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8 Gennaio 2021Quando, nel Settembre 2018, veniva presentato il piccolo volume edito da “La Toletta” “Sotto lo stesso cielo”, chi scrive, che è stata coautrice in quell’occasione, ascoltando uno degli autori, Giovanni Montanaro, parlare allora del suo capitolo sulle scorribande a Mestre di lui e dei suoi amici da ragazzi (“Spesso di pomeriggio si andava a Mestre”), difficilmente avrebbe immaginato di avere poi l’occasione di scrivere su queste pagine di un suo libro, che di libri parla, appena uscito da Feltrinelli .
“Il libraio di Venezia” – questo è il titolo – che a quanto pare ha venduto benissimo per le Feste di Natale, dopo una attenta lettura, è un libro indispensabile da diversi punti di vista .
Prima di tutto è un inno alla lettura, ai libri, a quelli veri, di carta, che continuano indefessi a combattere la loro battaglia contro le letture e.book e su schermo di qualunque grandezza, che appaiono raramente tra le mani dei viaggiatori dei mezzi pubblici (chi scrive è una di quelli ) e che però seguono un loro percorso segreto. Tanto che il periodo natalizio all’insegna della segregazione casalinga, appena conclusosi, sembra abbia in realtà favorito, incrementato addirittura la pratica dell’acquisto, del dono, della lettura prolungata di volumi di diversa natura che hanno salvato il tempo e le giornate silenziose dei loro lettori.
E’ un libro su di una libreria e sul suo proprietario, su come si riversi sul suo piccolo negozio in Campo S.Giacomo dell’Orio la tragedia dell’Acqua Granda del novembre 2019, di come Vittorio riesca ad uscirne assieme a tutti i veneziani che resistono all’ennesima catastrofe abbattutasi su questa città meravigliosa.
Perché questo piccolo libro è anche e soprattutto un libro sulla capacità di Venezia di rialzarsi, di fare squadra, di accettare con gratitudine l’intervento di tutti quei giovani volontari che, di casa in casa, hanno aiutato a far defluire tutta l’acqua che rischiava di mandare a picco ancora e ancora e ancora una città insieme fragilissima ed indistruttibile.
E i libri della libreria “Moby Dick”, che galleggiano per il campo nonostante gli sforzi di Vittorio di salvarli, diventano simbolo di memoria, di storia, di parole per dire comunque le cose:”Ma ci pensate a tutti i libri perduti? Già. Forse ci sono cose più gravi che perdere i libri, ma i libri hanno qualcosa di speciale. Ci sono i magazzini dei privati, le librerie negli scantinati, gli scatoloni in cui ognuno tiene libri di scuola o dell’università, libri con dediche, libri regalati, libri che sono la storia di ciascuno, l’identità, lo stemma, il modo che qualcuno ha di ritrovarsi, o di ritrovare un tempo, un’emozione, chi non c’è più.”
E questo volume di Montanaro diventa così anche un segno di rispetto e di testimonianza nei confronti delle librerie oggi presenti a Venezia.
Il volume è infatti diviso idealmente in due sezioni: la prima racconta la vicenda dell’Acqua Granda attraverso le vicende di Vittorio e di tutti gli altri negozianti di S.Giacomo , allargando poi lo sguardo a tutta la città nel tempo di emergenza alluvionale, la seconda è composta da una mappa e una guida alle librerie veneziane.
Che ha lasciato sorpresa anche chi scrive che, pur ritenendo di avere già questa mappa nella propria testa, ha scoperto invece l’esistenza di una serie di altre realtà, anche piccole, ma vive e vitali ed ancor oggi in grado di muovere da vicino la cultura della città, offrendo spunti di ricerca e di interesse di grandissima varietà.
Ognuna delle schede risulta a cura di chi gestisce ogni libreria, ed è un altro elemento di piacevole interesse il diverso modo di presentare con stili diversi i diversi stili delle suddette librerie.
L’autore, giovane avvocato veneziano, ha in queste pagine trovato una misura speciale, poetica, nel dire le cose, ed ha offerto una testimonianza doppiamente preziosa in questo nuovo prolungato tempo di emergenza sanitaria. E’ come se dicesse a tutti noi, e lo dice sul serio nel libro :”E’ un piccolo segno, certo, ma in fondo a distanza di un anno Venezia , l’acqua alta e la reazione dei suoi abitanti sono anche il simbolo delle tante emergenze di questo Paese, delle tante impreviste tragedie che continuano a colpirlo ma che, alla fine, non riescono mai ad averla vinta”.
Sembra giusto ,ora, a conclusione, dopo aver sottolineato tanti motivi per leggere questo libro, riportare alcune righe che segnano l’amore grandissimo dell’autore per questa città, la sua fiducia nel suo incrollabile ed inusitato potere di rimettersi in piedi nonostante tutto e tutti, forte soprattutto e sempre della sua invincibile bellezza.
“ Venezia è sempre bellissima. Sarà la laguna, il profumo di sale dell’Adriatico che ti stordisce appena arrivi. Saranno i colori, il cielo che all’improvviso esplode, sconfinato e struggente come un amore inatteso. Saranno i ponti, i dipinti, le pietre, i palazzi, le vere da pozzo, i campielli dove capiti per sbaglio. Saranno le leggende, le storie. La gente ruvida e furba. L’Oriente, l’Occidente, il loro incontro aspro e pigro. Sarà che è fatta per viverci, che è stata costruita quando il mondo era della misura degli uomini. Che si incontra la gente per strada, che prima o poi ci si vede senza appuntamenti. Che è democratica, perché ci si va a piedi, tutti quanti, sotto la stessa pioggia, con lo stesso vento”.
E in questa bellezza accompagniamo idealmente tutti noi Giovanni Montanaro , che speriamo di incontrare presto , senza appuntamento, in una calle veneziana.
GIOVANNI MONTANARO, IL LIBRAIO DI VENEZIA, FELTRINELLI 2020