Il mondo al contrario
29 Agosto 2023La banda del buco…(urbano)
31 Agosto 2023PREMESSA Le idee da sempre hanno fatto girare il mondo, le buone e le cattive.
Mi piacerebbe sentire il parere degli storici e dei filosofi, che non mancano tra i nostri collaboratori. Dico una boiata? Mi sappiano dire.
Siccome mi sento fino all’osso progressista, nel senso letterale del termine, sono convinto che le buone idee sono state in maggioranza e le cattive hanno solo rallentato e zavorrato il cammino.
Sulle cattive mi fa riflettere al riguardo l’articolo su questa pagina di Lorenzo Colovini: sicuramente il gen.Vannacci con il suo libro, di cui tanto si parla in questi giorni, voleva (e vuole ancora, pare) far girare (e rovesciare) il mondo dalla parte che piace a lui. Ci riuscirà?’ Molti spereranno di no, anch’io tra i molti. Ma la sua intenzione è stata comunque quella di esprimere una (sbagliata) idea-mondo. Ecco come si chiamano: idee-mondo, buone o cattive che siano, bel termine, mi piace.
Sorrido tra me e me se penso che, per esempio, un tipino come l’economista e filosofo tedesco Karl Marx si strapperebbe ancora le vesti a sentir dire da qualcuno che le idee sono il motore della storia. Eppure se avesse conosciuto l’esito del suo pensiero e delle sue stesse idee si dovrebbe ricredere. Una corposa parte dei manuali di storia degli ultimi 150 anni si occupano direttamente o indirettamente delle applicazioni storiche concrete del suo pensiero (a sua volta ispirato dalla storia stessa, come nel Manifesto del 1848) e delle sue idee concretizzate in forme di potere e in istituzioni vere e proprie, oppure nella lotta politica che contestava un potere per sostituirne un altro.
Le idee dunque producono e hanno prodotto grandi e piccoli rivolgimenti, poi stabilizzati in forme che sono state superate, ma che contengono sempre un pezzo dell’idea precedente.
Non disprezziamole in sé, valorizziamole se le abbiamo, combattiamo semmai quelle per noi cattive e cerchiamo, seppure ci reputiamo ‘piccoli’, di non avere pudore ad esprimerle come se fossimo pensatori affermati; anche quando i soliti disfattisti del Bar Sport ci diranno che parliamo dei ‘massimi sistemi’. Sai cosa ti dico amico del Bar Sport ? : ” “i massimi sistemi’ mi interessano assai e perciò ne parlo e li esprimo, i ‘minimi’, quelli terra-terra, te li lascio volentieri, saremo magari entrambi spazzati via dalla storia, ma io lo sarò sapendo di aver fatto il mio dovere”.
Per questo negli editoriali mi sono spesso occupato di idee e vorrei continuare a farlo con questa consapevolezza in più che mi mancava, e di buone idee-mondo me ne occuperò ancor di più da oggi, anche parlando di marciapiedi e dei masegni della mia calle.
Buone? Che presuntuoso si dirà.
Che siano buone è scontato per chi le esprime, fosse anche Belzebù, non perdo tempo per niente, poi appunto giudicherà la storia se qualcosa si realizza, o ci giudicheranno i protagonisti nostri contemporanei. Anche la micro storia ci giudicerà e anche i contemporanei dell’isolato e del quartiere, se l’idea-mondo ha una valenza circoscritta. Non è la dimensione che conta, è idea-mondo lo stesso.
Ecco dunque per me una buona idea.
La base non è mia, me ne approprio (le buone idee sono spesso ispirate da altri). Più che altro il filosofo austriaco Karl Popper mi ha fornito una chiave di lettura di quello che ho davanti.
Parlo, anzi ri-parlo, ri-battendone il chiodo – a volte sono inesausto, sopportatemi – della ‘società aperta’, basata sulle libertà, nella quale tutti noi viviamo nel presente in Europa e in quell’occidente oggetto di amore/odio anche per una buona parte degli occidentali. Una società fondata sullo stato di Diritto. Il suo cardine non è l’uguaglianza, ma l’equità che è cosa diversa, o se si vuole l’eguaglianza del diritto, che è appunto l’equità, che non fa sconti e favori. Di questo segno, è l’égalité della famosa triade francese e che chiaramente è égalité davanti al diritto, égalité di partenza e non di arrivo (ma anche per farla essere di partenza c’è da lavorare ancora molto, ed è lì che bisogna concentrarsi).
Non vado oltre, ci siamo capiti.
L’ho già detto e lo ripeto per i detrattori: non è l’eden questa società, perchè il male si annida sempre anche nel bene, e per essere ‘aperta’ ha compiuto una buona dose di porcherie, sociali ed economiche, in patria, nelle diverse patrie e nel mondo. L’edonismo a volte sfrenato, il narcisismo infantile che la libertà consente spesso è un’altra oggettiva schifezza per i suoi esiti, diretti e molto più spesso indiretti, sulle disuguaglianze, un altro prezzo da pagare in quanto pessima applicazione, inevitabilmente consentita, del buon soggettivismo della nostra società. Che infine, ce ne accorgiamo adesso, ha seminato in giro grandissime porcherie e schifezze ambientali. Necessarie alla sua evoluzione? Difficile dirlo, forse era un pegno da pagare e forse no, anche qui interpellerei gli storici. Ha tuttavia una struttura critica e autocritica capace di riconoscere le proprie porcherie e porvi rimedio, spostando in avanti il processo.
Altre società e altre culture non hanno questa struttura. Questa nostra società nella somma algebrica tra porcherie e virtù mette il segno + tra queste ultime. Ha una sostanza capace di evolversi e questa sostanza va preservata e possibilmente diffusa dove non esiste, la libertà va propagandata, eccome. Costituisce in definitiva una sostanza base a cui dare sempre forme nuove. Assetti, regole da cambiare, adeguamenti continui, impossibile fermarsi, perchè nelle forme quel che è buono oggi non lo è domani. Sostanza buona, forme mutevoli. Il concetto di ri-forma trova qui la sua ragione e non per caso la chiamiamo così, forma sempre nuova e leggera di sostanza dura come un faggio millenario. Ri-formismo e ‘società libera e aperta’ stanno insieme, in altre società la ri-forma è un non-sense. Non a caso il diritto su cui si fonda questa società ha una base ferma, non negoziabile e una forma della struttura invece sempre in aggiornamento. Nelle società chiuse di solito non c’è mai ri-forma perchè non c’è il diritto, se non di facciata, non c’è un diritto credibile. Fino a qui ho sintetizzato cose già note che ho rimesso giù per riordinare ma non è farina del mio sacco.
Ma eccola qua un’idea-mondo che non ho ancora trovato in giro.
Chi sostiene questa società “aperta e libera”? Teoricamente tutti i suoi cittadini. Restiamo in Europa, che non basterebbe, ma per un esempio facile. Non esagero, tutti, ma proprio tutti i 450 milioni di abitanti della UE attuale sono i portatori sani di questa società, perchè ogni giorno, da quando si alzano a quando vanno a coricarsi, si avvalgono in positivo di tutti i suoi benefici. Compresi coloro che la contestano e non l’apprezzano, perchè lo possono fare proprio per la sua sostanza ‘aperta’. Persino i Vannacci di turno, a cui la ‘società aperta’, che gli fa pubblicare i libri, non sembra piacere troppo. E i non pochi che in Europa hanno una vita pesantemente grama possono in ogni momento reclamare un aggiornamento necessario e chiedere ri-forme a loro favore. Ma la sostanza è dalla loro, perchè ha sempre al suo interno la possibilità di un riscatto, e in nessun altro angolo del mondo ciò è consentito, nè era consentito in nessun altro momento della storia che ci ha preceduto.
Per questa ragione è impossibile ricondurre questa società, e chi la sostiene apertamente come me, ad una scelta di parte, perchè non è una parte, è il tutto. Ho il massimo rispetto per la politica e per i partiti, ma la loro parzialità dichiarata non si attaglia ad una dimensione così totale che ha al suo interno la ri-forma come motore della vettura, il cui telaio, quella cho ho chiamato ‘sostanza’, abbiamo costruito con sforzi immani nei millenni.
Vengo al punto. LUMINOSI GIORNI, a cui interessa la sostanza e il suo motore, la ri-forma, vorrebbe rappresentare chi è consapevole di questa dote e aiutare gli inconsapevoli ad autoriconoscersi. Per questo chi ci collabora, chi ci scrive deve essere pienamente a suo agio nel non sentirsi etichettato partiticamente. Il ri-formismo è stato equivocato come ‘corrente’ politica, ma come può esserlo se costituisce l’unica azione possibile della buona società in cui viviamo? Dopodichè è anche altrettanto ovvia l’attenzione da parte nostra a chi nella politica è più consapevole di questa dote e si muove verso ri-forme che perfezionino la sostanza e non la contraddicano con azioni ispirate a idee-mondo cattive. Ma sempre con la convinzione di essere il tutto e non la parte. Per prendere dei buoni esempi in definitiva basta equiparare il nostro lavoro intellettuale sulla società e sulle sue dinamiche a quelle dimensioni del pensiero, contemporaneo e del passato, che hanno e hanno avuto la stessa grandezza, in quanto assolute. E che stanno di casa non fuori, ma oltre le parti: la Scienza e l’Arte. E le maiuscole non sono messe per caso.