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27 Novembre 2025Quando si parla di autonomia regionale, soprattutto in Veneto, il dibattito scivola quasi sempre verso la retorica identitaria, molto meno verso ciò che definisce davvero la competitività di un territorio: la capacità di disegnare politiche economiche coerenti con le proprie esigenze.
Per immaginare come potrebbe funzionare un’autonomia “vera” vale la pena osservare chi, in Europa, ha già intrapreso questa strada con pragmatismo. Il caso più interessante è il piano spagnolo Emprendedor, un insieme di misure pensate per ridurre le barriere all’ingresso e favorire la crescita delle micro e piccole Imprese.
Il tratto distintivo è semplice: meno retorica, più architettura amministrativa.
Uno dei cardini del modello spagnolo è la contribuzione agevolata per chi avvia un’attività. In Spagna un nuovo imprenditore paga 60 euro al mese per i primi dodici mesi con un incremento graduale successivo. L’obiettivo dell’Amministrazione iberica è chiaro ed è quello di aiutare l’Impresa all’inizio dell’attività cioè nel periodo più critico in cui il rischio è massimo e i ricavi più incerti.
Un Veneto dotato di autonomia effettiva potrebbe introdurre misure simili anche senza intervenire sulle aliquote nazionali attraverso voucher contributivi, incentivi regionali per i primi ventiquattro mesi di attività, strumenti specifici per artigiani e microimprese dei settori strategici. Si tratterebbe di interventi realistici e perfettamente compatibili con un quadro di autonomia amministrativa.
Un secondo pilastro del modello spagnolo è la semplificazione delle procedure. Madrid ha investito in un portale unico, nazionale e regionale, attraverso cui aprire Imprese, ottenere autorizzazioni e gestire gli adempimenti. Non si elimina la complessità, ma la si rende governabile e prevedibile.
Il Veneto potrebbe compiere un salto di qualità analogo con un portale regionale realmente integrato con SUAP, Camere di Commercio, ULSS e ARPAV in modo tale da: stabilire tempi certi, applicare silenzio assenso per gli adempimenti non critici, eliminare le autorizzazioni da richiedere a più Enti, ma che in buona sostanza sono duplicati degli stessi requisiti già verificati, confermare l’obbligo per la Pubblica Amministrazione di non richiedere dati di cui è già a conoscenza (un obbligo peraltro già ora previsto e troppo spesso ignorato dagli Uffici Pubblici). Quindi si tratta di scelte organizzative e amministrative decisive più che politiche.
Un altro punto di forza del piano Emprendedor riguarda l’accesso al credito. La Spagna ha sviluppato microcredito garantito, fondi per startup e strumenti per sostenere la digitalizzazione delle piccole Imprese. Un Veneto autonomo potrebbe istituire un fondo di microcredito garantito fino al 90%, con istruttorie più snelle per le Imprese sotto i cinque dipendenti e programmi di cofinanziamento per la transizione digitale in settori come manifattura e sicurezza informatica.
Oltretutto la Spagna ha affiancato i provvedimenti sul credito introducendo agevolazioni per l’assunzione di giovani e per la formazione continua. Si tratta di ambiti in cui la competenza regionale può fare la differenza. Un Veneto più autonomo potrebbe intervenire sulle addizionali IRPEF, premiando chi assume under 30, offrire voucher formativi per competenze tecniche e digitali e coordinare programmi di aggiornamento per i distretti produttivi in sinergia con ITS e Università mettendo così in campo strumenti pratici ed adattabili in base alle dinamiche del tessuto produttivo.
La lezione più utile del modello spagnolo è che autonomia non significa proclamare scelte identitarie, come ad esempio propongono i venetisti, di assurgere il dialetto a lingua ufficiale o di stabilire rievocazioni storiche della Serenissima Repubblica con parate in costume delle milizie venete in tricorno e stivaloni stile Schützen, ma amministrare che non implica promettere “tutto a tutti”, ma decidere dove destinare le risorse, purtroppo limitate, in modo efficiente ed efficace. In Veneto questo approccio avrebbe ricadute significative. Il territorio dispone di un tessuto manifatturiero ricco, una propensione all’export elevata e una base imprenditoriale capace di innovare, ma ha bisogno di strumenti più moderni ed accessibili.
Il piano Emprendedor dimostra che non servono rivoluzioni per rendere un territorio più favorevole all’Impresa, servono continuità, regole stabili e una struttura amministrativa che dia risposte rapide ed esaustive. Un Veneto che volesse davvero usare l’autonomia come leva competitiva potrebbe farlo seguendo questa strada, semplificando l’avvio d’Impresa, alleggerendo il peso contributivo nei primi anni, rendendo più accessibile il credito, sostenendo la formazione e collegando meglio il mondo produttivo con quello tecnico e universitario.
È in questo spazio che l’autonomia diventa misurabile, non nei proclami, ma nei numeri: più Imprese che aprono, più Imprese che restano attive, più lavoro qualificato e meglio retribuito. Il resto, come spesso accade, è soltanto rumore di fondo.



