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Premetto che l’autore di questo libro , “Vinigo la scala del tempo”, Federico Moro, lo posso ascrivere da anni come mio collega nella redazione di “Luminosi Giorni”, e ho condiviso con lui anche la firma di un breve intervento su “Sotto lo stesso cielo” Storie di cittadinanza comune tra laguna e terraferma, uscito a cura de “LA TOLETTA  edizioni” nel 2018.

Ma , come mi accade con molti altri illustri redattori, non l’ho mai fisicamente incontrato, e devo dire che la lettura di questo suo ultimo romanzo mi invita a chiedergli di parlarne di persona.

L’autore inserisce questo libro in una collana di narrativa della casa Editrice “LINEA edizioni”, ma appare quasi subito prevalente la sua immagine di storico, all’interno di un plot avventuroso e ambientato in un luogo della Valboite che lo rende eccentrico sotto vari punti di vista.

Vinigo è talmente piccolo e defilato dalla Statale che solo chi frequenta come me da una vita quella valle lo conosce. Anzi, nel mio caso, lo conosce sasso per sasso, curva dopo curva, orto e chiesa e cappella e sentieri compresi.

Da sempre. Essendo un luogo del mio cuore per eccellenza .

Ho iniziato quindi la lettura con particolare emozione, riconoscendo ogni dettaglio presentato dall’autore.

La sfida di Federico Moro è tutta qui : rendere in qualche modo universale un luogo minimo, particolare, che si affaccia su Monte Rite e Monte Pelmo, e si tiene alle spalle il Monte Antelao.

E’ un sentimento di quel luogo che lui ci consegna, un luogo che evidentemente conosce benissimo anche lui, come ne conosce le luci diverse nelle diverse condizioni climatiche, il rumore del vento tra gli alberi, gli scrosci violenti ed improvvisi di pioggia, il silenzio delle poche case e delle brevi strade che lo circondano, lontano lassù dagli altri paesi della valle attraversati dalla Statale , che si susseguono fino a Cortina.

Le sue descrizioni appassionate di quei paesaggi mi hanno commosso. Eccone una : “ …”Un grande amore, insomma” aggiunse Enea. “Spettacolare. Come queste montagne”concluse Wanda indicando in serie Rite, Pelmo e Antelao. Il sole di mezzogiorno ne strofinava le cime e i fianchi, rimbalzando tra rocce e boschi e saltando giù come acqua che spacchi la terra per riversarsi, in basso, con gorghi schiumosi. Vinigo se ne stava acquattata sul suo pianoro, pigro e indolente. Solo le rondini planavano a folle velocità dal Colle al Rio Rudàn, infaticabili”.

In questo microcontesto montano si innesta la vicenda di Enea, che decide di stabilirsi per qualche mese a Vinigo, per sfuggire alla pandemia e alla guerra in Ucraina.

Da qui inizieranno a moltiplicarsi a cerchi concentrici una serie di avventure, ricerche, relazioni con gente del luogo, che porteranno il lettore a perdersi letteralmente nel corso della vicenda all’interno di eventi storici ottocenteschi, Cinquecenteschi, tardo romani,con rimandi a luoghi prima immediatamente riconoscibili nel Risorgimento Cadorino, poi man mano sfumati fino ad un lontano Oriente.

Difficile per un lettore non storicamente raffinato e competente come l’autore, districarsi a tratti tra i fittissimi rimandi di cui il libro trabocca.

Difficile tenere a mente luoghi, personaggi, date tutti precisissimi che si susseguono spuntando all’interno della linea base della narrazione, che ne è a tratti sopraffatta.

Enea, nella sua residenza cadorina, avrà a che fare con figure femminili di tutto rispetto: ho pensato dentro di me che mai giovani donne della valle hanno avuto maggiore attenzione e ammirazione da parte di uno scrittore.

Veronica ,  l’agente immobiliare che gli affitta la casa, e Alice, la sua vicina bella e misteriosa di cui lui si innamorerà come un ragazzo, gli fanno a lungo da contraltare nella ricerca a più mani del misterioso Tesoro.

Sono figlie della terra dove sono nate, forti in montagna e capaci di trarre di impaccio Enea durante una sua passeggiata durante una tempesta. Ma si riveleranno poi anche l’una un Carabiniere paracadutista, l’altra parte di una organizzazione fuori dalla legalità.

Ma se le donne di Vinigo sono toste e affascinanti, ecco comparire proditoriamente nella seconda parte del libro anche altre donne, appartenenti tutte al passato di navigatore di Enea, che, per quelle combinazioni che solo nella letteratura d’avventura compaiono, arrivano anch’esse in Valboite , per partecipare alla ricerca del Tesoro, e fare girare la testa definitivamente al lettore.

Che aveva nel frattempo viaggiato con Enea per mare, condiviso i suoi amori, solcato Oceani diversi, per poi tornare con lui a Vinigo, a guardare da lontano i suoi viaggi del passato.

Il risvolto finale della vicenda, che ovviamente non rivelerò ai miei lettori, coniugherà di nuovo un respiro narrativo da spy story internazionale , e il risveglio del sentimento del protagonista per una donna e per la montagna.

Vinigo, comunque , attraverso le vicende che si sveleranno mano a mano all’interno delle pagine, manterrà fino alla fine, addirittura accentuandolo, il suo ruolo di rifugio perfetto dalla grande avventura della vita.

FEDERICO MORO, VINIGO la Scala del Tempo, LINEA edizioni 2022