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Confesso, questa fascia mi sembra ridicola, l’ho indossata una volta per celebrare un matrimonio di amici, ben riuscito peraltro, ma continua a sembrarmi ridicola, un simbolo insufficente ai poteri e soprattutto ai doveri che indossarla implica.

Come ci si arriva? La prassi vuole che ci si arrivi attraverso la creazione di un programma, un insieme di promesse che accontentino un mix di “Notabili” che asseriscono di “rappresentare” partiti, associazioni, comitati, gruppi di cittadini organizzati, spesso e volentieri l’un contro l’altro armati.

Trattative estenuanti, tavoli traballanti, sedie stabilmente occupate, e alla via cosi, si scrive, si cancella, si corregge, si aggiunge, si dettaglia, si cuoce  una minestra che perchè non sia indigesta a tutti, risulterà magari sforzosa, sembrerà completa, apparirà universale, ma quando la si assaggerà, risulterà insipida.

E alla fine ci si dimentica che qualcuno quella fascia la deve pur indossare, e siccome tante sono le facce, le ghige e i musi che vorrebbero fasciarsene il petto, si riveste un manichino senza volto fino al giorno che all’elezione sarà troppo vicino, gli si legano mani e piedi e testolino, rendendo il gran candidato o candidata un anonimo manichino.

Sappiamo già come andrà a finire, soluzione A si perde, soluzione B si vince, ma sarà una vittoria di Pirlo, una Pirlata, le corde che guideranno la marionetta saranno tirate da mani diverse, si aggroviglieranno, si annoderanno, i movimenti si faranno sconnessi, i passi lenti, incerti, e il tanto elaborato Programmino finirà in un anonimo cestino.

Ci vuole un atto di fiducia, prima del progamma, dell’intesa, della santa alleanza, ci vuole una incarnata speranza, insomma una faccia, un corpo visibile e riconoscibile, una persona che diventi personaggio, che interpreti pure un copione scritto a molte mani, ma cui riesca a dare vità, visibilità, credibilità, e questo non si costruisce in trenta giorni di campagna elettorale, si costruisce prima con una solida e visibile presenza. Se si aspetta che tutti i punti e le virgole siano correttamente posizionate, a schifio si finisce come altre volte.

Bisogna prendere uno dei tanti pedoni o pedone in gioco, e farlo diventare sia Regina che Re, la prima si muove agile, su tutte le direttive, assesta colpi, mangia cavalli, torri e alfieri avversari, ma deve anche essere Re che resta ben protetto nell’arrocco e che tutti i pezzi si impegnano a difendere e proteggere, fino alla sconfitta del Re dell’altro lato della scacchiera.

Per quanto riguarda la nostra beneamata città venessiana, la tentazione di dire che, tanto, la partita si farà tra tre anni, è grande, pericolosa e imprudente, il Re-Regina va scelto, proposto oggi o al massimo dopodomani, vi si deve costruire una narrazione, un’immagine, un vissuto popolare, altrimenti il più bel programma del mondo verrà interpretato da un attore tentennante, che scorda le battute, che non strappa applausi, che non riempie il botteghino, e la scena finale rischia di essere accolta con un lancio di ortaggi.

Dice il detto  “Chi entra papa ner conclave, ne risorte cardinale”, ed è quindi di pragmatica che nessuno si candida se non all’ultimo minuto, salvo chi si serve della Candidatura per dire al mondo “ci sono anch’io”, dando per scontato il “no tu no”; e allora vai avanti tu che a me viene da ridere, vai avanti, presentati, candidati, bruciati, e quando l’ultimo cerino si sarà spento, arriverà l’angelo salvatore, quello che ha saputo aspettare e tessere una ragnatela in cui tutte le mosche si sono schiantate, bello no? Si metterà finalmente una testa sul manichino e la gatta ci metterà lo zampino, ma il lardo sarà secco e immangiabile.

Serve coraggio, impudenza, sfrontatezza e un po’ di incoscienza, ma c’è un lasso di tempo, una finestra temporale stretta che bisogna attraversare, per navigare nei prossimi tre anni verso un porto sicuro, la politica è ormai fatta solo di tattiche, la strategia pretende ed esige tempi lunghi, tempi che non lasciano a tutti il modo di giocare le proprie carte. Ma con le tattiche si vincono le scaramucce, non si conquistano i Castelli e meno ancora le Città.