MATELDA BOTTONI: la mia città dei prossimi 5 anni
28 Agosto 2020SILVIA BOSELLI: la mia città dei prossimi 5 anni
30 Agosto 2020Luminosi Giorni, con spirito di servizio al fine di accrescere la consapevolezza per il prossimo voto alla Amministrative del Comune di Venezia, ospita una serie di interventi di personalità che riteniamo offrano spunti di riflessione per un voto ponderato e consapevole. Gli amici che hanno cortesemente offerto il loro contributo provengono da aree culturali, politiche e ideali le più diverse e offrono visioni talvolta molto confliggenti tra loro. Ma mai banali. Come Redazione ci piace pensare di poter contribuire a un confronto sereno e non fazioso sui temi che riguardano il futuro della nostra città. Alcuni degli autori scenderanno personalmente nell’agone elettorale. A loro, indistintamente, va il nostro in bocca al lupo e a tutti, candidati e no, un sentito grazie per la collaborazione.
Accettando l’invito a partecipare al dibattito “la mia città nei prossimi 5 anni“fattomi dal mio grande amico Lorenzo Colovini porgo ai lettori le mie scuse . Non leggerete in questo pezzo la proposizione di grandi progetti, di quelli che si sentono in convegni paludati ma che hanno il difetto di essere spesso slegati dalla realtà di tutti i giorni e di non spiegare chi dovrebbe pagare il conto. Di mestiere faccio il Dirigente d’azienda e quindi sono portato ad essere molto concreto e ad affrontare i problemi cercando soluzioni. Mi limiterò quindi a segnalare quelli che a mio personale parere sono i 5 problemi più gravi che affliggono Venezia e che mi piacerebbero fossero affrontati nei prossimi 5 anni da chi vincerà le prossime elezioni. Lo farò in forma schematica e me ne scuso
- SVECCHIARE LA CITTA’
Le città vivono attraverso il respiro dei loro abitanti. Una città di vecchi difficilmente guarda lontano e spesso limita il suo orizzonte tendendo più a consolidare che a progettare il futuro. Venezia tra le grandi città è una delle più vecchie d’Italia, la più vecchia considerando solo la parte lagunare. L’indice d’invecchiamento (il rapporto tra gli abitanti da 0 a 14 anni e quelli over 65) vede il Comune di Venezia al secondo posto in Italia dopo Genova ( 35 % Venezia , 246 % Genova) , ma se si considera solo la Venezia lagunare schizza al primo posto con un incredibile 300 %. L’età media è di 50 anni ed il nucleo familiare preponderante e quello composto da una sola persona. Il trend peggiora di anno in anno e nell’evidenziare la morte della città lagunare guarderei più a questo dato che al numero degli abitanti (chi evidenzia la perdita di abitanti dimentica sempre di conteggiare il Lido di Venezia e le isole della laguna. A questa situazione va posto rimedio concentrando gli sforzi sulla gestione del patrimonio pubblico prendendo atto della difficoltà di riportare parti importanti dello stock immobiliare privato sul mercato dell’affitto a residenti. Non più assegnazioni basate sul reddito, ma soprattutto assegnazioni volte a riportare giovani e famiglie nella città. A chi giunge da fuori Venezia vanno però dati servizi efficienti a partire da case moderne, una mobilità diversa (per un pensionato la tanta celebrata “lentezza veneziana “ è un pregio, per chi lavora un incubo) e soprattutto un lavoro che sia ad una distanza accettabile da casa (il che non significa che il luogo di lavoro fisico sia nella Venezia lagunare, chi scrive ha abitato a Venezia e lavorato a Mestre Nord con turni anche serali per 10 anni ed è ancora in vita)
- REGOLARE IL TURISMO
Il turismo è una fonte di ricchezza condivisa da tutti i cittadini. Nessuno può chiamarsi fuori e dire “io non vivo di turismo”. Nel settore turistico non esiste la delocalizzazione, non ci sono, come nel manifatturiero, fabbriche in Laos, Cambogia o Cina. Quanto incassato dagli hotel rimane nel territorio. Da un’indagine condotta dal Coses su commissione AVA sui bilanci delle imprese alberghiere è emerso che la pressoché totale spesa di tali aziende rimane all’interno della città o al massimo della città metropolitana. Non si tratta solo degli stipendi erogati a persone che vivono nel Comune di Venezia, ma anche dell’acquisto di servizi (lavanderie, artigiani manutentori, avvocati, architetti, commercialisti, esperti informatici) e di beni (prodotti per l’igiene , linea cortesia , generi alimentari ecc.) . Persino l’inusuale numero di sportelli bancari evidenzia il ruolo strategico del turismo nella nostra città. Il turismo però ha bisogno di regole, non può essere lasciato solo ad autoregolarsi. Il primo e più importante intervento è quello di separare i flussi, privilegiando il turista pernottante rispetto al pendolare. Quando parlo del turismo pernottante parlo del turista che dorme in una struttura ricettiva di qualsiasi tipo all’interno del Comune di Venezia. Il turista pernottante a Venezia contribuisce per il 70 % al fatturato turistico cittadino. Il progetto che ho proposto a suo tempo alle varie amministrazioni comunali è quello del 1996 del Prof. Benevolo: tre terminal sulla gronda lagunare (Fusina, San Giuliano, Aeroporto) dove accogliere i turisti pendolari che poi sarebbero trasportati a Venezia lontano da Piazzale Roma che rimarrebbe riservata solo a chi vive, lavora, studia o dorme a Venezia liberando così anche il Canal Grande da parte del traffico che ora lo intasa. Ovviamente sarebbe l’occasione per inserire anche l’obbligo della prenotazione per l’accesso alla città per il turista pendolare. Non mi nascondo le difficoltà legate alla presenza della Stazione Ferroviaria accanto a Piazzale Roma, ma su questo tema andrà prima o poi aperta una riflessione a 360 gradi sulle modalità di accesso alla città per tutti noi (anche i residenti) .
- REGOLARE LE AFFITTANZE TURISTICHE
Il fenomeno AIRBNB ha reso la città un gigantesco dormitorio per turisti. Premetto che per me la proprietà privata è sacra ed inviolabile e quindi ognuno decide come gestire il proprio patrimonio. È però vero anche che molte città europee e statunitensi si stanno ponendo il quesito se l’affittanza breve a turisti non rischi di snaturare il tessuto economico e sociale urbano. New York le ha sostanzialmente vietate, seguita da Washington, forti limiti sono stati messi a Parigi ed a Barcellona, mentre Madrid sta seguendo a ruota. Francamente sono per una posizione più morbida. Gli stessi operatori del settore immobiliare si stanno ponendo il problema dell’eccesso di offerta (e quindi di concorrenza) e sono certo che un’amministrazione che abbia la capacità di coinvolgere ed ascoltare tutti, le soluzioni le possa trovare. La normativa di riferimento è nazionale, non locale, ma una proposta che mettesse d’accordo le grandi città d’arte italiane troverebbe accoglienza governativa. Le soluzioni sono molte, alternative tra loro, e tutte sul tavolo da tempo. Si va dall’obbligo della partita IVA per chi ha più di un certo numero di appartamenti, alla modifica della tassazione di favore finora applicata, ad un numero massimo annuo di giorni di operatività. Pur nella certezza che questi appartamenti difficilmente tornerebbero in massa sul mercato delle affittanze a residenti (è un problema nazionale, la legge italiana non ti chiede di affittare ad un inquilino, ti chiede di adottarlo) almeno si riuscirebbe a risolvere il problema dell’alloggio per gli studenti, possibili futuri abitanti della città.
4. PUNTARE SULLA CULTURA
Le grandi capitali sono quelle attraverso cui passa la rete della politica, dell’economia e della cultura. Venezia è stata una capitale politica (guardate la composizione dei consigli comunali dalla fine della guerra fino agli anni 90), ora non più. Venezia è stata una grande capitale economica, ma dopo la crisi del polo industriale di Marghera ha perso questo suo ruolo. Venezia rimane ancora una grande capitale culturale grazie soprattutto ai Musei pubblici e privati ed alla Biennale Arte/Architettura e Cinema. Nei giorni dell’inaugurazione di quest’ultima un mondo variegato fatto da attori, registi, mercanti d’arte, giornalisti, artisti, studenti giunge nella nostra città per vivere una esperienza considerata irripetibile ed irrinunciabile. Questa è la via da percorrere. L’amministrazione comunale che io sogno affiderebbe alla già esistente Agenzia per lo Sviluppo il compito di offrire la possibilità a grandi società ed istituzioni culturali di insediarsi a Venezia offrendo spazi e facilitazioni sia per l’Istituzione sia per i suoi dipendenti. Siamo uno dei grandi palcoscenici del mondo, dovremmo approfittarne
- SANARE LA FERITA TRA VENEZIA E MESTRE
Decenni di referendum hanno esacerbato il tema della diversità tra le 2 anime della stessa città. L’ultimo referendum è stato la pietra tombale su questo tema ed ora dobbiamo ragionare tutti in senso unitario. De Rita segnalava parecchi anni fa che la Gronda lagunare è luogo di cesura tra Venezia e Mestre, una ferita aperta. Dovrebbe invece essere il luogo dell’unione, l’area dove le due anime si fondono. Nonostante importanti tentativi attuati nel passato la situazione è ancora quella descritta da De Rita. È necessaria una progettazione sull’area che ovviamente deve coinvolgere non solo Comune, Porto, Aeroporto, ma anche numerosi soggetti privati. Bisogna innervare l’area di strutture che siano a servizio di entrambi i territori. Ottima l’idea, ad esempio, di costruire vicino ai Pili il nuovo Palazzetto dello Sport. Che l’area sia pregiata l’han capito molti operatori economici (anche alberghieri), ma proprio per questo motivo non va lasciata all’iniziativa dei singoli. Sarebbe una grande occasione sprecata e soprattutto si getterebbe alle ortiche la possibilità di unire le anime delle due aree della stessa città.
Mi son limitato a 5 sogni, ce ne sarebbero altri, ma siccome in quest’Italia ci è vietato sognare troppo li terrò nel cassetto a disposizione però di amici che avessero voglia di discuterne ( fuori da Facebook naturalmente)!
Chi è Claudio Scarpa: è da molti anni il Direttore di AVA, l’Associazione Veneziana Albergatori nonché Console Onorario dell’Uruguay dal 2017. Classe ‘58, laureato in Giurisprudenza, ha avuto un’intensa esperienza, nei primi anni di lavoro, presso la CGIA di Mestre, avendo come mentore l’indimenticato Giuseppe Bortolussi.