Quando si muore due volte
9 Dicembre 2020Il Parco Incompiuto
12 Dicembre 2020Letter to you ha già cantato qualcuno da poco.
In effetti molti Europei hanno un cugino Americano, incluso chi scrive.
Non sempre è facile comunicare con chi vive oltreatlantico e non certo per la scarsità di mezzi di comunicazione dei quali al contrario oggi più che mai, su entrambe le sponde, stiamo abusando (non a caso negli USA si discute di codici di utilizzo del mondo digitale), quanto piuttosto per una visione molto diversa su molti argomenti, dalla politica all’economia, allo stato sociale anche se ormai entrambi lo chiamiamo comunemente welfare.
Inutile dire che la critica degli uni verso gli altri è costante, attenti come siamo alle reciproche vicende grazie a media, corrispondenti di ogni sorta, libri, film e molto altro.
Certo, fino a che si tratta di critica magari costruttiva, cosa ci potrebbe essere mai di negativo? Dal dialogo, dalle osservazioni può nascere solo qualcosa di utile.
I guai seri iniziano quando i due cugini non si parlano più, le relazioni diplomatiche si fanno sempre più fredde e l’incomunicabilità prende il sopravvento insieme all’incomprensione generale.
Ebbene, salve le doverose eccezioni del caso, questo è quanto è accaduto tra Unione Europea e USA negli ultimi 4 anni.
Oggi, alla luce del recente risultato elettorale Americano che ha premiato la difficile e complicata campagna elettorale guidata da Joe Biden, è indispensabile tentare di riannodare il filo spezzato, immaginiamo con una lettera.
Parafrasando Tito Stagno potremmo dire: “Ha toccato, ha toccato la posta di Washington!”
Proverò, di seguito e in termini sintetici, a individuare alcuni degli argomenti che non potranno mancare nella lettera, partendo, però,da una premessa. Con oltre 78 milioni di voti e un consistente numero di grandi elettori, il candidato democratico è il vincitore delle elezioni. Attenzione, però, questo non significa che il malessere interpretato e cavalcato dal Presidente uscente, sia già un lontano ricordo.
Ma torniamo ai temi della discussione tra i due cugini.
Iniziamo dalla politica interna americana. Fonti autorevoli (Fareed Zakaria sul Washington Post), ritengono ad esempio che l’approccio democratico alle minoranze dovrebbe essere cambiato, considerato che quello attuale parte dal presupposto che i gruppi minoritari affrontano una profonda discriminazione (sistemica) e debbano essere protetti con misure attive dal governo su una serie di fronti. Oggi, questo approccio può essere corretto e aggiornato, visto che la più grande aspirazione di molte minoranze è semplicemente quella di essere americani normali, trattati né peggio né meglio. Sul punto UE e USA possono aiutarsi.
Ancora, non si può non affrontare il tema dell’individualismo (troppo spinto quello USA), troppo dannoso quello Europeo (si veda alla voce Brexit). C’è spazio per riaprire la discussione, rispolverando il multilateralismo e soprattutto l’idea che i molti problemi da risolvere possono essere meglio affrontati unendo le forze.
Orgoglio e pregiudizio devono essere banditi, specie se le poste in palio si chiamano: Salute, Clima, Medio Oriente e Cina.
Salute, significa parlare di epidemia e del modo migliore per debellarla. Aver messo al bando il negazionismo manifestato dal cugino americano non è scontato definirlo un passo avanti concreto. Unire a ciò alcuni consigli europei su come migliorare il sistema sanitario USA potrebbe essere il passo successivo.
Clima, implica aprire un altro capitolo grazie al quale decidere come guidare gli sforzi globali per far entrare in vigore l’accordo di Parigi sul clima.
Medio Oriente. Eh sì, tra buoni cugini, bisogna parlare anche dei problemi più spinosi. L’urgenza, sul punto è dettata dall’attuale pandemia, considerato che, se è vero che questa ha colpito più duramente i più deboli e più giovani, la mezzaluna fertile è sicuramente una delle aree del mondo più fragili e con un alto tasso di giovani. A questo dovrà essere aggiunto un capitolo dedicato all’Iran e la diplomazia dovrà riacquistare la scena.
Cina, è una parola corta, ma di massima complessità, non solo per l’anzianità della potenza orientale (322 a.c.), ma soprattutto per quello che oggi rappresenta.
Unire la potenza economica Europea a quella USA per contrastare pratiche economiche abusive e inaudite disuguaglianze dovrà occupare un altro spazio fondamentale nella discussione tra i cugini.
Mi sono dimenticato qualcosa? Quasi certamente sì (Nato ed esercito Europeo ad esempio), ma questa è solo una delle prime lettere del rinnovato dialogo tra i due cugini Euro Atlantici.