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13 Aprile 2023CONTENUTO E FORMA le parole dell’arte: un’inchiesta
13 Aprile 2023Quando ho preso in mano questo libro “Atlante delle isole remote” (“Cinquantacinque isole dove non sono mai stata e mai andrò”), di Judith Schalansky, non avevo nessuna idea di che cosa avevo tra le mani. Ma una cosa era certa : si trattava di un libro eccentrico, elegantissimo nella veste cartonata con costa in tela, pagine interne colorate per dare rilievo alla diversa catalogazione delle isole in oggetto, in una immediata apparente contraddizione tra la precisione scientifica con cui venivano consegnate al lettore le informazioni, e un’aura da racconto fantastico che subito mi ha catturato. L’autrice, nella breve ma esaustiva introduzione, informa il lettore di come il suo lavoro si possa ascrivere in qualche modo ad un tipo di atlante trecentesco e quattrocentesco che si chiamava appunto ISOLARIO . In tale atlante venivano raccolte soltanto isole, vicine e lontane, esistenti o leggendarie, ma comunque ciascuna descrizione aveva precise indicazioni di posizione, grandezza, eventuali bassifondi e possibilità di attracco per le navi che vi ci fossero avvicinate. La storia di questo volume si pone dunque a cavallo delle sue edizioni, la prima del 2009, la seconda del 2021, arricchita di 5 nuove isole.
Un’altra cosa che mi ha preso fin dalle prime pagine è la confessione da parte dell’autrice di essere “figlia dell’atlante”, di aver costruito cioè fin dalla sua infanzia una conoscenza capillare dei luoghi della geografia anche più remota, senza mai porre piede in nessuno di quei posti. Di avere viaggiato cioè per tutta la sua vita sostanzialmente con la pura immaginazione.
Anche qui, nel nostro mondo informatizzato e pieno di viaggiatori compulsivi per diletto o per lavoro, sono stata toccata da un’affermazione così totalmente controtendenza.
Dunque, l’autrice ci porta a conoscere 55 isole, suddivise all’interno dei diversi Oceani. Già l’immagine generale dell’Oceano di volta in volta in questione, squadernato davanti ai nostri occhi per cogliere la posizione di queste isole, ci permette di coglierne la posizione comunque lontanissima dai diversi continenti, la loro estrema piccolezza ( poi chiarita nelle schede singole con precisione assoluta), per lanciare poi noi lettori in un’indagine isola per isola con schede ancora una volta frutto di una duplice forma di sensibilità comunicativa.
Da un lato infatti, come accennavo prima, ogni scheda presenta posizione, denominazione anche in più lingue, grandezza, numero di abitanti, storia della sua scoperta spesso all’epoca dei grandi navigatori del ‘500, suo utilizzo anche in un passato recente, personaggi legati ad un momento della sua storia, suo utilizzo di tipo economico, politico, militare, anche in tempi recentissimi.
Ma poi, in una paginetta di fianco all’illustrazione dettagliata dell’isola in oggetto, su fondo azzurro come l’Oceano da cui emerge, comincia un racconto.
Perché si tratta veramente proprio di racconti, quelli che leggiamo, certamente sempre suffragati da precise ricerche di tipo storico-geografico, ma che hanno una visione storicamente ravvicinata degli eventi descritti, che entra in prima persona dentro fatti e personaggi, sceglie un punto di vista “interno” con cui accompagnarci alla sua scoperta. E’ come se l’autrice, immersa nella lettura dei suoi amatissimi atlanti, ma anche delle antiche o più recenti cronache di questi luoghi, volesse che noi rivivessimo di
volta in volta in sua compagnia, un momento indimenticabile di queste microstorie ignorate da tutti, da sempre, se non in rarissimi casi, come quello dell’Isola di Pasqua, o di Pitcairn, sede del famosissimo ammutinamento del Bounty, o ancora Iwo Jima, famosa per la battaglia lì combattuta nel 1945.
Mi vengono in mente soltanto questi tre nomi che avevo già sentito pronunciare in passato. L’elenco lunghissimo di tutte le altre ci accompagna in storie segrete di naufragi, sfruttamento, distruzione sistematica di flora e fauna locali, proliferazione di specie animali diventate voraci e pericolose per gli altri animali e per l’uomo. Ecco ad esempio cosa leggiamo a proposito dell’Isola di Natale (Australia) Oceano Indiano a pag.72 “…Il periodo delle piogge li attira fuori dalle loro tane. Ogni anno, a Novembre, 120 milioni di granchi sessualmente maturi si mettono in cammino verso il mare. Un tappeto rosso si distende sull’isola. … Non tutti arrivano alla meta. Il loro nemico è in agguato ovunque: nessuno sa esattamente da dove venga. A un certo punto, la formica pazza gialla era semplicemente lì, importata dai visitatori. … Le loro vittime sono gli allocchi e le fregate ancora nel nido e i granchi rossi che si dirigono verso il mare. Le formiche iniettano acidi corrosivi nelle loro corazze fiammeggianti. Prima i granchi perdono la vista, poi il loro colore luminoso, dopo tre giorni di vita. Sull’isola di Natale regna la guerra”.
Ma conosciamo anche avventurieri, schiavi abbandonati su di un’isola per sempre dopo un naufragio, la costruzione fortunosa di economie alternative, l’impero della guerra con la costruzione di basi aeree strategiche.
Le storie, raccontate con diversi punti di vista , ci accompagnano in questo straordinario viaggio attraverso tutti gli Oceani del mondo, mentre approdiamo con un poco di timore , una dopo l’altra, su queste isole abbandonate in mezzo ad universi marini immensi, conoscendole per i minuti della lettura di ogni scheda, guardandole di volta in volta da vicino, con curiosità, ribrezzo, spavento, meraviglia.
In un racconto del mondo, dei mondi piccoli e segreti delle 55 isole più remote del nostro pianeta.
JUDITH SCHALANSKY, ATLANTE DELLE ISOLE REMOTE, BOMPIANI 2021