COSTUME E MALCOSTUME La maledizione degli acronimi
20 Febbraio 2022Costituzione e ambiente. Cosa cambia?
20 Febbraio 2022C’era una volta un pifferaio magico che col suo piffero avrebbe dovuto liberare la città di Hamelin dai ratti. Dopo aver portato a compimento il suo lavoro gli abitanti decisero di non pagarlo e lui, preso dall’ira, col suo piffero e con la sua musica riuscì a trascinare i bambini della città e a farsi seguire per portarli in un posto segreto e da quel momento non tornarono più dai loro genitori. La “morale della favola” è che non bisogna mai seguire i pifferai magici! Ma la favola non ha certo insegnato nulla e ormai da 30 anni la nostra politica è contrassegnata dalla presenza di pifferai che portano le masse dove credono.
Esattamente trent’anni fa si aprì l’inchiesta Mani pulite, si spalancò la voragine di Tangentopoli ponendo fine alla prima repubblica. Venne decapitata un’intera classe politica. E quasi niente fu come prima. Intendiamoci, nessuna nostalgia della politica degli anni precedenti che, ovviamente, se fu così azzerata è perché mostrò il suo volto marcio. Ma quello che ne seguì, nella cosiddetta seconda repubblica, che forse non ha ancora lasciato il passo alla terza, è davvero istruttivo indagarlo.
Ma cosa caratterizza un “pifferaio”? Chiamiamolo capo carismatico? Leader? E’ una figura che diventa quasi messianica, salvifica a cui consegnare la nostra libertà in cambio di fede e speranza in una salvezza, che si coniuga con l’odio nei confronti di un nemico individuato dal quale lui riuscirà a difenderci. E, sulle ceneri della fede religiosa, si fa avanti una sorta di religione laica e secolarizzata che crede in una promessa escatologica di redenzione dell’umanità. Questa fiducia incondizionata e cieca porta le masse ad affidarsi al capo che non sbaglia mai, a cui si aderisce non razionalmente ma in maniera fideistica. E il capo le trascina, spesso con vistose menzogne e doppie verità, laddove vuole condurle. Il capo non sbaglia e se sbaglia gli si perdona tutto.
La massa ha bisogno di illusioni, di qualcuno che gli faccia credere in un’idea di mondo migliore, poco importa se realisticamente realizzabile, facendo, al tempo stesso, tabula rasa dei nemici che ostacolano quel progetto. Gli uomini si fanno massa, branco, animale non razionale ma istintivo, caratterizzato dal sentire non dal pensiero razionale. Nessun discorso razionale tocca la pancia, è l’irrazionale che li governa.
A ciò si aggiunga che i partiti sono diventati personalistici, quasi proprietà personale del leader che lo ha creato. Unico obiettivo: la propria leadership, il consenso personale oltre che del partito.
Il primo pifferaio fu certamente Berlusconi. Si presentò come colui che, se era stato capace di creare le sue aziende dal nulla (poco importava con quali strumenti e mezzi), avrebbe fatto risorgere anche l’azienda Italia dalle macerie della prima repubblica. E così ci prospettava un modello di società liberale, liberista e, in maniera del tutto anacronistica, aveva individuato un nemico dal quale ci avrebbe liberato: quei pericolosissimi comunisti che secondo lui, nonostante il crollo del muro di Berlino, il crollo del’Urss, erano una reale minaccia per la nostra libertà e per la misera Italia. E per vent’anni gli italiani, scampato e scongiurato il pericolo, in massa gli diedero credito, lo seguirono, lo adorarono, gli perdonarono tutto, lo assecondarono nelle leggi ad personam, minimizzarono i suoi reati, i suoi rinvii a giudizio, parlarono di giustizia ad orologeria, una schiera di ancelle al suo servizio era sempre pronta a giustificare le sue gesta private e le scelte politiche, che spesso erano a tutela degli interessi personali. E i nostri rappresentanti, il nostro parlamento piegato e asservito alle sue volontà! Per vent’anni il pifferaio ci guidò fino a farci travolgere.
Contestualmente, uscendo dalle realtà locali e regionali, si affacciò sulla scena della politica nazionale italiana, una forza come la Lega. La Lega della prima ora aveva inventato una categoria dello spirito che non corrispondeva ad alcuna realtà geopolitica, la Padania ma i loro seguaci ci avevano creduto e li hanno appoggiati in questo delirio, costruendo ovviamente i nuovi nemici ma nemici da sempre: i terroni che da decenni sottraevano risorse economiche che dal nord venivano riversate verso il sud assistenzialista, clientelare e corrotto. Ma a seguito di un lungo periodo di buio della lega, i Padani, col nuovo leader Salvini, si sono ritrovati derubati della Padania che ormai non esisteva più. Era stato un terribile imbroglio.
Avevano fatto credere che era urgente la secessione ma poi dissero loro che si sarebbero dovuti accontentare di un po’ di federalismo o di autonomia regionale ma poi gli è venuto meno persino quello.
Avevano detto che tutto quello che stava a sud del Pò puzzava e invece ha incominciato ad avere il profumo del consenso.
Avevano deciso che con la bandiera italiana si dovevano “pulire il culo” e poi hanno incominciato a baciarla.
Urlavano contro “Roma ladrona” ma poi i ladroni sono diventati loro.
Hanno tuonato per decenni contro l’euro (altro nemico) e tutti ad andare addosso all’euro e rivendicavano il ritorno alla lira ma poi si accorsero che euro è bello.
Incominciarono a chiudere i porti ai “clandestini” e tutti volevano farsi processare con lui ma poi lui decise che bisognava seguire le regole europee.
E ancora ululavano contro il nuovo nemico, l’Europa dei burocrati, che dovevano smantellare perché bisognava essere sovranisti ma poi questi poveri leghisti si ritrovarono ad amare pure l’Europa e persino Draghi che è l’icona dei burocrati europei.
E fu così che i poveri leghisti si ritrovarono senza Padania, senza secessione, senza federalismo, senza autonomia, senza dover odiare i terroni, senza lira, ad amare l’euro e la bandiera, a credere nell’unità della nazione, nell’Europa e persino in Draghi! Tutto è indifferente, tutto e il suo contrario!
“Va’ dove ti porta il consenso”! Imperativo categorico: manipola e direziona il consenso!
Ruolo di supplenza svolse il movimento 5 stelle che si era posto come supplente rispetto alla vacanza di opposizione politica, che avrebbe dovuto rottamare tutta la politica precedente e aprire il parlamento come “una scatoletta di tonno”. Un movimento di protesta di duri e puri, nato da una forma di opposizione alla politica con l’obiettivo di “scardinare la casta”, ribaltare le logiche di potere, opporsi ai “poteri forti”. Grande pifferaio Grillo che riuscì ad ottenere l’impensabile sul piano elettorale in ordine ad un consenso che si incardinava attorno al dissenso contro una classe politica vetusta, senescente ed obsoleta, egocentrata e autoreferenziale che non faceva gli interessi della gente. Ma da allora quante e quali maschere hanno cambiato?
Il problema nasce quando si dice che non esiste né destra nè sinistra, quando non esiste un’idea di fondo, un orizzonte di senso, una visione del mondo chiara. Quando sai cosa non vuoi e cosa vuoi abbattere ma non hai idea di cosa vorresti costruire e che tipo di società hai in mente. Quando non si ha una cultura e valori chiari di riferimento, non solo un’ideologia (che ormai abbiamo rigettato) ma quando non hai proprio idee e progettualità ma si va dove pensi possa garantirsi il consenso nei confronti del leader. Per cui sono forze che funzionano benissimo all’opposizione ma non come forze di governo. Secondo un duplice movimento, a doppio senso di marcia: da un lato hanno il polso degli umori della massa, colgono i malumori e le insofferenze e iniziano a dar voce al dissenso per avere consenso, a loro volta le masse percepiscono che le idee del leader in quel momento coincidono con il loro pensiero e il loro disagio e il gioco è fatto. Si chiama populismo!
Il processo di identificazione nel capo del partito nel quale ti riconosci e dal quale ti senti rappresentato è totale e il consenso è assicurato.
L’ultima leader trascinatrice di folle è la Meloni, fondatrice di FdI che dal 4% è schizzata al 20%, il primo partito in Italia nei sondaggi. E’ l’apoteosi del partito personalistico perché lei è l’unica voce del suo partito. Ma se è vero che è apprezzabile la sua coerenza nel fare opposizione, quando, e se, si porrà il problema di governare, quale classe politica sarà in grado di mettere in campo? Quale classe dirigente esprimerà? Quali figure carismatiche all’interno del suo partito conosciamo o spiccano per idee folgoranti per un’idea di società e di politica alternativa? Anche in questo caso lei, la nuova pifferaia di turno che dà voce al dissenso, che urla più di tutti e ulula contro…..chiunque e qualunque cosa, ha solo una politica a cui opporsi, dei provvedimenti da contestare ma non un’idea di mondo da costruire e, semmai l’avesse….l’abbiamo già sperimentata…. NO GRAZIE!
Il meneur, cioè il leader, quindi, manipola le masse come argilla nelle sue mani. Poco importa che porti le masse dove ha promesso loro di portarle. L’importante è che sappia come manipolarle.
Il PD, forse, sembra essere l’unica forza politica che ha alcuni valori di riferimento fermi e indiscutibili, che ha idee che, se pur sempre più annacquate, sembrano ben radicate nella Costituzione. Ma viaggia sul piano dell’astrazione ed è ondivaga quanto alla progettualità, generica nelle proposte, vaga nei propositi che non porta a compimento, totalmente priva del coraggio delle scelte, privo di un leader, anzi con una schiera di leader interscambiabili, ognuno dei quali ritiene di essere depositario del verbo, convinzione che porta alla frammentazione e alla nascita di mille partitini, rendendolo più debole.
Ma soprattutto è sprovvista di pifferai capaci di trascinare le masse, di leader trainanti verso idee salvifiche, che ci faccia sognare e ci possa illudere che un’Italia migliore sia possibile!