Pd veneziano e dintorni, oggi
22 Dicembre 2018CLASSIFICA SOLE 24 ORE: SMENTITA LA CUPA IMMAGINE DI ROMA E VENEZIA
23 Dicembre 2018Nel mentre i conti della manovra non tornano e se tornano è solo per merito di escamotage (che se li avesse fatte il PD altro che vaffaday), rimane aperta una questione del tutto dirimente: che fare quando (presumibilmente all’indomani delle elezioni europee) si tornerà a votare?
Perché da un lato la matematica, dall’altro la legge elettorale (che nessuno vuole o può modificare) imporrebbero scatti in avanti anziché un lento e inesorabile aggrovigliamento di posizionamenti, riposizionamenti, candidature. Così uno zoccolo più o meno duro di renziani, tramontata la candidatura di Minniti, se ne va con Martina. Uno zoccolo più o meno duro di non renziani o diversamente renziani se ne va con Zingaretti e altri sostengono la candidatura matta e disperatissima della coppia Giachetti & Ascani.
Insomma: nel mentre il solo, possibile e autentico, leader del PD continua a fare (e a farlo bene) il senatore dell’opposizione, il conduttore televisivo e lo scrittore, la confusione regna sovrana. Su tutti e su tutto.
Eppure…eppure davvero sembra che, in casa PD, ci si preoccupi più di vincere il congresso che le elezioni politiche. Il che un poco (giusto un poco mi raccomando) dovrebbe preoccupare chiunque non sia davvero un minus habens.
A cercare di sparigliare le carte ci aveva pensato, a suo tempo, Calenda con quella sorta di fronte repubblicano (pessimo nome, lo so) visto come un fronte molto ampio che raccogliesse forze politiche unite su pochi ma fondamentali valori: riformismo, europeismo, solidarismo. Progetto immediatamente abortito perché (a ridaje!) voglion fare il governo con Berlusconi (e di quelli che lo vorrebbero fare, o avrebbero voluto farlo, coi grillini cosa dovremmo dire?).
E’ evidente che un fallimento il PD lo ha patito. E non certo per colpa di Renzi. Ha fallito la sua vocazione maggioritaria. E a farla fallire sono state l’economia, la frammentazione dell’elettorato, la logica ricattatoria del piccolo è bello (a proposito: notizie di LEU? E quelli che son usciti dal PD han già fatto domanda, fatto fuori Renzi, per rientrarvi?).
Eppure a me ‘sta storia del fronte repubblicano (a parte il nome) mica spiaceva. Anzi. Voglio dire: smarrita/perduta la vocazione maggioritaria, cosa resta del PD? Resta la solita equazione: perdiamo elettori= per riprenderli dobbiamo guardare a sinistra. Quale sinistra? Meglio: a quali elettori di sinistra dovremmo guardare di grazia? Intanto perché, a pelle, mi vien da pensare che la sinistra sia sempre più minoritaria in questo Paese. Poi perché,a pelle, buona parte dell’elettorato cosiddetto di sinistra già da tempo o si è spostato sui grillini o, addirittura, sulla Lega (provate a leggervi i dati sulla composizione dell’elettorato leghista magari raffrontandolo con le appartenenze sindacali). Infine: perché comunque non basterebbe tutto cio’ a far vincere le elezioni.
E allora? Al congresso del PD non ci sarà alcuna scissione, tranquilli. Le dinamiche partitiche sono molto più lente della mia Inter e, come questa, ricevono brusche accelerazioni solo grazie alle sconfitte. E allora? Allora aspettiamo le prossime elezioni europee intanto. E a quel punto i conti verranno facili da fare per tutti. E per molti apparirà evidente che solo un ampio raggruppamento di forze politiche in chiave antipopulista ed europeista potrà risultare appetibile agli occhi dell’elettorato. Da un lato il PD, dall’altro i comitati civici di renziana costituzione insieme a tutte quelle forze che, abbandonando gli vecchi schematismi politici novecenteschi, siano convinte che, davvero, la battaglia non è più tra sinistra e destra ma tra europeisti e sovranisti, tra (autentici) riformisti e (veri) conservatori. A quel punto sì che la scissione ci sarà ed avrà un suo perché. E magari saluteremo la (ri)nascita de L’Ulivo.