ELOGIO DEL TEMPO PRESENTE, LA SOCIETA’ APERTA
25 Maggio 2023RIGENERAZIONE URBANA Degrado cosa…?
26 Maggio 2023Premetto di non essere una giallista . Mi sono dedicata nella mia lunga vita di lettrice a parentesi di noir nordico, i classici inglesi e francesi hanno nutrito a lungo la mia giovane età, Camilleri è stato un cult degli Anni Ottanta, ma i miei lettori sanno che la principale caratteristica delle mie scelte è proprio quella di non proporre mai un unico tipo di approccio ad un autore o ad un genere, quindi considerate queste pagine come una eccezione ancora però in nome della varietà.
Varietà di approccio narrativo dentro, accanto, intorno ad una serie di libri “gialli” dedicati da Maurizio De Giovanni alle imprese del Commissario Ricciardi nella Napoli degli Anni Trenta. I suoi sono libri che risalgono a qualche anno fa, ma il mio interesse per questa serie letteraria e’ scaturito in concomitanza con la realizzazione di una serie televisiva e con la scoperta casuale da parte mia di due graphic novels dedicate a due libri del Commissario. E subito ho messo a confronto tre diverse dimensioni narrative, nell’idea che raccontare si può con eguale efficacia anche usando strumenti differenti. A questo proposito, nella postfazione della graphic novel di Falco e Bigliardo “Il senso del dolore” , Sergio Bonelli Editore 2017, trovo un’affermazione che sottoscrivo : “…la qualità e l’importanza di una storia non dipendono dal mezzo attraverso il quale si racconta. Letteratura, radio, cinema, fumetto, videogiochi, web…mai come negli ultimi anni, l’atavico bisogno umano di raccontare o sentirsi raccontare delle storie ha avuto modo di svilupparsi, indipendentemente dai modi e dai luoghi attraverso cui passa la fruizione…”.
Ecco che , quindi, ne “Il posto di ognuno” e ne “Il senso del dolore”le immagini di Daniele Bigliardo, accompagnate dalle parole di Claudio Falco su soggetto di Maurizio De Giovanni assumono un valore particolare, nello sforzo riuscito di portare eventi, persone, personaggi letterari a tutto tondo, fatti di sangue e visioni di morte del commissario Ricciardi davanti agli occhi del lettore, che li vede risaltare sullo sfondo illustrato di una Napoli di piazze e palazzi illustri, vista da vicino o dall’alto, o in interni di un basso o di un palazzo del potere, fino agli scorci del Rione Sanità , in una passeggiata così fedele da un verso allo spirito dell’autore “letterario”, e così peculiare da un altro di una narrazione a metà tra pagina scritta e cinema. La città di Napoli si avvicina così a noi lettori come una voce a sé da ascoltare per coglierne tutte le parole che ci consegna.
Avvicinadomi alla serie televisiva, che proponeva come uno degli episodi in onda una riduzione tratta da “Anime di vetro”, ho letto integralmente la storia così ben narrata da De Giovanni. Sì, benissimo narrata, perché tra le sue pagine si possono cogliere diverse facce della Napoli proletaria, di quella nobile, di quella borghese durante gli Anni Trenta, agli albori del fascismo . Le tre figure femminili che emergono da queste pagine, Enrica, Livia, Bianca, sono tre interfacce molto ben delineate anche nel contesto sociale in cui agiscono , per approfondire agli occhi di noi lettori la dimensione della sconfinata solitudine di Ricciardi, che lui non riesce anzi non intende superare per non ferire chi gli sta di fronte.La figura del maresciallo Maione si arricchisce continuamente di dettagli , che ce lo mostrano a confronto con la vita familiare, con la quotidiana totale vicinanza al commissario e alle sue indagini, con l’amicizia con Bambinella, “femminiello” informatore non ufficiale che da solo ci riporta ad un mondo sotterraneo di grandissima intensità. Un posto speciale hanno nella narrazione gli interludi sul tempo, le stagioni, gli odori e i colori di questa Napoli amatissima dall’autore, che accarezza in qualche modo con le sue parole, facendocela amare ad ogni pagina di più. I momenti più intensi narrativamente, secondo il mio giudizio, sono però quelli, rari e brevissimi, in cui si fa riferimento esplicito a quel vetro del titolo.
“…Ho un’anima di vetro, pensava Enrica. Fragile e trasparente, pronta a riempirsi di qualcosa di bello e colorato, e a infrangersi in mille pezzi. Le sembrava che chiunque riuscisse a vedere quello che le accadeva dentro, e se ne vergognava come fosse piena di colpe….”p.51
O ancora, con un riferimento ad un mondo dentro Napoli , il mondo dei bassi napoletani : “…E d’inverno, sapete, non è molto diverso. Si accendono i fuochi per riscaldarsi ma negli ambienti piccoli non si può fare, si morirebbe tutti. Quindi si ricomincia a chiacchierare, come d’estate, le parole che escono dalla bocca come un fumo. Le anime dei vicoli sono di vetro, ci si può guardare attraverso. “p.94
Ed ancora , a proposito delle notti e dei sogni di settembre :” Perché non sognerete nulla, di quello che vi aspettate, mentre le vostre mani si allungheranno nel sonno a cercare una coperta che vi ripari dal freddo improvviso che entrerà, a tradimento, dallo spiraglio che avete lasciato, esponendo così la vostra anima. La vostra anima di vetro.” P.101
Il fascismo è la cornice storica che offre un senso ulteriore alla narrazione, ma resta una cornice, attraverso personaggi che ci fanno solo intuire violenze e prevaricazioni diffuse ad ogni livello, salvo un senso antico di rispetto per la storica nobiltà napoletana, che sembra muoversi con maggiore agio nella nuova drammatica situazione politica.
Resta una nota , una sola, per questione di spazio dato all’articolo, quella sulla dimensione musicale, che a mio parere dona un tocco di originalità in più alla narrazione. Mi riferisco all’apertura e alla chiusura del libro, in corsivo, dedicate alla filosofia ancora narrativa di una bellissima canzone napoletana, al suo accompagnamento musicale, e a come si possa giungere al suo significato più intrinseco soltanto dando valore alla storia che essa racconta, così simile, mutatis mutandis, al mondo dei sentimenti del commissario.
Il fatto di sangue c’è naturalmente, ci sono le indagini, ma tutto ciò assume un senso ulteriore all’interno di tutti i temi apparentemente di bordo che ho appena elencato.
Inutile dire, a conclusione, quanto tutto ciò, pur con tutto il riguardo per la forma a volte rispettabilissima delle serie televisive, poco abbia a che fare con la seconda serie dedicata alle inchieste del Commissario Ricciardi appena conclusasi su RAI 1. L’anno scorso, la prima serie offriva un sostegno più sicuro alla matrice letteraria, la figura del protagonista , nella sua infinita tristezza, aveva comunque il supporto sorridente della tata Rosa , cominciava l’amore per Enrica fatto di sguardi dalle finestre, il dottor Modo, il maresciallo, la Napoli fascista accompagnavano con ritmo interessante quanto si svolgeva di volta in volta. Stavolta, pur rispettando la cornice e il gusto ricostruttivo d’ambiente di ottimo livello, manca appunto l’anima, manca una giustificazione alla tristezza infinita e un poco troppo fissata nell’espressione del protagonista, manca l’azione, c’è solo una bella cornice.
Ma una bella cornice non basta a fare una storia.
Maurizio De Giovanni, Il posto di ognuno, Einaudi 2012
Maurizio De Giovanni, Anime di vetro, Einaudi 2015
Falco Bigliardo, Le stagioni del Commissario Ricciardi, IL SENSO DEL DOLORE, Sergio Bonelli Editore 2017
Falco Bigliardo, Le stagioni del Commissario Ricciardi, IL POSTO DI OGNUNO, Sergio Bonelli Editore 2018