi essendo parte attiva per avere i titoli per normare il fenomeno (sfociati del cosiddetto Emendamento Pellicani). Poteri che ha finalmente ottenuto ma di cui non ha ancora fatto cenno di avvalersi e di avvalersene “bene” (e sarebbe decisamente ora che lo facesse).

In ogni caso, anche che si estenda il blocco alla concessione di nuovi alberghi nell’intero territorio comunale (oggi esiste, e solo in teoria, solo nel “pesce”) i buoi sono già scappati dalla stalla e anche che si intervenga con decisione nella limitazione delle LT (cosa complicatissima per gli interessi che va a toccare), ad essere ottimisti si può sperare di non far aumentare questo numero, ma difficilissimamente (perlomeno nel breve periodo) a diminuirlo.

Ricapitolando: 100.000 sono visitatori che non vorremmo mai superare, 70.000 sono i pernottanti che dobbiamo rassegnarci a considerare (parliamo dei giorni alta affluenza). Il che vuol dire che dobbiamo puntare a non avere mai (se non in giornate davvero particolari ed eccezionali) più di 30.000 visitatori giornalieri. 

Fin qui, posto che si consideri corretto l’assunto di partenza (ovvero il riferimento al numero complessivo dei visitatori), tutte le fazioni possono trovarsi d’accordo.

Dunque, l’obiettivo da porsi è contenere i visitatori giornalieri entro una soglia massima di riferimento di 30.000 (più o meno). Per farlo, gli approcci possono essere di “gestione”, “deterrenza” o “proibizione”. E qui, comprensibilmente, le ricette differiscono. Vediamole una a una.

La proposta del PD veneziano si può annoverare tra quelle gestionali. Ha recentissimamente condiviso la sua ricetta basata sui seguenti pilastri 1) sistema premiale per chi pernotta (sconti di vario genere); 2) ZTL lagunare (“antilancioni”); 3) ZTL sul ponte automobilistico (solo per prenotati ai parcheggi, residenti e abbonati) 4) ripensamento calendario degli eventi. Francamente, mi sembrano tutte utili indicazioni ma lontanissime dal costituire una soluzione. Utile la ricetta di evitare l’arrivo dei lancioni, pure quella della ZTL sul ponte automobilistico eviterebbe il caos che talvolta si crea a P.le Roma ma intacca minimamente l’invasione (non impatta per nulla sulla massa che arriva in treno o lascia la macchina in terraferma e prende l’autobus). Un calendario di eventi che eviti sovrapposizioni è, semplicemente, una misura superata dai fatti: ormai l’invasione (vedi Ognissanti) si verifica senza alcun particolare propellente. Il sistema premiale per chi pernotta impatta nulla. La proposta ha d’altro canto un notevole vantaggio: allevia dall’onere del controllo degli accessi (se non per le ZTL, ma sono cose facilmente gestibili), non impatta sui residenti e su tutte le categorie protette (lavoratori, visitatori non turisti ecc.). Quindi, in sostanza: soluzione leggera, facilmente implementabile ma lontanissima dall’obiettivo di contenere efficacemente i visitatori giornalieri.

Poi c’è la soluzione dell’Amministrazione Brugnaro che prevede come noto il pagamento di una tassa di accesso, diversificata a seconda che i giorni siano “di picco” o meno. Per motivi di sintesi non stiamo a descrivere nel dettaglio la proposta, del resto molto nota e dibattuta, e ci limitiamo a provare a elencare pro e contro della stessa. I pro sono che un certo effetto deterrente indubbiamente ce l’ha (sicuramente più di quella del PD). Quanto deterrente.. questo non lo sa nessuno. Lo scopriremo (eventualmente) solo vivendo. Veniamo ai contro. Per scrupolo di cronaca elenchiamo nel seguito tutte le critiche che sono piovute sul provvedimento, e che hanno dato luogo a diverse manifestazioni di dissenso, corredate di un commento.

  • Il contributo di accesso certifica che la città è un museo

Argomentazione di impatto mediatico ma inconsistente.

  • Renderà la vita ai residenti impossibile

Obiezione seria. Non tanto per i residenti in senso stretto cui al massimo su richiesta si chiederà di produrre qualcosa di simile all’IMOB, ma per il potenziale deterrente per le attività di lavoro. Se uno studio professionale dovesse trovare complicato far venire clienti da fuori Comune e dovesse perdere tempo per fare loro ottenere il diritto di accesso, questo sarebbe un pesantissimo deterrente. È un aspetto di cui tenere conto perché molto delicato: essenziale che per il cliente di un avvocato, per un congressista, per un ospite di qualsivoglia attività artigianale, professionale o commerciale sia facilissimamente ottenibile la possibilità di ingresso.

  • Controlli complicati e costosi e potenzialmente fastidiosi per i non turisti

Vero, i controlli sono un problema ma non è un elemento decisivo. Oltretutto dall’inchiesta di Luminosi Giorni prima citata, per nessuno degli interpellati sembrava un tema particolarmente critico, tutti molto fiduciosi nella tecnologia. Non si capisce perché ora improvvisamente sia diventata un’impresa impossibile.

  • Confligge con il diritto di libera circolazione delle persone

La monumentale opera di Anna Paola Klinger https://www.luminosigiorni.it/2022/07/la-costituzione-italiana-blinda-i-provvedimenti-regolatori-del-turismo/ mette una pietra tombale su quest’aspetto.

  • Il controllo per definire i soggetti esenti implica una violazione della privacy

Francamente mi pare un argomento debolissimo: ci sono molti modi di evitare il rischio.

  • È un ulteriore mezzo dell’Amministrazione di fare cassa e solo quello

Polemica di carattere politico, su cui aggiungerei che, dal punto di vista di principio, il fare cassa da parte del Comune è cosa buona e giusta perché distribuisce alla comunità intera (che ne subisce i disagi) quello che oggi va solo agli operatori che dal turismo hanno vantaggi. Sarà fatto male, sarà insufficiente ma il contestare in punta di principio che la comunità abbia ricavi da parte dei turisti proprio da quelle forze politiche che agitano il mantra del bene pubblico è una contraddizione logica. Detto in altri termini: avere un introito per le casse pubbliche dall’invasione del turismo e non solo per quelle private è una cosa “di sinistra”..

Dopo aver dato conto delle obiezioni in campo, aggiungerei altri punti di attenzione. Il primo, a mio parere decisivo, è l’ormai acclarata esenzione dal pagamento di tutti i residenti in Veneto. Misura imposta dalla Regione ma che francamente appare del tutto illogica. È ovvio che i nostri corregionari sono una enorme percentuale dei visitatori giornalieri (non è che uno viene in giornata da Napoli o da Amsterdam). Escluderli dal pagamento del tributo su cui, ripetiamo, si regge la logica della deterrenza, è assolutamente illogico. Anzi, è folle mettere in piedi un castello di controlli, gestione delle eccezioni, fastidi (comunque fastidi anche se contenuti al massimo) per gli esentandi per poi applicare la misura ad una minoranza dei soggetti potenzialmente destinatari.

Altro punto di debolezza è la poca elasticità del contributo (che parrebbe fissato su due valori) e sulla sua possibile gradazione per livelli di soglia (per intendersi, la cosa più intelligente sarebbe un calcolo del numero di prenotazioni complessive per un dato giorno e mano a mano che si oltrepassa una determinata quota di prenotazioni + pagamenti contributi, aumentare il costo del ticket (magari accompagnandolo con una serie di benefits) proprio per accentuare il suo carattere deterrente.

Altro elemento di criticità è, ad oggi almeno, la mancanza di indicazione da parte dell’Amministrazione dell’obiettivo della famosa soglia di massimo carico obiettivo. Ad oggi sembrerebbe di capire (saremmo lieti di sbagliarci) che non si vuole indicare una soglia ma semplicemente pretendere il contributo di accesso fidando nel solo effetto deterrente di questo. È un atteggiamento pericoloso perché non comunica all’esterno il concetto che la città ha limite fisico insuperabile, per la fruizione e godibilità degli stessi visitatori. Francamente su questo punto c’è una reticenza probabilmente dovuta al fatto che gli stessi amministratori non hanno le idee chiare su come procedere.       

E qui si giunge al confine con l’altra tipologia di misure, quelle che alla fine chiedono di “chiudere”. Appartiene a questa fattispecie la proposta di Tutta la Città Insieme una delle forze politiche che più avversa il contributo di accesso. La proposta della formazione di Martini è illustrata in questo contributo gentilmente fornitoci all’epoca https://www.luminosigiorni.it/2022/05/prenotazione-antiovertourism-sentiamo-giovanni-andrea-martini/ che peraltro rimanda a progetto molto strutturato e pensato http://www.turismovenezialibera.it/pdf/2016_11%20Venezia%20libera%20Progetto%20esteso.pdf . Questa teoria punta moltissimo sul concetto di “prenotazione”: si prevede una prenotazione obbligatoria (salvo le solite categorie esenti), gratuita e si intuisce che comunque, al raggiungimento di determinate soglie (nel progetto peraltro molto basse, purtroppo oggi abbastanza velleitarie) ci sia il blocco del rilascio delle autorizzazioni.

Ora, il concetto di “prenotazione” come valore aggiunto ha principalmente lo scopo di prevedere il numero di visitatori. Ma ormai non mi serve a nulla prevedere: perché purtroppo si ha già la certezza che in certi weekend si sarà invasi ma soprattutto l’utilità della previsione del numero di visitatori sarebbe (notevole) se vi fossero margini di adattabilità (per esempio la possibilità di aumentare la frequenza dei mezzi pubblici). Ma questi margini non ci sono: il troppo stroppia e poco mi serve sapere tramite il meccanismo delle prenotazioni che il weekend X ci sarà il pienone.. semplicemente perché lo si sa già e non si possono appunto mettere in campo misure decisive per farvi fronte. Quindi in queste condizioni la “prenotazione” è di fatto un “ticket gratuito”. E soprattutto visto che la prenotazione è pensata (giustamente) obbligatoria, dovendo per forza gestire le categorie esenti, ricade esattamente nelle stesse difficoltà paventate per i residenti, negli stessi vincoli e controindicazioni del contributo di accesso. Ne consegue che è incredibile e paradossale che la più grande materia di contestazione offerta alla pubblica opinione al contributo di accesso è incentrata sui disagi per i residenti quando questi sussistono tali e quali anche nella soluzione di chi protesta, come in qualsiasi ipotesi in cui c’è un adempimento obbligatorio per i visitatori.

Identiche considerazioni, infine, sulla proposta di Venezia Verde Progressista, meno strutturata che quella di Tutta la Città Insieme ma che ne ripete la filosofia. Che recita “non è in discussione la possibilità di intervenire in certe fasi, in modo drastico sui flussi, anche fermandoli, definendo una soglia oltre la quale, a parte i residenti, non si entra salvo che per lavoro, studio o per fornire servizi o prestazioni essenziali o per fruirne”. E come diamine si determinano le ragioni di lavoro studio ecc. se non raccogliendo informazioni anche sensibili? E i problemi di privacy allora, non si riproducono tal quali?

Per completezza, l’opzione di “chiudere” la città non è percorribile come “procedura standard”. Si può procedere solo in casi di acclarata e imminente pericolo per la sicurezza pubblica e può essere disposta solo dalle Autorità. Dev’essere una misura disposta puntualmente, hic et nunc e attuata di volta in volta. Fuori luogo dunque immaginarla come una soluzione strutturale e programmata, per il semplice fatto che non è attuabile.

CONCLUSIONI

Alla fine di questa verbosa carrellata, tentiamo di tirare le fila. Per punti:

  • Il problema dell’invasione dei turisti è serissimo e incombente. Ed è sentito sulla pelle da tutti i residenti. Non servono studi accademici, approfondimenti sulle provenienze dei flussi ecc. il problema c’è;
  • Il problema è pesantemente condizionato dal numero abnorme di posti letto disponibili nel Comune. Anche se complicatissimo e poco redditizio in termini di consenso non può non essere affrontato da subito (avvalendosi dell’Emendamento Pellicani);
  • Il contributo di accesso è una misura molto parziale, il cui effetto deterrente è tutto da stabilire e che presenta aspetti delicati nella gestione (doverosa) delle esenzioni che devono essere tenuti presente con grande scrupolo;
  • In ogni caso la natura del contributo di accesso è una natura redistributiva dei benefici così come i costi sono sopportati dall’intera popolazione. Ne consegue che la retorica sulla mercificazione della città è del tutto fuori luogo;
  • Le soluzioni alternative sono o palliativi (ancorché utili) o presentano le stesse controindicazioni del contributo di accesso e, ove prevedano la chiusura totale della città, di fatto inapplicabili.

Alla luce di queste considerazioni, il muro contro muro e la demonizzazione fine a se stessa del contributo di accesso è logicamente e direi anche politicamente miope e priva di senso. La realtà delle cose ci dice che qualunque misura, sia sul contingentamento delle entrate, sia sui posti letto confligge con interessi fortissimi interni (vedasi le associazioni delle Locazioni Turistiche) ed esterni alla città (pensiamo per esempio a tutti gli hotel dell’area metropolitana, non nel Comune di Venezia che impatto potrebbero avere dal contributo di accesso). Ne consegue che qualunque misura che non sia di semplice maquillage dovrà avere un consenso e una condivisione politica granitica da parte di tutti.

Ad oggi questa voglia di condivisione proprio non si vede. Ma è necessario crearla, magari lanciando degli Stati Generali del Turismo. È il difficile lavoro della politica, quella vera, non urlata e demagogica ma neppure impositiva. Chissà se qualcuno avrà la voglia e la forza di farlo.