
COSTUME E MALCOSTUME I cosiddetti post e la forma del contenuto
29 Settembre 2023
RIGENERAZIONE URBANA Un pò di lessico, di temi e di problemi
29 Settembre 2023L’idea per questa conversazione letteraria d’inizio autunno mi è venuta il
primo agosto scorso, nella piazza S.M.Elisabetta del Cavallino, in una serata
di letture e musica in cui, con la voce di Roberto Citran ed un eccellente
accompagnamento musicale, si affrontava il tema dell’interculturalità ,
dell’integrazione tra nazionalità e culture diverse, della solidarietà e
dell’accoglienza. I due libri da cui venivano tratte le letture erano “Pecore
nere “, racconti di Gabriella Kuruvilla, Igiaba Scego, Ingy Mubiayi , e “Scontro
di civiltà per un ascensore in Piazza Vittorio” di Amara Lakhous, ed è su
quest’ultimo che intendo soffermarmi.
Ci sono molte ragioni per riprendere un libro del 2006 che ha vinto il Premio
Flaiano e il Premio Recalmare-Leonardo Sciascia nello stesso anno.
La prima sta nella personalità dell’autore, scrittore antropologo e giornalista
algerino, vissuto a Roma dal 1995 al 2015, dove ha lavorato a vario titolo
sulla prima generazione dei musulmani arabi in Italia.
La seconda sta nel fatto che l’autore ha scritto il libro direttamente in italiano,
per un amore ed una identificazione linguistica profonda di cui dà lui stesso
testimonianza in un’intervista del 2008 : “Ero cittadino della lingua italiana. La
lingua è come la madre. Ti ama perché sei figlio. Per imparare la lingua non
sono necessari visti, passaporti, Schengen, permessi di soggiorno”.
Ed eccoci finalmente alla storia: lo stile è accattivante e porta il lettore a
sorridere spesso dell’ironia con cui l’autore ci accompagna attraverso le
diverse figure protagoniste della vicenda, tutta racchiusa all’interno di un
condominio di Piazza Vittorio, e sul ritrovamento di un cadavere nel suo
ascensore. E Piazza Vittorio è la vera protagonista del giallo, con i suoi
abitanti multiculturali, e che rappresentano, ai nostri occhi di lettori del 2023,
la testimonianza concreta della fase uno di un fenomeno di cui, ora, i bambini
di quegli stessi immigrati in tutta Italia costituiscono una fortissima seconda e
terza generazione , linguisticamente e culturalmente sempre più innestata nel
nostro mondo .
Per rendersene conto basta un’occhiata ad alcune delle nostre Scuole
Elementari a Mestre, od informarsi sulla quantità e la qualità dei corsi di
italiano per stranieri che sono disponibili nel nostro territorio metropolitano.
Ma torniamo al libro: le voci qui rappresentate a dare un parere personale
sull’omicidio di Lorenzo Manfredini detto Il Gladiatore, sono voci di diversa
provenienza geografica, diverso lessico, diversa prospettiva sul mondo e
sugli uomini. La costruzione per diverse voci che in prima persona danno un
parere sugli avvenimenti non è nuovo dal punto di vista letterario, ma qui si
arricchisce di una serie di note per così dire ravvicinate, speculari a tratti, in
cui una portinaia napoletana ci offre la sua versione, accanto a quella di un
aiuto cuoco iraniano, un negoziante bengalese, un aspirante regista danese,
una signora romana a cui sparisce il cane adoratissimo, un professore
milanese,una badante filippina senza documenti e soprattutto il signor
Amedeo, disponibile ad aiutare gli amici stranieri nelle beghe burocratiche
(segnalo quella interessantissima e così vera sul nome di Iqbal Amir
Allah),che si distingue per la cortesia, l’eleganza, il perfetto italiano , al punto
che nessuno crede che Amedeo sia l’italianizzazione di Ahmed.
E’ chiara l’identificazione dell’autore con questo personaggio che, però,
quando rivela la sua verità sul mondo, ci stupisce per la disperazione che
cova nel suo animo, per la presenza di un passato dolorosissimo nella sua
patria di origine, che dopo molti anni non riesce ancora a scacciare dalla
memoria e lo fa ululare come un lupo, di notte, chiuso in bagno a riflettere
sulla sua vita.
L’accusa nei suoi confronti di aver ucciso il Gladiatore, avvallata anche dalla
sua sparizione improvvisa, è il filo rosso che cattura il lettore dall’inizio alla
fine della narrazione, rapida e fatta di queste voci tutte diverse, ma
accomunate dall’idea che sia impossibile accusare di omicidio un uomo
conosciuto ed apprezzato da tutti per la sua generosità ed attenzione per la
gente del quartiere.
Il curioso titolo del libro deriva da quello che il giovane regista danese vuol
dare al suo film, dove tutti gli abitanti del condominio diventeranno
protagonisti, e dove il cuore della vicenda sarà proprio quell’ascensore,
vecchio e malandato, su cui tutti si accaniscono, vogliono crearvi nuove
regole di utilizzo,in cui un cagnolino fa la pipì , e che il Gladiatore, trovato
morto proprio lì, aveva vandalizzato in numerose occasioni.
Anche la nostra cultura, da quella classica latina a numerosi riferimenti alla
letteratura contemporanea, Sciascia in primis, fino a riferimenti al grande
cinema del Novecento, diventa un racconto rispecchiato attraverso voci
diverse , e quando si scopre che Amedeo è in realtà Ahmed, un immigrato
come gli altri, lo stupore e l’incredulità sono generali, proprio perché la sua
forma di cultura classica da un lato, la sua conoscenza di Roma fin nei suoi
angoli più nascosti, la sua preferenza per le lunghe passeggiate a piedi
piuttosto che per l’uso dei mezzi pubblici, la perfetta cortesia, l’italiano
impeccabile, ne fanno un immigrato sui generis , una rara avis in un contesto
di prima immigrazione dove la difficoltà di inserimento linguistico e lavorativo
è la realtà che accomuna tutti gli altri.
E’ un libro giallo, ma è anche un libro divertente ed umanissimo, in cui noi
italiani mangiatori di pizza siamo considerati da un aiuto cuoco iraniano
condannati tutti all’obesità, in cui la prospettiva partenopea della portinaia
include tutte le altre diversità in un unico pasticcio inestricabile, in cui
l’attitudine “nordista” del professore milanese accomuna di nuovo il fenomeno
immigratorio ad un flagello culturale e sociale da cui non si vede uscita,
mentre le parole di Stefania Massaro, moglie italiana di Amedeo-Ahmed, ci fa
scoprire semplicemente le doti di un uomo e marito amoroso esattamente
come chiunque altro.
La verità sulla morte del Gladiatore appare solo nelle ultime due pagine, in
una eccellente misura di suspence classica inserita in un contesto eccentrico.
E’ un libro da leggere per pensare, capire meglio la nostra Italia fatta di tante
Italie diverse, sorridere e riflettere di più su chi siamo veramente.
AMARA LAKHOUS
SCONTRO DI CIVILTA’ PER UN ASCENSORE A PIAZZA VITTORIO
EDIZIONI E/O 2007