Nè vincitori nè vinti a Venezia, se si prova a lavorare insieme. EDITORIALI IN TEMPO REALE ( O QUASI ) 6
28 Giugno 2015RIFORMA DELLA SCUOLA. UN UTILE CONTROCANTO Caro genitore…
7 Luglio 2015Sono i giorni della Grecia. Diciamo che da un po’ sono i “tempi della Grecia”. Atene pare tornata ai fasti del V secolo a.C. quando, attraverso la Lega Attica, dominava il Mediterraneo, contrastata da Fenici d’Oriente e Occidente, e rappresentava il cuore e il cervello d’Europa. Allucinazioni?
Mica tanto a giudicare dal referendum svoltosi in Grecia domenica 5 luglio: qualcuno comincia a dirlo, ma, di grazia, con quale supponente pretesa 10,9 milioni di debitori decidono da soli se onorare o meno il debito accumulato nei confronti di 492 milioni di creditori? Per coltivare un simile approccio serve la convinzione in se stessi di un Pericle. Il quale, poi, sappiamo come ha concluso: iniziata la “soluzione finale” contro i riottosi spartani e corinzi, che di egemonia ateniese proprio non volevano sentire parlare, è morto di peste prima di vedere gli arcinemici lacedemoni padroni dell’Acropoli. La Storia, si sa, potrebbe essere maestra di vita.
Certo, bisogna sempre ricordare che: “Il motivo più vero, ma meno dichiarato apertamente, penso che fosse il crescere della potenza ateniese e il suo incutere timore ai Lacedemoni, sì da provocare la guerra. Ma le cause dette apertamente, quelle per cui si ruppero i trattati e si entrò in guerra, furono, per entrambe le parti, le seguenti.”
(Tucidide, La guerra del Peloponneso, I, 23, 6)
Insomma, stiamo attenti, il problema è sul serio il debito greco? Quei 300/340 all’incirca miliardi di euro, pari a poco meno dell’1% del Pil europeo e al 3% del debito totale dell’Unione? Cancellarlo o ridurlo sarebbe impossibile per l’Unione?
La risposta è no, è evidente. E allora?
La questione greca è diventata centrale per l’Unione in quanto occasione per ridefinire le regole dello stare insieme dei suoi membri. Questo in funzione di una prospettiva politica e geostrategica valida almeno cinquant’anni.
Il problema oggi sul tappeto è quale strada debba prendere oggi l’Unione per cambiare pelle. La meta? Gli Stati Uniti d’Europa.
Di questo si tratta e non di una manciata di miliardi di euro, per quanto restino una bella somma. L’essenziale è stabilire che nessuno può sottrarsi, a proprio arbitrio, a quanto in comune si è deciso in precedenza.
Il tutto nella prospettiva geopolitica di un’Unione Europea non più aggregato economico-finanziario di stati sovrani ma soggetto politico integrato. Europa tedesca? E chi l’ha detto? Le “regole” si scrivono insieme, resiste tra l’altro il diritto di veto di ogni singolo stato e andrà rimosso, ma non si violano individualmente.
Ci si può chiedere se sia necessario o meno un soggetto politico quale gli Stati Uniti d’Europa. Non mi dilungherò sui molti vantaggi che l’essere dentro l’Unione ha comportato finora per chiunque: non ci sarebbe la fila per farne parte… no, il punto non è nella convenienza economica ma si misura sul piano delle necessità geopolitiche.
Chi sono i grandi giocatori oggi in azione? USA, Cina, Russia in prima fila, Giappone e India in seconda, seguono gli altri. L’Europa unita con i suoi 503 milioni di abitanti è la prima potenza economica e la terza potenza demografica e militare del pianeta. Sul piano militare, comunque, è già oggi sotto molti aspetti la seconda e con tutte le carte in regola per vedersela alla pari con gli USA.
Diamo uno sguardo a una carta geografica. L’Europa è una penisola dell’Asia: a Oriente non ha un preciso confine naturale, come si usava dire un tempo, perché quello della catena dei Monti Urali è una pura finzione libresca. Eurasia è un termine da sempre in voga. La penisola europea è separata dall’Africa dal minuscolo Stretto di Gibilterra, mentre l’Egeo e gli Stretti dei Dardanelli diventano un’altra area di confine con l’Asia. Al resto ci pensano il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico. Egeo, quindi Grecia: chi ha in mano questo mare controlla l’intero Mediterraneo Orientale. Venezia dovrebbe ricordarselo senza difficoltà.
Insomma, è davvero singolare che tutto quanto stia avvenendo proprio in Grecia? Cioè in uno dei punti geostrategici chiave dell’Europa? È un caso che qualcuno abbia scomodato la comune eredità ortodossa per spiegare le ragioni di un eventuale sostegno russo alla Grecia? Ed è ancora casuale che i porti greci siano tutti, parlo dei principali ed economicamente significativi, cinesi?
Niente è più razionale del caso, mi viene da dire. I greci, d’altronde, nel giocare la loro partita hanno cercato, guarda un po’, di coinvolgere sia la Russia di Putin che la lontana Cina. Con scarsi risultati… perché nessuna delle due ha in questo momento le risorse e le forze per affrontare un duro scontro con l’Unione Europea… ancora saldamente appoggiata dagli USA. I quali, non si preoccupano certo delle sorti progressive dell’Europa, ma di questa hanno un disperato bisogno per concludere la guerra d’Ucraina, che ricordo è ancora in corso, per vincere la guerra al Daesh, dove gli arabi che collaborano stanno dimostrando tutta la loro incapacità bellica, infine per contenere una Turchia che il sultano Erdogan sta portando chissà dove.
Un bel problema la Grecia oggi, un paese in bilico sul quale tutti vogliono mettere le mani, però non a qualunque condizione. Forse questa è stata la vera condizione di debolezza del maestro della “teoria dei giochi”, quel Varufakis che la Storia , ne sono certo, bollerà come un inetto sbruffone: la Grecia è importante, ma tutti sono impegnati a morte su troppi fronti per poter pagare un prezzo elevato. Insomma, con i corsi dimezzati di petrolio, gas e quasi tutte le materie prime, la guerra appena conclusa in Crimea e quella in corso in Ucraina e le sanzioni che mordono, Putin non ha rubli, né mezzi. La Cina? Il costo del lavoro in Vietnam è un terzo di quello cinese… la Cina sta sperimentando le gioie del turbocapitalismo… dall’altra parte. E poi, perché mettersi contro i suoi principali clienti, USA e UE? Non è ancora il momento.
Ecco un altro aspetto che il duo Tsipras-Varufakis ha trascurato: non era il momento giusto per “giocare”, gli assi li avevano gli altri. Geopolitica e geostrategica avrebbero consigliato un approccio diverso. John Forbes Nash jr. era un autentico ammiratore di Nicolò Macchiavelli, ma il grande fiorentino non ha mai detto di attaccare comunque a testa bassa: adesso a rimetterci saranno solo i greci. Quelli poveri, è chiaro, i ricchi come Varufakis non hanno mai avuto e non avranno alcun problema.