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2 Novembre 2022Per questo Autunno 2022 voglio portare i miei lettori lontano da qui, per approdare al Cairo, assieme all’autrice di questo libro interessantissimo, un memoir dell’impresa a cura di Nadia Hussef, sua sorella e un’amica fraterna, di aprire una libreria moderna a Zamalek, l’isola del Cairo in mezzo al Nilo, e poi di espandere negli anni successivi al 2002 tale libreria, chiamata Diwan, in una serie di succursali, fino a raggiungere 150 dipendenti.
Vorrei cominciare subito con le parole dell’autrice di questo memoir e fondatrice di Diwan : “Diwan è stata la mia lettera d’amore per l’Egitto. E’ stata parte, oltre che stimolo, della ricerca di me stessa, della mia Cairo, del mio Paese. E questo libro è la mia lettera d’amore per Diwan. Ogni capitolo descrive una parte della libreria, dalla caffetteria fino alla sezione dedicata ai libri di autoaiuto, e le persone che l’hanno frequentata: i colleghi, i clienti fissi, quelli sporadici, i ladri, gli amici e i familiari che consideravano Diwan una casa. Noi che scriviamo lettere d’amore siamo consapevoli di avere un obiettivo impossibile. Proviamo, senza successo, a rendere materiale ciò che è etereo. Combattiamo contro il finale inevitabile, sapendo che tutto è transitorio. E scegliamo di essere grati per il tempo, per quanto breve possa essere.”
Questo è un libro ineludibile per gli amanti della lettura, e lo è per diversi motivi : permette al lettore di vivere la vita quotidiana di una grande libreria al centro del Cairo, nella sua prima sede prima, e in tutte le altre poi, attraversate febbrilmente dall’autrice che controlla di continuo che tutto funzioni a dovere. E vediamo con i suoi occhi gli spazi dedicati ai vari settori della letteratura egiziana ed internazionale, le personalità dei collaboratori e il tipo di interazione con i lettori acquirenti, appartenenti sempre comunque ad una parte scelta culturalmente della popolazione locale. Tra i clienti , vengono descritti anche coloro che, nei primi tempi, poco abituati alla presenza di una libreria secondo criteri moderni, se non soddisfatti della propria scelta,
dopo aver letto il libro acquistato, pretendevano di restituirlo come se il negozio fosse una biblioteca…
L’altra angolatura da cui affrontare la lettura de “La libraia del Cairo” è quella di tipo culturale in senso più ampio : il libro in questione ci apre infatti, attraverso gli occhi di chi racconta, uno spaccato di estremo interesse sugli strati e le categorie dell’istruzione pubblica e privata in Egitto oggi, sul tipo di accesso alla lettura , e sulla differenza sostanziale di tipo sociale e di conseguenza culturale, tra coloro che seguono le scuole pubbliche gratuite e coloro che hanno la possibilità economica , come l’ha avuta l’autrice, di accedere alle scuole private inglesi ed americane, con la acquisizione implicita di tale lingua accanto alla lingua madre.
L’esperienza di fondare e gestire da tutti i punti di vista l’andamento delle varie sedi di Diwan appare, come emerge anche dalle sue parole, l’occasione preziosa per Nadia di comprendere quanto nella sua forma di educazione sia stato positivo , come l’apertura ad altre culture, o la possibilità di comunicare attraverso una lingua di diffusione mondiale , e quanto nel contempo ciò l’abbia sempre tenuta lontana dalla cultura egiziana più profonda, dalla sua lingua madre, di cui non conosce più le radici.
A questo proposito chi legge questo libro ha modo di approfondire aspetti linguistici e culturali di questo Paese che si ignorano in genere totalmente, tra cui i nomi dei grandissimi classici della poesia, della filosofia, della letteratura araba , e gli autori egiziani contemporanei , che sono arrivati in Europa soltanto in pochissimi casi, come quello di Nagib Mahfuz.
E nella libreria di Nadia Wassef c’è la stessa cura nella distribuzione tra i vari scaffali di letteratura in inglese, francese, tedesco, e di letteratura egiziana , sotto il nome di EGYPT ESSENTIALS.
Un altro aspetto ancora che, attraverso i vari capitoli, emerge con sempre più forza, è il fatto che Diwan sia un’impresa totalmente al femminile, cosa che , in un paese come l’Egitto, appare a dir poco sorprendente, e il fatto che la lista del “Forbes” segnali l’autrice nel 2014, nel 2015 e nel 2016 come una delle 200 donne più potenti del Medio Oriente, ne fa un riferimento a tutti gli effetti.
Ed è anche la donna col suo privato che emerge da molte pagine dl libro , una donna che , se da un lato può affermare con orgoglio , citando Jeanette Winterson “Sono giunta alla conclusione di essere della misura giusta per il nostro mondo – e sapere che anche noi, come il nostro mondo, non abbiamo dimensioni prefissate – sia un indizio prezioso per imparare a vivere”, dall’altro si trova a combattere quotidianamente col suo doppio ruolo di moglie e madre da un lato, e di imprenditrice full time dall’altro. Impresa che , passando attraverso due storie coniugali fallite, alla fine le consegna comunque una grande forza da trasmettere alle figlie.
La sua decisione di lasciare l’impresa e di trasferirsi a Londra, incapace di trovare una misura in mezzo alle sempre maggiori restrizioni di tipo culturale successive al 2013, contiene l’amarezza di una scelta forte, ma d’altro canto la certezza di passare il testimone alle socie ed ad altre nuove collaboratrici appassionate e competenti .
Ma il sottotesto eclatante, trionfante, che emerge da ogni riga di questo libro, è l’omaggio fatto al mondo dei libri, della lettura, dei lettori, in senso universale, e non solo ristretto all’Egitto.
Ancora le parole dell’autrice per dare il senso più profondo alla sua impresa :”Volevamo rimodellare noi stessi. Volevamo ricostruire il nostro paese. Volevamo conoscerci gli uni con gli altri. Continuavamo a credere, nonostante le avversità. Ci rifiutavamo di cedere all’amarezza. La lettura è in sé stessa un’espressione di fede…”.
Ed è condividendo la fede di Nadia Wassef, che la abbracciamo in spirito per il suo coraggio e per la voce di donna che è stata capace di levare dal Cairo per molti anni. NADIA WASSEF, LA LIBRAIA DEL CAIRO, GARZANTI 2021