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SacrĂ©s français! Non c’è nulla di meglio per iniziare la legislatura che una polemica con i governi d’Oltralpe. Tra rivalitĂ  calcistiche, culinarie e nel campo della moda – sentite, a dire il vero, piĂą in Italia che nell’Hexagone – l’opinione pubblica italiana è altamente eccitabile quando i “cugini” francesi sono coinvolti in vicende politiche nazionali. Le crisi con la Francia sembrano essere quasi diventate marchi di fabbrica per i governi populisti di qualsiasi orientamento ideologico. 

Anche se siamo lontani dal richiamo a Parigi dell’ambasciatore francese a Roma, in seguito all’incontro con alcuni esponenti dei gilet gialli, il movimento anti-Macron, dell’allora vicepremier Luigi Di Maio, nella sua versione giallo-verde, si tratta ugualmente di una crisi importante. Scatenata dal governo italiano per ragioni di politica interna. Un tentativo evidente di usare la Francia per mandare un messaggio all’Unione Europea.

Il problema è che la Francia è potenzialmente uno dei due paesi-guida dell’Unione con una maggiore condivisione delle preoccupazioni italiane rispetto alle tematiche migratorie. La strategia del governo italiano, pertanto, potrebbe non portare alcun frutto, salvo isolarla ancor più sul tema dell’immigrazione.

Un errore che in passato molti governi italiani hanno commesso. Nell’Unione servono infatti compromessi; per raggiungerli c’è bisogno di costruire delle alleanze; per mettere assieme delle alleanze occorre pazienza, oltre alla tenacia. E gli alleati europei di Meloni – Polonia e Ungheria – sono distanti anni luce dalle richieste in tema di asilo e d’immigrazione dell’Italia. 

Il governo italiano però grida vittoria. La Francia ha accolto l’Ocean Viking – mentre in circostanze del tutto identiche si era rifiutata di accogliere all’epoca l’Aquarius – ma ha anche sospeso l’accoglienza prevista dai meccanismi europei di 3.500 migranti attualmente in Italia. Non sarĂ  l’unica misura di ritorsione. Il ministro dell’Interno GĂ©rald Darmanin, un uomo di destra – viene dalle fila de Les RĂ©publicains, gli eredi del gollismo – ha annunciato “conseguenze estremamente forti sulle relazioni bilaterali e sul rapporto tra l’Europa e il governo italiano”.

Una reazione molto dura quella del ministro Darmanin perché, proprio come per l’Italia, è la politica interna francese che è turbata dalla vicenda dell’Ocean Viking.

La maggioranza (relativa) parlamentare di Emmanuel Macron sta infatti preparando un disegno di legge sull’immigrazione che prevede di riformare le procedure di asilo per realizzare piĂą espulsioni e di registrare gli immigrati minacciati di espulsione nell’archivio delle persone ricercate. Darmanin vorrebbe anche togliere la protezione ad alcune categorie di stranieri, come coloro che sono arrivati in Francia prima dei 13 anni o i parenti di cittadini francesi.

Allo stesso tempo però, nel delicato tentativo di mantenere l’equilibrio della maggioranza, il governo propone di facilitare l’integrazione professionale dei lavoratori immigrati e di creare un nuovo tipo permesso di soggiorno per “i lavori sottoposti a tensione”, per facilitare l’assunzione di immigrati in settori che faticano a trovare lavoratori.

Nonostante il tentativo di trovare un equilibrio per soddisfare le anime di centrosinistra e di centrodestra della sua coalizione, si tratta in ogni caso di un inasprimento delle norme sull’immigrazione, a cui si accompagnano gli accordi con altri paesi. Come, ad esempio, quello di qualche giorno fa, quando Macron e il primo ministro britannico Rishi Sunak si sono incontrati per cercare una soluzione e affrontare la situazione critica dell’immigrazione nella Manica, dove il ritmo di attraversamento delle piccole imbarcazioni è in aumento. Dall’inizio dell’anno sono arrivati nel Regno Unito circa 40.000 migranti su imbarcazioni di fortuna, un numero superiore a quello dell’intero anno scorso. Il centro di accoglienza di Manston, nel sud-est dell’Inghilterra, dove i migranti dovrebbero trascorrere 24 ore al loro arrivo, è sovraccarico e il sistema di asilo del Regno Unito deve smaltire 117.000 domande arretrate.

L’inasprimento delle norme e gli accordi con i britannici puntano a togliere un argomento all’avversaria principale di Macron, Marine Le Pen. Nella sua nuova avventura parlamentare, la leader dell’estrema destra appare sempre più eleggibile e più responsabile e l’idea che possa tra cinque anni arrivare alla presidenza non è più così irrealizzabile.

Il governo francese inoltre da qualche settimana si trova sulla difensiva da quando l’omicidio di una dodicenne, da parte di una donna algerina che aveva ricevuto un ordine di espulsione, ha rivelato le carenze della politica migratoria e delle procedure di espulsione.

In questa situazione si è inserito il governo guidato da Giorgia Meloni, la cui azione politica seguita dall’arrivo nei porti francesi dell’Ocean Viking ha praticamente quasi azzerato il lavorio delle scorse settimane del governo francese tra disegni di legge e accordi bilaterali (oltre che preoccupare il governo sulla possibile apertura di una via d’acqua verso Marsiglia). 

Sull’immigrazione si stanno giocando più partite politiche. Oltralpe, tra le quali anche il futuro politico della successione a Macron, non più ricandidabile.

Innanzitutto, la vicenda è stata un’occasione per l’estrema destra francese per far sentire la propria voce e in qualche modo lanciare un’offensiva contro la maggioranza macroniana, su assist della destra italiana. il caso ha infatti dato possibilitĂ  all’estrema destra di attaccare duramente Macron, accusato di “lassismo” da Marine Le Pen. Éric Zemmour si è addirittura presentato a Tolone dove ha organizzato un incontro con la stampa per denunciare “un fatto grave e storico”, parlando di “sostituzione etnica”.

Il fatto rischia poi di rappresentare un’occasione sprecata per gli aspiranti successori di Macron. Darmanin, che come l’ex primo ministro Eduard Phillippe – entrambi provenienti dal mondo della destra gollista – aspira a succedere a Macron, vuole cercare di imporre la propria futura candidatura sull’immigrazione. La durezza sul tema, infatti, lo renderebbe una candidatura accettabile da parte di quegli elettori che votavano a destra per i post-gollisti e che oggi si ritrovano piĂą facilmente nelle posizioni politiche di Marine Le Pen. In assenza di una figura centrale simile a Macron e la convinzione che a sinistra l’alleanza politico-elettorale della Nupes non arrivi fino al 2027, la possibilitĂ  di una candidatura proveniente dal mondo della destra post-gollista non è poi così lontana dalla realtĂ . E in un possibile ballottaggio con Le Pen, senza nemici a sinistra, la fermezza sulla questione migratoria potrebbe rivelarsi determinante. La linea dura di Darmanin è però stata sconfessata dall’arrivo dell’Ocean Viking. E ne ha danneggiato l’immagine.

Macron si sta giocando inoltre la propria eredità politica. Il presidente, infatti, ha promesso delle riforme in campagna elettorale e per realizzare il suo programma ha bisogno di un parlamento che funzioni. Ma in questa legislatura Macron non gode di una maggioranza assoluta. Deve negoziare. Doppiamente: con gli alleati di centro e di centrodestra; e con coloro che, all’opposizione, sembrano più interessati ad accordi politici per l’approvazione di leggi, cioè Les Républicains, i post-gollisti, l’ex partito di Darmanin e Phillippe. Senza i voti del centrodestra, per Macron è difficile governare. Con l’accoglienza dell’Ocean Viking, che rappresenta una marcia indietro rispetto a tutto quello che il presidente ha detto nel tempo, si è creata una frattura con Les Républicains che potrebbe affossare la riforma sull’immigrazione e inguaiare Macron su altri fronti di riforma per i quali i voti del centrodestra sono necessari.

La vicenda Ocean Viking ha rilanciato anche la competizione politica nella destra francese. Les RĂ©publicains – usciti malconci anche in queste presidenziali ma che resistono in termini di rappresentanza parlamentare – stanno infatti cercando di sopravvivere tra Macron e Le Pen che hanno conquistato molti dei voti di quest’area politica. Sono alle prese con l’elezione della propria leadership che dovrebbe portare il partito piĂą a destra, con l’idea che per salvare l’ereditĂ  del gollismo siano necessarie posizioni piĂą dure sulle politiche dell’immigrazione e socioculturali in generale. Quel che è accaduto rafforza la posizione all’interno dei Les RĂ©publicains di coloro che vorrebbero toni piĂą duri e piĂą simili a quelli lepenisti sull’immigrazione. E una vicinanza anche in termini ideologici tra Le Pen e Les RĂ©publicains potrebbe rappresentare un’anticipazione di alleanza (per quanto Les RĂ©publicains aspirerebbero a guidare questa potenziale alleanza).

Infine, lo scenario Ocean Viking è disastroso anche per la politica europea del governo francese e del suo presidente, inclini a presentare l’Unione Europea come un fattore protettivo.

Probabilmente il governo italiano non pensava di indebolire così tanto il governo francese. Ma nei fatti è accaduto. E rischia di perdere un possibile alleato che, con l’incontro non ufficiale con Giorgia Meloni, aveva dimostrato apertura e credito in un panorama europeo dove lo scetticismo nei confronti del nuovo governo italiano non è poi così ben camuffato.

Tra ipocrisie nazionali, silenzi europei e l’uso delle politiche migratorie per costruire carriere politiche, rimane quello che dovrebbe contare davvero: la vita degli uomini, delle donne e dei bambini arrivati in Europa. Ma il loro destino, si sa, non paga elettoralmente. E non pagherĂ . Almeno nell’immediato futuro.