Fatti e misfatti delle monoculture agricole italiane in un libro inchiesta di Giannandrea Mencini
28 Agosto 2023LA SOCIETÀ LIBERA, APERTA E SEMPRE RI-FORMABILE NON È LA PARTE, MA IL TUTTO
30 Agosto 2023Ho letto l’ormai celebre libro del Gen. Vannacci, spinto dalla curiosità per il clamore suscitato e per formarmi un’opinione a ragion veduta del “Mondo al contrario”. Mi sono fatto l’idea che, contrariamente a quanto ritiene il Ministro Crosetto, quelle dell’alto ufficiale non siano delle farneticazioni. A me pare che Vannacci abbia inteso proporre un vero e proprio programma politico e identitario di un partito di destra-destra; un’operazione politica tutta all’interno del campo, appunto, di destra. E di cui vedremo gli eventuali sviluppi.
Un’operazione molto lucida, funzionale alla quale è anche la scelta del tono aggressivo e muscolare, soprattutto ricco di grevi e provocatorie espressioni, francamente non indispensabili alla formulazione del senso generale dei concetti espressi. A mio parere, un astuto (ed estremamente efficace, come s’è visto) espediente per farsi facile pubblicità. Proprio su quelle espressioni si è infatti incendiato lo scontro, con la sinistra a protestare il proprio sdegno e la destra a “buttare la palla in tribuna” appellandosi al diritto di opinione, mai contestato (a parte l’assist sciagurato di Schlein per la quale la Costituzione “non mette tutte le opinioni sullo stesso piano”).
Vannacci propone una visione nettamente di destra, senza tanti orpelli. Vi si ritrova una notevole nostalgia di un Paese che non esiste più, una nuance da how green was my valley che permea tutto il testo, un’elegia dei bei tempi andati dove si era più poveri ma più felici, quando le donne si occupavano esclusivamente dei figli senza tante fisime sulla parità, potevi lasciare la porta di casa aperta perché non c’erano i ladri, gli omosessuali li potevi chiamare froci senza sentirti in colpa e tutti eravamo bianchi e timorati di Dio. Una società molto “normalizzata”, termine – la normalità – che torna quasi ossessivamente nel libro, molto semplice da leggere e governare o, meglio, non complessa (quanto è invisa, al generale, questa maledetta “complessità”). Una rappresentazione piuttosto ingenua, s’intende del tutto legittima, fatte salve le espressioni davvero inutilmente aggressive che hanno scatenato la bagarre.
Entrando nell’analisi del testo, questo è organizzato per capitoli che toccano tutti i principali temi sul tappeto; in questo senso, dicevo, è un vero e proprio programma politico in nuce; del resto, la valenza di proposta politica la lascia trasparentemente capire lo stesso autore che, nei ringraziamenti finali, scrive “ultimo grazie a tutti quelli che prenderanno spunto da questi miei bislacchi pensieri e si cimenteranno insieme nello sforzo di raddrizzarlo, questo mondo sottosopra..” più chiaro di così.. Tutti i principali temi, dicevo, con la sola esclusione della politica internazionale proprio perché il generale concentra il suo sentire esclusivamente sulla Patria. In effetti, abbastanza sorprendentemente visto il vissuto dell’autore, l’Europa come soggetto identitario non esiste, è sempre oscurato dall’italianità (con esiti a volte paradossali, come quando l’autore si rammarica che Napoleone, che lui ammirerebbe tanto se fosse italiano, per pochi anni non è nato quando ancora la Corsica apparteneva a Genova..). Questo disinteresse per la politica internazionale ci priva peraltro dell’opinione del generale sulla posizione che l’Italia dovrebbe prendere sull’Ucraina, che politicamente sarebbe stata interessante (probabile che il Generale, in quanto membro delle Forze Armate, abbia ritenuto di non esprimersi su temi in qualche modo interferenti col suo status militare).
La tecnica argomentativa utilizzata è piuttosto sofisticata: per ognuno dei molti temi affrontati, una lunga premessa mette alla berlina gli atteggiamenti estremi e talvolta ridicoli (e non è certo difficile) della parte avversa, rappresentata come un moloch tentacolare che domina i media. Segue il controcanto di considerazioni tutte condivisibili improntate al buon senso (altra categoria evocata a piene mani) del buon padre di famiglia, che conquistano l’empatia del lettore. Una volta preparato il terreno, si veicola tra le righe un messaggio “forte”, quasi che questo scaturisca more geometrico dal solo buon senso mentre al contrario è una presa di posizione politicamente precisa, per nulla necessitata dalle premesse.
Ambientalismo ed energia? Facile mettere in rilievo certe assurdità dei fanatici dell’ambiente, gli insensati tabù su OGM o sul nucleare, la logica bislacca dei fanatici che imbrattano quadri e monumenti in nome dell’ambiente. Assolutamente condivisibile la condanna del famigerato partito del No che si oppone a qualsiasi infrastruttura. E pure incontestato che la conversione ecologica sarà costosa, che un vulnus irreversibile è già stato prodotto e bisogna pensare comunque a misure di contenimento del danno, che il Terzo Mondo e i Paesi in via di sviluppo hanno altro a cui pensare e così via. Ma alla fine di tutte queste verità il messaggio che traspare è che in fin dei conti l’emergenza climatica è una fisima di ricchi annoiati (ai limiti del negazionismo) e, addirittura, il regime del terrore climatico sarebbe un complotto dei marxisti di ritorno per scardinare le basi del benessere della società occidentale..
Altro esempio: la società multiculturale. Facile e scontato mettere in rilievo gli enormi e di difficile gestione problemi che pone una società multietnica. Tutto vero e ne abbiamo trattato molte volte anche noi in questa testata (vedasi per esempio https://www.luminosigiorni.it/2015/01/il-difficile-esercizio-della-convivenza/) . Ma da qui a teorizzare che la soluzione sono i muri è semplicemente negare l’evidenza che è in atto un processo globale inarrestabile.
Analogamente per le tematiche circa la comunità LGBT. Giusto rilevare gli eccessi dell’ideologia gender, le follie della cancel culture, le sguaiatezze inutili dei Gay Pride ma questo non può essere l’alibi per chiudere il tema con la banale considerazione che si tratta di una minoranza e quindi, non essendo rappresentativa della normalità, possiamo tranquillamente ignorare il problema delle molte persone che vivono sulla loro pelle la diversità, le difficoltà, le intolleranze e le discriminazioni causate dalla loro condizione.
Insomma, la tecnica è palese: esaltare le differenze con la parte antagonista, rappresentandola sovente con tratti grotteschi per distinguersi, dividere in due, enfatizzando le divisioni anziché i punti di contatto (il che, va detto, è l’atteggiamento duale e analogo a certa controparte di sinistra-sinistra.. che effettivamente fa la stessa operazione al contrario). O di qua o di là, guelfi e ghibellini. C’è un mondo da una parte e dall’altra, appunto, il mondo alla rovescia. Un approccio di forzata semplificazione, di taglio gordiano delle complessità (che, con buona pace del generale, esistono eccome!). E se la parte destruens del ragionamento dell’autore funziona in larga parte (a parte, ribadisco, le inutili e grevi muscolarità verbali), proprio l’estrema semplificazione rende inefficace la parte construens. È esattamente il modo di fare politica che, come testata, da sempre Luminosi Giorni contesta. È il contrario del riformismo virtuoso, che inevitabilmente deve considerare tutte le posizioni e le diverse esigenze delle parti in causa, l’opposto del perseguimento di una condivisione di obiettivi e convivenza civile che deve (dovrebbe..) animare una società sana e aperta.
Una chiosa finale sulle prospettive politiche. A mio parere l’eventuale nascita di un partito a destra della coalizione di governo sarebbe un’operazione velleitaria. Sia perché già esistono formazioni di destra destra che non hanno (per fortuna) mai trovato consensi significativi nell’urna. Ma soprattutto perché non credo che corrisponda al vero la lettura (molto gettonata) per cui quella del generale è un’opinione molto diffusa ma silente. Vero che, su singoli punti, dice cose molto condivise ma è la visione complessiva che propone a essere talmente anacronistica che dubito trovi consensi perfino a destra. Più insidioso sarebbe se Vannacci fosse “arruolato” dalla Lega. In quel caso l’alto ufficiale potrebbe essere la star che attira voti a discapito di FDI e a produrre quel riequilibrio del consenso elettorale tra i due maggiori partiti di maggioranza che è palesemente l’obiettivo di Salvini. Quindi potenzialmente il generalone può essere un problema per Meloni. Ma anche Salvini deve stare attento: rischia di portarsi in casa un personaggio scomodo e (forse) ambizioso. Che gli può fare ombra..
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