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Il 10 ottobre di ogni anno ricorre in tutto il mondo la Giornata mondiale della salute mentale , una occasione di sensibilizzazione per valorizzare il benessere mentale e per combattere lo stigma che accompagna il disturbo mentale.

Oltre  alle attivitĂ  proprie del settore sanitario, ai fini della valorizzazione e protezione della salute mentale esistono iniziative attivate in altri settori operativi: è il caso del progetto realizzato  in Toscana nell’ambito delle campagne di scavi archeologici nella zona di Populonia. L’idea di partenza è ampliare l’accessibilitĂ  dei beni e servizi culturali  nel territorio. Una archeologia definita “partecipativa” che, oltre alla  tradizionale finalitĂ  di incrementare il turismo culturale,  si prefigge di rafforzare l’immagine e l’identitĂ  del territorio – e quindi il legame dei cittadini con esso -, di tutelare  il passato e conservare la memoria storica della comunitĂ . L’iniziativa mira a coinvolgere attivamente i cittadini nella varie fasi della  filiera archeologico-culturale,  e – aspetto interessante – pone particolare attenzione, al fine di alleviare il disagio mentale, nei confronti delle persone fragili.

Attingo al saggio “The power of archaeology: soprattutto quando è pubblica, partecipativa e sociale” redatto da Carolina Megale, archeologa,  e Stefano Monti, economista, di prossima pubblicazione nella rivista “Il capitale culturale” n.28, 2023,  UniMC.

Vi si fa riferimento alle iniziative perseguite nel territorio dell’antica cittĂ  di Populonia dalla  Fondazione Aglaia, del cui consiglio di amministrazione la  Megale fa parte. La Fondazione Aglaia è accreditata, come servizio sanitario non domiciliare, al Sistema dei Musei Toscani per l’Alzheimer. (https://www.museitoscanialzheimer.org/)

Oltre che studenti universitari di archeologia, gli scavi coinvolgono volontari, italiani e stranieri, tra cui molte donne di etĂ  compresa tra 50 e 65 anni. E la parte che piĂą ci interessa riguarda il coinvolgimento nelle varie fasi – ricognizioni, scavi o laboratori – di persone con disabilitĂ  e malattie mentali, anziani con Alzheimer e demenza.

Al centro delle attivitĂ  sono i reperti legati alla vita quotidiana degli antichi, in questo caso gli Etruschi: i partecipanti, sotto  la guida di personale laureato in archeologia e appositamente formato, vengono coinvolti nella descrizione degli oggetti per capirne l’uso, definire i luoghi della vita quotidiana e il contesto storico e sociale di riferimento.  In particolare, nella fase di laboratorio, la  descrizione dei reperti osservati da parte dei pazienti mira a suscitare le loro riflessioni, a condividere vissuti della propria storia, a stimolare la loro immaginazione e le loro emozioni.  I pazienti sono anche sollecitati a produrre un racconto derivante da quanto osservato e,  volontariamente,  ad esporre oralmente e raffigurare su carta le sensazioni che un reperto ha suscitato in loro.

Sappiamo che l’affezione neurodegenerativa, con l’avanzare dell’etĂ ,  è progressiva; ma si può rallentare la perdita delle capacitĂ  cognitive, e queste iniziative donano momenti di emozione,  momenti in cui i pazienti percepiscono di non essere lasciati soli dagli “altri”.  Una applicazione dell’archeologia finalizzata a stimolare i loro sensi attraverso il passato: e i musei, gli scavi, le vestigia antiche  svolgono un ruolo prezioso per la salute mentale oltre che  per l’identitĂ  collettiva  e individuale.