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E’ ormai appurato che il modello di sviluppo urbano verso il quale tendere non può più essere quello a cui eravamo abituati. E’ ormai appurato che ‘sostenibilità‘ non è più solo un concetto astratto, ma una serie di azioni che si stanno delineando sempre più precisamente e che questo nuovo approccio dovrà essere alla base di tutto ciò che si andrà a fare. Ciò che rimane debole è il lavoro sulle modalità del fare. Abbiamo bisogno di capire come e che strumenti utilizzare. Abbiamo bisogno di riempire le nostre scatole degli attrezzi. Per chi si occupa di sviluppo del territorio gli attrezzi non sono solo nuove tecnologie costruttive, ma nuove regole, nuove ‘istruzioni d’’uso’, nuovi modelli, che per diventare tali hanno bisogno di ricerca e sperimentazione.

Persone, contesto, relazioni sociali, abitudini e convinzioni personali sono fattori altrettanto importanti per costruire modelli residenziali a ridotto impatto ambientale. La tecnologia, che nell’immaginario comune è il primo mezzo per raggiungere tale obiettivo, non è di per sé sufficiente, se non utilizzata da abitanti consapevoli.

Nasce da queste riflessioni un’esperienza di progetto di quartiere residenziale, il Granaio: un percorso di progettazione che ha visto la collaborazione tra pubblico e privato attorno ad un’idea di sviluppo urbano, pensata, sperimentata, disegnata e scritta.

Le persone che hanno collaborato a questa ricerca oltre a me, che lavoravo alla progettazione di un quartiere ‘sostenibile’ in un contesto reale reale, sono Ildebrando Lava, il committente, che sognava di realizzare sul suo terreno una lottizzazione innovativa; Laura Mascino che voleva provare a raccogliere e scrivere le ‘buone regole’ per la costruzione del territorio; Carlo Neidhardt che si era già confrontato con queste operazioni; Norbert Lantschner, che ci conosceva e ci ha messi insieme, al tavolo di lavoro della Fondazione ClimAbita; il Comune di Musile di Piave, che doveva realizzare buone pratiche costruttive all’interno di un progetto di finanziamento europeo.
La sperimentazione è avvenuta attraverso l’uso di due strumenti contemporaneamente: il progetto architettonico preliminare per un villaggio, con una sua localizzazione definita e con una committenza reale e la scrittura di un nuovo manuale di buone regole per la realizzazione di quartieri ‘sostenibili’.

Il progetto architettonico – un progetto pilota per il territorio che ne è il contesto reale: traccia linee d’azione e metodologie applicative da sviluppare nei processi di pianificazione comunale; input per una maggiore consapevolezza di tutti gli attori della costruzione, sia a scala architettonica che urbana, coinvolti in scelte e processi atti a migliorare gli standard sociali economici e ambientali del territorio.

Il manuale – una guida prima e uno strumento di verifica poi, per i progettisti che si occupano di ideare parti di territorio abitato, e punto di partenza anche per chi determina le regole del costruire urbano, come le amministrazioni comunali, sulla cui base sviluppare valutare quali siano i parametri più attinenti al proprio territorio e definire uno strumento che tenga conto degli aspetti qualitativi e quantitativi, per valutare il grado di sostenibilità dei propri progetti.

Le due strategie, portate avanti insieme, hanno costituito una grande sinergia, aumentando il valore di entrambi: il quartiere diventa una parte di città ‘virtuosa’; il protocollo ha un accertato carattere di fattibilità, perché le sue regole sono già state testate attraverso un progetto reale.

Il luogo della sperimentazione si trova in Comune di Musile di Piave, cioè in un terreno nella zona agricola compromessa, che comprende un edificio storico, da due secoli granaio, e una casa colonica, intrappolato tra la campagna, la statale Triestina e quel tipo di edificazione sparsa ormai diventata caratteristica del Nord-Est, fatta di case alternate a capannoni. Si incontra lungo il percorso da città a città, da centro a centro, percorso ora velocemente, indifferente agli elementi naturali di pregio esistenti, un tempo distintivi del sistema insediativo rurale: la Villa, il Granaio e la casa Colonica.

Granaio: il progetto del villaggio sostenibile

L’idea da cui parte la progettazione è quella di fare di quel luogo un “contenitore” di obbiettivi per promuovere nuove iniziative in campo ambientale, di sviluppo energetico sostenibile, di utilizzo di fonti rinnovabili, di educazione delle nuove generazioni alla sostenibilità, anche attraverso la conoscenza delle tradizioni.

Quel luogo, che prende il nome di Granaio, nasce con una vocazione, quella di coltivare e contenere il grano, frutto più prezioso della terra, che ha sempre acceso le menti e gli animi degli uomini e delle donne:
il grano ci è narrato come elemento fondante di civiltà; la spiga è il simbolo della fertilità, della ricchezza e dell’abbondanza; i nostri antichissimi progenitori italici vedevano nella spiga il segno della benevolenza della dea Cèrere, la cui stessa etimologia si collega al verbo creare. Attorno a questo oro esisteva un mondo di strumenti, attrezzi, lavorazioni, ma anche idee e invenzioni. Il granaio era il luogo dove questo oro veniva conservato in attesa delle sue successive trasformazioni.

L’area del Granaio è un luogo strategico per le potenziali connessioni con le vie di trasporto, sia pubblico che privato. Il progetto prima ancora che riguardare le residenze, si concentra proprio sulla mobilità e sulle possibili connessioni con le arterie principali, come l’autostrada, ma soprattutto con la linea ferroviaria, la cui vicinissima stazione collega Venezia con la parte est della provincia e rende l’area raggiungibile “a piedi da ogni parte del mondo e viceversa”.

L’idea del progetto parte dalla riqualificazione e riuso degli edifici di pregio esistenti, che diventano una porta verso la campagna retrostante, il motore del nuovo insediamento residenziale, creando nuovi percorsi e ripristinandone altri: l’edificio ex granaio che conteneva il grano, l’oro prezioso che muoveva l’economia di tutto il territorio, e la grande casa colonica, diventano incubatoi e motori del nuovo insediamento; gli elementi naturali esistenti come i fossati e i canali, preziosi strumenti di scolo delle acque di campagna, emergono e diventano elementi costitutivi del progetto; i collegamenti con la viabilità pubblica esterna diventano nell’insediamento una fitta rete ciclo pedonale; le residenze si uniscono a pettine con il verde e la campagna, compenetrandosi l’uno con l’altro ed ognuna portandosi dentro le proprie caratteristiche e peculiarità.

La vista di progetto mostra il rapporto proprio tra edifici e verde privato e semi privato, un edificato che ridisegna un paesaggio rurale nella forma e tipologia: la compenetrazione tra città e campagna, tra edifici e terra, tra elementi costruiti ed elementi naturali, case e orti, saldati tra loro dalla fitta rete di percorsi.

Nel progettare questo insediamento si è partiti dallo studio delle regole insediative della campagna, dove le residenze costituivano ogni volta un piccolo nucleo, con all’interno tutto ciò che era utile alla qualità della vita: lo spazio a corte.

SISTEMA INSEDIATIVO – Gli edifici sono pensati con diverse tipologie abitative: dall’unità per il singoli a quella per la famiglia con 2 o 3 o più componenti, e si sviluppano attorno ad uno spazio di uso semi privato, che diventa uno spazio per la socialità, per vivere l’ambiente esterno in comune. Dalle residenze si vede l’orizzonte, sempre naturale e verde, con ampie distanze rispetto ai nuclei esistenti. Un insieme di tessere (macrolotti) che sono a loro volta suddivise in due ambiti per facilitare la gestione delle cose comuni, disposti a corte, seguendo i principi del corretto orientamento.

ABITARE E LAVORARE – Il progetto propone un insediamento dove si possa, oltre che abitare, anche lavorare e creare con l’occasione delle residenze nuove opportunità di lavoro.
Ad ovest infatti, più a stretto contatto con la campagna, una fascia di orti per residenti e non residenti separa il percorso ciclo pedonale della residenza. Gli edifici esistenti diventano occasione di lavoro a km zero, dove vendere i prodotti coltivati o trovare posto per chi offre un servizio sociale agli abitanti:  assistenza per i bambini o per gli anziani, gestione delle parti comuni. L’edifico adibito a granaio invece, contenitore in passato del grano, diventa contenitore di servizi, di idee e sede di un laboratorio di ricerca e sperimentazione partecipata dell’insediamento.

CONTESTO – Per quanto riguarda l’uso del suolo e la risorsa acqua, la scelta è stata quella di rispettare le naturali pendenze del terreno e il suo sistema di scolo, mantenendo il più possibile i fossati e le scoline che diventano elemento caratterizzante degli spazi.
Utilizzando questo sistema l’ipotesi è quella di usare una parte del terreno per un impianto di fitodepurazione, per gli scarichi domestici, che potrebbe fornire acqua ed un laghetto posto nella zona verde di ingresso al quartiere. Nelle isole residenziali, negli spazi comuni, viene prevista la raccolta delle acque, sia quelle piovane per usi domestici e non, che l’acqua calda sanitaria.

COLLEGAMENTO – Caratteristica dell’insediamento é infine il forte collegamento con le stazioni o fermate di mezzi pubblici: una fitta rete di percorsi ciclo pedonali, che non si interseca con la mobilità delle auto, collega le residenze ai punti di snodo della mobilità extra urbana.

PREFABBRICAZIONE – Le residenze saranno costruite con il metodo della prefabbricazione e con prestazioni energetiche elevate e certificate. Principi seguiti nella loro costruzione saranno: buona coibentazione, uso di materiali con una buona massa, ventilazione controllata e energia da fonti rinnovabili.

Granaio: il progetto del manuale delle buone regole

Il manuale delle buone regole con cui è maturata la progettazione del Granaio è uno strumento semplice ma efficace che descrive cosa è l’essenziale affinché un insediamento si possa definire sostenibile.
La ricerca ha messo in evidenza alcuni criteri raggruppati in un trifoglio della sostenibilità, costituito da tre macro aree: ecologia, socialità ed economia.

ECOLOGIA – in questo ambitosi definiscono e si promuovono i criteri progettuali che consentono di ridurre il costo ambientale ed energetico di un nuovo insediamento, facendo leva sulle enormi potenzialità ed efficacia delle strategie di tutela ambientale applicate a scala urbana, ancor prima che architettonica.
E’ infatti nel funzionamento del sistema urbano che è possibile programmare il maggior risparmio di risorse rispetto agli attuali standard di consumo.
Presupposto fondamentale è la corretta progettazione degli edifici per ottenere una diminuzione del fabbisogno energetico e l’uso di risorse rinnovabili, oltre che una attenta stima dell’orientamento e posizione degli stessi all’interno dell’insediamento, consentendo di limitare le emissioni di co2. Viene valutata l’efficienza edificio, l’efficienza insediamento e l’efficienza ambiente.
La costruzione di un nuovo quartiere inoltre deve tener conto dell’impatto che avrà sulla terra durante il suo intero ciclo di vita, facendo in modo che le costruzioni non lascino impronte indelebili sulla terra, attraverso la scelta di materiali a basso impatto ambientale, la riduzione dei rifiuti domestici e di cantiere e le emissioni climalteranti, prodotte dall’uomo attraverso i sistemi della mobilità.
Un nuovo insediamento è sostenibile rispetto a come le risorse naturali, come l’acqua dolce, vengono tutelate e tale tutela può essere garantita solo da azioni attuate a scala locale, dalle singole comunità e nelle singole abitazioni.
Innanzitutto è necessario ridurre la domanda di acqua potabile introducendo modalità d’uso efficienti che ridurranno di conseguenza anche quello dei reflui idrici, in secondo luogo è opportuno sfruttare fonti alternative secondarie come l’acqua piovana, per finire con lo smaltimento delle acque nere, grigie e piovane e l’impiego degli impianti di depurazione, il cui impatto ambientale e alto fabbisogno energetico possono essere ridotto da strategie di trattamento in situ e applicando sistemi di drenaggio urbano sostenibile.

SOCIALE – in quest’ambito si fa riferimento ai principi del sentirsi bene, sentirsi parte integrante di una società e riconoscersi in un luogo e in uno stile di vita, per ottenere una qualità di rapporto tra insediamento e benessere di chi ci abita.
La qualità di un insediamento è verificata anche attraverso la qualità di vita dei loro abitanti, il loro benessere, sia all’interno degli edifici, che negli spazi esterni. Tale comfort è inteso innanzitutto come un benessere ‘fisico’ legato quindi a una percezione sensoriale, attraverso le sue declinazioni: spazi interni ed esterni di quiete, luoghi salubri con un microclima piacevole e un corretto rapporto tra luce e ombra. La qualità dell’insediamento poi è tale se facilita la costruzione di ‘comunità’ e quindi prevede spazi che riescano a creare occasioni di socializzazione, di accrescimento del valore degli individui nella loro specificità e garantisca accessibilità a tutti gli individui, attraverso la qualità costruttiva, la diversificazione degli spazi e delle loro funzioni. La qualità dei luoghi residenziali necessita anche di una dotazione di servizi alla scala del quartiere, che garantiscano un uso variegato dell’insediamento; un luogo dell’abitare non è solo un luogo dove si torna la sera per riposare, ma è anche un luogo dove ci sono servizi per chi ci vive o occasioni di lavoro; un luogo comunque dove é garantita la possibilità di residenza alle diverse individualità e convivenze, con tipologie di alloggi adeguati alle varie categorie di nuclei familiari. La qualità passa anche attraverso da una parte il rapporto con la tradizione, dall’altra la costruzione di una nuovo coscienza collettiva rispetto a nuovi valori della società. L’obiettivo è sviluppare un senso di appartenenza attraverso il rapporto con ciò che è storicamente e culturalmente consolidato e rapportarsi con il patrimonio culturale esistente, relazionarsi con la la morfologia del costruito e la configurazione del territorio, la valorizzazione del paesaggio e riconoscersi nel progetto nella sua parte di sviluppo e innovazione sociale, con un atteggiamento di rispetto e valorizzazione nei confronti del paesaggio e in alcuni casi contribuire a una, riqualificazione, restauro e riappropriazione di questo.

ECONOMIA – in quest’ambitoi criteri considerati come caratterizzanti un insediamento sostenibile hanno l’obiettivo di tutelare gli interessi di tutti gli attori coinvolti nel progetto, attraverso la trasparenza di tutti i processi, la visione di tutti i costi e partecipazione dei futuri residenti. La qualità del processo del progetto identifica fin dall’inizio la qualità dell’insediamento, in quanto in questa fase vengono prese decisioni sulla sua costruzione e gestione: la durabilità di tutto l’insediamento dipende anche dalla scelta dei materiali da costruzione secondo la loro caratteristica di durabilità, soprattutto per le parti della costruzione più sollecitate, e determina la possibilità di allungare la vita dell’insediamento e degli edifici; dipende dalla gestione intelligente del loro futuro smaltimento; dalla flessibilità dell’insediamento nel tempo, che riguarda la possibilità di cambiare le caratteristiche spaziali, strutturali o di uso di un immobile, qualora cambiassero le necessità dei residenti, senza impiegare troppe risorse o energie. La sostenibilità dell’intervento si misura anche dai costi di realizzazione e gestione: i costi di investimento devono essere chiari già in fase di partenza, così come i tempi di ammortamento dell’intero investimento, anche in funzione delle scelte energetiche, e l’intera realizzazione deve poter essere realizzata per parti complete; la fase esecutiva rispetto alla definizione dei costi effettivi di investimento deve essere il più possibile completa; i costi di gestione e di manutenzione dell’insediamento e dei singoli edifici, nonchè delle parti comuni deve essere chiaro a ai futuri residenti. L’informazione agli abitanti di un quartiere sostenibile è poi un’importante strumento per aiutarli nella consapevolezza delle scelte da operare. Lo stesso vale per la formazione sull’uso degli impianti, nonchè degli spazi e sui comportamenti rispetto alla mobilità e alla raccolta dei rifiuti. Infine un quartiere è sostenibile quando vengono presi in considerazione i reali bisogni dei residenti attraverso un processo di partecipazione.

Granaio: sinergia tra pubblico e privato, tra il 2010 e il 2015

Parte privata e parte pubblica hanno portato avanti le due strategie contemporaneamente , aumentando così sia il valore del progetto, che delle regole: il quartiere è stato progettato come una parte di città ‘virtuosa’; il protocollo ne ha accertato la fattibilità, perché le sue regole sono state testate attraverso un progetto reale; il regolamento acquisito dal Comune è coinciso esattamente con le aspettative del privato, collaboratore anziché antagonista.

L’esperienza ha prodotto un progetto preliminare di una parte di territorio, che diventa modello di insediamento, insieme ad un manuale di buone pratiche come traccia per progettare un quartiere sostenibile e una serie di norme applicabili nel regolamento edilizio e utilizzabili per la progettazione di nuovi insediamenti sostenibili.