LA CITTÀ INSIEME, TUTTA
23 Agosto 2020LAURA FAGARAZZI: la mia città dei prossimi 5 anni
25 Agosto 2020Luminosi Giorni, con spirito di servizio al fine di accrescere la consapevolezza per il prossimo voto alla Amministrative del Comune di Venezia, ospita una serie di interventi di personalità che riteniamo offrano spunti di riflessione per un voto ponderato e consapevole. Gli amici che hanno cortesemente offerto il loro contributo provengono da aree culturali, politiche e ideali le più diverse e offrono visioni talvolta molto confliggenti tra loro. Ma mai banali. Come Redazione ci piace pensare di poter contribuire a un confronto sereno e non fazioso sui temi che riguardano il futuro della nostra città. Alcuni degli autori scenderanno personalmente nell’agone elettorale. A loro, indistintamente, va il nostro in bocca al lupo e a tutti, candidati e no, un sentito grazie per la collaborazione.
Non credo di avere una visione politica della mia città nei prossimi 5 anni, semmai civica, da cittadina che vive, risiede, lavora in questa città. E ovviamente la mia visione civica va a radicarsi in quello che sono, nella mia storia, nella mia relazione con Venezia.
Sono venuta a vivere qui alla fine degli anni 80 per frequentare l’università, il primo anno ero piuttosto pendolare per una certa difficoltà, dati i tempi, di messa a fuoco delle mie necessità. Dal secondo anno sempre più stabile in laguna ho iniziato a viverla come la città alternativa alla mia – che non amavo molto – a coglierne le differenze e potenzialità. È stato dal terzo anno che ho cominciato a viverla come città completa, assoluta, senza confronti, a percepirla in tutte le sue magnificenze e nelle sue piaghe: in poche parole ho iniziato ad amarla per le sue bellezze e per le sue difficoltà.
Era una vita da studenti ma anche da residenti, eravamo tantissimi sparsi negli appartamenti in tutta la città; le grandi feste che spesso ci erano precluse per costi e sfarzi noi le facevamo di casa in casa, di porta in porta, con i nostri mezzi. Non era una vita mordi e fuggi, vivevamo qui nel rispetto di regole e degli obblighi: eravamo studenti residenti. Da allora non me ne sono più andata, se non per brevi periodi o come pendolare, ho scelto di lavorare qui, di provarci, di resistere.
Dopo vent’anni dal mio arrivo mi chiesero un intervento scritto sulla mia esperienza qui, io risposi che ci vivevo solo da cinque o sei anni ma poi a fare i conti per bene gli anni erano venti: ho pensato dunque che il connubio mio con questa città fosse felice e riuscito perché gli anni non mi pesavano, nonostante tutto.
Come me molti dei miei compagni di allora hanno scelto di restare, e con gli anni molti amici che ho incontrato ho poi scoperto che erano venuti qui per studiare, come me.
Tutto questo per dire che oggi, che insegno all’Università Ca’ Foscari, tutto ciò non è più possibile. Quando ho iniziato a insegnare, intorno al Duemila, ancora era possibile avere classi di studenti che dormivano e vivevano Venezia; alcuni di loro, così come ho fatto io, hanno scelto di rimanervi e iniziare o proseguire le loro attività lavorative qui: ci incontriamo sempre soddisfatti di questa scelta, sebbene l’occhio lucido e critico sull’andamento della città sia vigile.
Da una decina di anni però questa linfa vitale, questo ossigeno che sono i giovani studenti fuori sede non esiste più o solo in minima parte. I miei studenti da qualche anno dormono a Padova, Mogliano, Treviso eccetera, perché qui, a Venezia centro storico, non trovano possibilità di alloggio: non si tratta solo di costi, ma principalmente che gli alloggi non ci sono perché destinati al turismo. Gli studenti non solo non vivendo qui non potranno mai capire appieno cosa significhi questa città, le sue esigenze, la sua fragilità ma ne vedranno sempre e solo le piaghe. Molti mi dicono che per fortuna abitano a Padova perché qui a causa delle masse di turisti la città è invivibile: questo è vero, ma è vero anche che vivendoci si trovano altri modi per starci e soprattutto si può interagire per comprendere cause ed effetti di ogni sua problematica.
Forse sfugge alle amministrazioni che l’università, l’istruzione e la scuola sono un settore produttivo, che a Venezia ci sono Ca’ Foscari, IUAV, l’Accademia di Belle Arti, il Marcianum, il Conservatorio, solo per citarne le più evidenti, e che il gran numero di dipendenti di questo settore e di studenti non si può e non si deve ignorare, e non si può delegare solo alle singole Facoltà la questione abitativa – i Campus universitari in una città come Venezia hanno dimensioni proporzionate al luogo – perché è anche la città che deve farsene carico, investendo in questo modo nei cittadini di oggi e di domani.
Lo studio è cultura e la cultura è studio che portano professionalità, lavoro, produttività, idee, ossigeno, potenzialità presenti e future: dobbiamo prenderci carico nella città di questi studenti perché un domani loro, da vicino o da lontano, si prenderanno carico di questa città anche solo con un pensiero approfondito e critico. Se non lo facciamo questi giovani non porteranno la loro energia e potenzialità alla città, e se la trasporteranno via in un altro luogo lasciandoci un po’ agonizzare.
Mi riferisco agli studenti, ma la medesima osservazione è per chi vive qui, per chi a causa di uno sfratto rischia spessissimo di andarsene a vivere a chilometri di distanza perché non ci sono abitazioni disponibili a un costo lecito, per chi si vorrebbe trasferire in laguna.
Parlo, va da sé, della questione residenziale, del fatto che non ci sia un contenimento o una regola nel destinare immobili solo ed esclusivamente ad uso turistico. Mi riferisco anche dell’abusivismo, di quante, e quanto grandi abitazioni sono destinate in nero al turismo: troppe. Una città così fragile e delicata con, in tempi normali, centinaia di turisti al giorno che tirano lo scarico dell’acqua e buttano immondizie a costo zero per loro e per il proprietario e a costi altissimi per tutta la città: non è più sostenibile questo. Spero che nei prossimi 5 anni venga regolamentata la questione abitativa, con un decisiva stretta sulle abitazioni in nero al turismo, un contenimento del numero di alloggi a uso turistico, una linea politica di supporto alla residenzialità di chi vive e lavora qui e di chi vive e studia qui. Ripopolando la città di cittadini il tessuto sociale si può ricostruire, le necessità commerciali ricalibrare e riconvertire in un luogo che torni civis e non più land. Ovviamente il turismo c’è e deve esserci, ma nel rispetto della città e di chi la vive e viceversa.
Insieme alla residenzialità auspico luoghi di incontro cittadini, luoghi dove le persone possano incontrarsi e parlare, possano scambiare opinioni e dialogare della città. Non si può e non si deve sempre delegare sugli spazi aperti, come i campi, e alle aggregazioni spontanee: è necessario pensare a dei luoghi deputati allo scambio, all’incontro, alla discussione. Oggi questi luoghi si contano sulle dita di mezza mano e sono per lo più privati, di privati illuminati: non è possibile in una città avere luoghi di incontro, pubblici e privati, esclusivamente a pagamento, e a un costo salatissimo.
Avere cura della città significa avere cura delle persone che ci vivono, della cittadinanza, delle abitazioni e dei luoghi di incontro, delle attività commerciali necessarie alla cittadinanza, alle manifestazioni culturali anche a misura della cittadinanza e da lì in poi alla tipologia di turismo compatibile con un luogo così particolare. Lavorare sulla residenzialità significa lavorare sul tessuto sociale, sull’educazione alla cittadinanza in un luogo così particolare come è Venezia, con esigenze e potenzialità molto disparate rispetto alle altre città.
Mi è chiaro che dico delle banalità, e che tutto ciò è sempre stato chiarissimo alle amministrazioni di questi ultimi anni e di fatto non è ciò che le amministrazioni hanno perseguito in quanto attratti da altri obiettivi, altri conti. Ma è ciò che vorrei, contestualmente a molte altre cose che da questi piccoli miei spunti derivano.
Chi è Anna Toscano: vive a Venezia, insegna presso l’Università Ca’ Foscari e collabora con altre facoltà. Scrive per testate, tra le altre Il Sole24 Ore, Minima&moralia, Doppiozero, Leggendaria. Sesta e ultima raccolta di poesie è Al buffet con la morte, La Vita Felice 2018, preceduta da Una telefonata di mattina, 2016, Doso la polvere, 2012; liriche, racconti e saggi sono rintracciabili in riviste e antologie; sua la curatela di cataloghi e libri. Ha ideato e condotto la trasmissione radiofonica Virgole di poesia per Radio Ca’ Foscari e i suoi racconti sui luoghi del cuore per Le Meraviglie di Rai Radio 3. Per la testata on-line La Rivista Intelligente cura Venerdì in versi, da cui è nata l’antologia poetica di donne Chiamami col mio nome, La Vita Felice 2019. È stata editor per case editrici, lavorato come ufficio stampa; ha collaborato con varie scuole di scrittura e ha fondato “Lo Squero della parola”, laboratorio di scrittura. Come fotografa suoi scatti sono apparsi in riviste, manifesti, copertine di libri, mostre personali e collettive. Varie le esperienze teatrali, tra le quali “Voce di donna Voce di Goliarda Sapienza”. www.annatoscano.eu