Donne e Quirinale: un annoso ossimoro
18 Febbraio 2022Ucraina
20 Febbraio 2022Un minimo di storia necessaria a inquadrare il tema Arsenale (per un dettaglio del pregresso rimando all’ottima ricostruzione di Giovanni Leone https://ytali.com/2022/02/09/il-futuro-dellarzana-e-il-futuro-della-citta/ ), balzato agli onori della cronaca per il contestato Protocollo tra Comune e i Ministeri della Difesa e della Cultura.
La storia “moderna” dell’Arsenale, prima inaccessibile ai privati e tristemente in decadimento e sottoutilizzato dalla Marina Militare (con l’eccezione di una parte dell’area sud utilizzata dalla Biennale per esposizioni), comincia nel 2003 quando viene istituita la Società Arsenale S.p.A., controllata col 51% dall’Agenzia del Demanio (il restante 49% del Comune), con la missione della valorizzazione fisica e socio-economica. Arsenale S.p.A. redige un “Programma di trasformazione funzionale” mirato a portare soprattutto attività culturali e espositive previi ovviamente cospicui interventi di recupero e risanamento. Gia all’epoca si costituisce il Forum Arsenale che, se ricordo bene, contesta il Programma perché troppo “timido” e poco spinto sulle attività di artigianato e cantieristica minore. Vengono eseguiti alcuni meritori interventi di restauro nella parte nord (certo, una goccia nel mare ma quello che consente il budget) ma non succede altro.
Nel 2012 la parte “civile” dell’Arsenale (circa il 60% dell’area, il resto rimane nella titolarità della Marina) è “restituita” al Comune, Amministrazione Orsoni. Il Comune ne diventa proprietario ma una porzione (7 tese) della zona sud, denominata “sine die”, resta in uso alla Marina, in attesa che con comodo (la denominazione scelta per l’area non è certo casuale..) se ne vada anche da lì.
Con la presa in consegna del Comune, a Arsenale S.p.A. subentra un ufficio comunale (nell’articolo sopra citato si spiega molto bene il declassamento che ne deriva). L’ideale di fondo del Comune è “aprire l’Arsenale ai veneziani”. Ma più facile a dirsi che a farsi. È un’area largamente dismessa, che certo non si presta a residenza, che richiede investimenti colossali. Non succede nulla.
Subentra l’Amministrazione Brugnaro che continua a non fare nulla. Per la verità una cosa la fa: inventa e vi ospita il Salone Nautico. Una manifestazione sicuramente consona per il sito ma di pochi giorni all’anno. E null’altro se non l’affitto a caro prezzo per feste private. Insomma, Salone Nautico a parte, l’Arsenale resta impermeabile alla città (eccetto la parte espositiva della Biennale quando questa è aperta dove comunque si paga un biglietto di entrata). Così come l’area sine die resta in uso alla Marina. Insomma, dal punto di vista politico, sicuramente una grave insufficienza nella pagella dell’attuale Amministrazione. Che sicuramente non ha dimostrato alcun interesse, alcun afflato creativo.. in definitiva nemmeno l’intenzione di mettere in agenda il tema: “che cosa facciamo dell’Arsenale?”.
Questo il pregresso. L’accordo che viene contestato oggi suddivide la famigerata area sine die tra Biennale e Marina (ecco il senso del coinvolgimento dei due Ministeri). La Biennale porterà all’Arsenale l’Archivio ASAC (oggi imbucato al VEGA) e si accolla, grazie ai molti finanziamenti del PNRR che è in grado di attribuirsi (circa 130 milioni), un’imponente operazione di restauro della parte di sua attribuzione. Alla Marina resta l’altra parte della sine die che già (come detto) occupa ma ne ridiventa titolare de jure e non solo de facto. Nel pacchetto negoziale c’è la riapertura del Rio delle Galeazze, previa messa in pristino delle rive, e la disponibilità della darsena per due manifestazioni all’anno (che già si tengono quindi è una contropartita vuota).
Questi i fatti. Analizziamo ora i pro e contro uno a uno.
La cessione alla Biennale porta all’Arsenale il trasferimento dell’ASAC e le attività connesse. Quindi, utenza pregiata, attività quotidiana, “vita” attiva e aperta alla città (proprio quella che giustamente i manifestanti chiedono). Ma soprattutto consente di portare a casa una marea di denari per il recupero delle strutture di pertinenza della stessa (per avere un’idea: stiamo parlando di investimenti pari a circa il decuplo di tutto ciò che finora si è riusciti a investire..). Si amplia lo spazio espositivo, non sarà la cantieristica minore tanto cara al Forum Arsenale ma ricordo che la destinazione espositiva faceva la parte del leone nello stesso Piano di Ristrutturazione Funzionale di Arsenale S.p.A. Insomma, da questo punto di vista la bilancia pende decisamente a favore. E infatti anche tra chi contesta il Protocollo non sono pochi coloro che sostengono che questo vada “modificato” ovvero tenuta la parte riguardante la Biennale e cancellata quella pertinente alla Marina.
La riapertura del Rio delle Galeazze e il risanamento delle sponde. Su questo punto, se (e sottolineo SE) l’apertura riguardasse il solo traffico ACTV e quindi il ripristino del percorso originale della circolare 4 sarebbe cosa non buona ma buonissima. Ridurrebbe di circa 20 minuti (e non parliamo del risparmio di carburante e usura dei mezzi) il percorso di chi da Murano viene in centro città. Risparmiando il periplo della città. Obiezione posta: si taglia fuori Castello est. No, perché Castello est è servita dalla circolare 5 (come sempre stato). Altra obiezione: disastro per le sponde, impatto devastante come mettere un parcheggio in Piazza Ferretto. Francamente mi sembra una similitudine che non sta in piedi: le sponde si risanano e possono benissimo mantenersi (limitando il traffico, ripeto, alla sola ACTV).
La cessione alla Marina: a questa si cede parte dell’area sine die che già oggi – e da sempre – occupa. Quindi è un arretramento del Comune solo sulla carta, in realtà rispetto allo status quo è la Marina che arretra (a favore della Biennale). Obiezione: ma che cosa se ne fa la Marina di quelle 7 tese, con gli spazi di cui è già titolare? Obiezione assolutamente fondata: che se ne fa? Però si potrebbe ribaltare: ma che te ne faresti tu di quelle 7 tese quando comunque ti resta tutta la parte nord su cui non hai fatto nulla?
Tirando le somme, e soppesati i pro e i contro, il bilancio complessivo di questo Protocollo è largamente positivo. Con un certo gusto del paradosso si può anzi dire che – Salone Nautico a parte – la sola cosa buona che abbia mai fatto l’Amministrazione per l’Arsenale è stata proprio firmare questo Protocollo e proprio su questa si è scatenata la protesta dei comitati e dell’opposizione politica. E paradosso per paradosso, l’opposizione politica vede schierato in prima linea il PD quando i due ministri coinvolti sono essi stessi del PD! Non il massimo della coerenza.
Naturalmente, esiste un livello più “immateriale” dell’intera questione a cui non voglio sottrarmi. La motivazione di fondo della protesta è che il Protocollo segna un arretramento del Comune che da una parte cede competenze alla Marina (ancorché, ripeto, solo sulla carta) e dall’altra delega la Biennale. Sancisce così un distacco financo, per così dire, sentimentale dal tema. Questo aspetto è, direi, indiscutibile e pesa politicamente, nel bilancio finale che si farà dell’operato delle ultime due Amministrazioni. Ma soprattutto sarà (si spera) un tema della futura campagna elettorale. Perché deve essere chiaro che, si firmi il Protocollo o meno, la questione (perlomeno) dell’Arsenale Nord – comunque nella disponibilità del Comune e tuttora inutilizzato e inaccessibile – è tutta aperta e tutta da scrivere.
E qui non si parte certo da zero. A oggi c’è sul tavolo il progetto di Forum Arsenale, che è bellissimo e visionario. Per motivi di spazio non mi dilungo a descriverlo. Invito davvero tutti a leggerlo https://futuroarsenale.files.wordpress.com/2019/06/libretto-ffa-bassa-2.0-giugno-2019.pdf .
Detto tutto il bene possibile dell’afflato ideale del documento, in un’ottica di pragmatismo non vanno sottaciuti gli aspetti critici, che sono a mio parere due: 1) la sostenibilità economica 2) la governance.
Sulla prima, lo stesso documento del Forum mostra di essere consapevole che manca qualcosa. Qualche estratto dal documento:
Gli investimenti per infrastrutture, restauri e adeguamento (..) saranno possibili solo con l’intervento delle istituzioni pubbliche (fondi europei, regionali, comunali, emissione di titoli al portatore destinati al recupero delle strutture arsenalizie).
I privati che investiranno in Arsenale non lo faranno decidendo in base al ritorno economico ma perché vorranno legare il loro nome ad un’opera di rivitalizzazione di rilevanza mondiale.
Per favorire l’insediamento di attività produttive è necessario che siano previsti incentivi, per un tempo predeterminato ma non inferiore a 5 anni, per gli artigiani e le imprese che vorranno avviare le loro attività in Arsenale: l’esenzione delle imposte e tasse comunali, la defiscalizzazione dei costi di lavoro, e la previsione di ammortamenti specifici oltre a quelli già previsti dalle leggi vigenti.
Tradotto: non ci sono i soldi. Ci vogliono privati che investano “in immagine” e addirittura leggi ad hoc. Difficile..
Poi c’è il tema della governance: si intuisce che l’obiettivo è creare un soggetto “misto” (tutto da inventare) in cui la cittadinanza abbia non solo voce in capitolo ma faccia la parte del leone. È un’esigenza in linea di principio assolutamente condivisibile ma, collegata al punto critico dei denari, suona un po’ così (la faccio volutamente estrema ma è per rendere il concetto): “vogliamo comandare noi, fare quello che ci piace e paga Pantalon”. In realtà, parere personale ovviamente, una realtà così complessa e di interesse mondiale non può prescindere da un intervento forte, privato, che non può non avere voce in capitolo e un ragionevole tornaconto. Si tratterà, in altre parole, di trovare un giusto equilibrio (e il giusto finanziatore). Evitando possibilmente atteggiamenti (che, diciamolo: ci sono) di arroganza, quali si fosse gli unici depositari della soluzione perfetta e non negoziabile e gli unici rappresentanti legittimi della cittadinanza e del bene comune. Come si dice: piuttosto di niente, meglio piuttosto. In fin dei conti la vituperata Biennale è esattamente quello: un soggetto forte, di rilevanza internazionale e capace di attrarre investimenti. Si tratta di trovare “un’altra Biennale” per la parte restante di Arsenale con la quale interagire.
SI riuscirà a fare? Perlomeno, riuscirà la prossima Amministrazione (quale che sia) a mettere in piedi un progetto condiviso, partecipato e ragionevole, attraendo investitori (nota bene: investitori, non mecenati) per ridare l’Arsenale alla città? Spes ultima dea. Devo dire che il furore con cui ogni iniziativa privata viene contrastata (vedasi, proprio in questi giorni all’opposizione feroce ad un progetto potenzialmente innovativo e interessante a S. Pietro di Castello) non mi rende particolarmente ottimista.