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27 Marzo 2024LE PRIMARIE, IL PERIMETRO E I PROGRAMMI DA SACRIFICARE
29 Marzo 2024Daniele Giustolisi è un poeta, oltre che giornalista e musicista, e si occupa di studi e ricerche sui nuovi paradigmi della comunicazione culturale.
Cercando di dare in queste righe un orientamento al’interno delle pagine del suo lavoro sullo sguardo dalla finestra attraverso l’arte e il cinema, è la sua definizione di poeta quella a mio avviso più pertinente per individuare la forma della sua ricerca ricca ed eccentrica , in uno zigzagare concettuale tra diverse discipline teoriche, utili tutte a segnalare il cuore di questo viaggio concettuale e visivo.Le discipline messe in campo sono molte, autorevoli, ed hanno tutte segnato la storia del pensiero estetico ed epistemologico più recente ma anche risalente al secolo scorso: e quindi sono messi in campo la psicoanalisi ma anche la semiotica e la fenomenologia degli stili, il pensiero estetico trasversale di Aby Warburg e i maestri della critica d’arte di tutti i tempi, la critica cinematografica e il pensiero di Louis Marin. Per citare solo alcuni spunti.
La tentazione , all’inizio del libro, è stata per me lo ammetto quella di arrendermi di fronte a questo mare fatto di onde concettuali inarrestabili e spesso lontane dai miei campi specifici di studio.
Ma gli esempi che poi di volta di volta si sono susseguiti per dare corpo alle idee dell’autore mi hanno immerso in una serie di considerazioni estetiche di valore più concrete se così si può dire, e quindi più vicine al mio modo di sentire. Le finestre di questo libro sono tante, la prima è quella attraverso la quale Noè libera la colomba, nel mosaico della Basilica di S. Marco, l’ultima è quella del logo di Windows, con la parte sinistra segmentata in tanti piccoli riquadri, e la destra solidamente riferita ad una finestra classica.
Nel mezzo di questi due spunti iconografici, la storia dell’arte viene sfogliata dagli studi dell’autore, per estrarne esempi illustri e tutti dotati di un fascino particolare. Qui non si parla mai della loro bellezza di tipo estetico, questa viene vista sempre come presupposto inalienabile, ma si comincia con Alberti e il suo mondo di ordine della visione, per approdare ad esempi illustri come le Annunciazioni di Beato Angelico e Piero della Francesca, di Pinturicchio e di Domenico Veneziano, dove i nostri occhi di visitatori della bellezza imparano per la prima volta a guardare le aperture e chiusure dello spazio in modo nuovo, ad affacciarsi alle finestre lì presenti per vedere oltre o spesso solo ad immaginare un dentro o un fuori diverso. Un paradigma della storia dell’arte italiana, quello dell’Annunciazione, viene così smontato in qualche modo per offrire a chi guarda una possibilità nuova , “trasversale” , di interpretarlo.
Ma le finestre da cui affacciarsi non finiscono qui, e si attraversano con emozione Caravaggio e le sue lame di luce, le vedute dalla finestra di Kaspar Friedrich, i vetri spezzati della finestra di René Magritte, fino alle oniriche aperture di Mark Rothko in “Black on maroon”.
Nelle riflessioni dell’autore ha una grossa parte anche la fotografia e la sua pretesa messa in discussione di fare da “finestra” sul mondo attraverso l’obiettivo.
Come si può intuire, nella lettura si è in qualche modo travolti da un forte vento di idee, interpretazioni, canoni estetici e di pensiero talmente numerosi e spesso contraddittori che ci si sente portare spesso via da questo vento, se non quando, davanti alle immagini pubblicate nelle pagine o evocate da Giustolisi, finalmente il nostro sguardo di fruitori-lettori magicamente si ferma, intuisce le nuove prospettive di visione del mondo che ci vengono consegnate da questa ricerca, si ferma e vola insieme lontano con i propri occhi che hanno preso una via di chiarezza.
Da cinefila appassionata, confesso che sono stata catturata soprattutto dalle note rivolte dall’autore ad alcuni registi e ad alcune loro opere in particolare, dove il simbolo della finestra si stempera in una serie di rimandi concettuali estremamente attraenti.
Mi riferisco al celeberrimo “La finestra sul cortile”, dove il protagonista, Jeff, con la sua macchina fotografica, deve scontrarsi con lo sbarramento dei muri, delle prospettive e delle persiane, o ancora alla finestra di Pasolini in “Salò” da cui l’aguzzino segue con un binocolo le sevizie , o la finestra della casa di “Psyco” da cui si intuisce l’ombra della madre, e ancora Carmelo Bene che usa la finestra come oggetto del gesto estremo del suicidio. Ma anche in queste pagine l’autore riesce a fare un’incursione nel mondo della fotografia, riferendosi al servizio fotografico fatto a Pasolini a pochi giorni dalla sua morte da Dino Pedriali, in cui di nuovo il rapporto spaziale dentro-fuori, la prospettiva del corpo nudo di Pasolini e’ motivo di altre luminose riflessioni.
Cosa portiamo con noi quindi in questa scorribanda concettuale e visiva alla ricerca dell’invisibile ? Vi consegno a questo proposito le note finali dell’autore , che condivido molto da vicino, nella sua volontà esplicita di trovare salvezza nell’arte , in un “pensiero meditante” , unica via per reggere un confronto adeguato con i profondi cambiamenti del nostro tempo.
“In queste pagine ho scritto della finestra per scrivere, in realtà, di cose irrazionali come il buono, l’orrido, la paura , la menzogna , il giusto, il santo, l’amore e il dolore, che attraverso di essa passano. L’ho fatto ricorrendo ad alcune opere pittoriche e cinematografiche che ho tanto amato e amo e che non mi stanco mai di rivedere. L’ho fatto ricorrendo all’arte, forse l’unica strada oggi che può rappresentare , nelle sue forme più autentiche e radicali, un’alternativa all’imperante dominio tecnico-scientifico, perché nelle sue espressioni più enigmatiche ed affascinanti troviamo inspiegabilmente la forza, il coraggio e la fantasia di poterci dire uomini”.
DANIELE GIUSTOLISI, ALLA FINESTRA Sguardi, soglie e fratture tra pittura e cinema, Industria&Letteratura 2023