Questione meridionale e autonomia differenziata
18 Dicembre 2022L’arte di sdoganare
23 Dicembre 2022Qualche settimana fa ho partecipato – nella veste di socio fondatore -, al secondo congresso del Liberal Forum tenutosi a Milano.
Dopo il primo incontro tra vecchi e nuovi liberali, tenutosi a Matera lo scorso Giugno, la conferenza meneghina è stata incisiva, non solo per i temi trattati, ma anche e soprattutto, per l’atto di fondazione della nostra associazione.
In tale occasione, abbiamo deciso che non fosse sufficiente il solo “parlare da liberali”, ma che occorresse proporre delle soluzioni concrete e coerenti con il nostro progetto politico, partendo da temi attuali, quali: le politiche economiche, la pretesa dicotomia tra politiche ambientali e politiche energetiche, il welfare giovanile e le politiche del lavoro.
Inoltre, punto fermo fin dal momento della costituzione della nostra organizzazione, è stato anche l’obiettivo di contrapporre una voce liberale al populismo e al sovranismo dilaganti nell’attuale quadro politico Italiano. E’ nostra intenzione, infatti, non riproporre l’ennesimo partito, quanto piuttosto partecipare al pubblico dibattito sostenendo i principi, non solo economici, che stanno alla base della liberaldemocrazia.
Per questo, la nostra associazione è pronta al dialogo con tutte le forze politiche che sposino la stessa visione riguardo al futuro del Paese, e vede chiaramente nella recente federazione tra Italia Viva e Azione e in +Europa, le compagini più adatte per realizzare un comune progetto politico ed organizzativo.
Oggi più che mai l’ambiente liberaldemocratico è in fermento, tanto che, nei prossimi mesi, il Liberal Forum dovrà coordinarsi con le altre anime che caratterizzano il pensiero liberale italiano. E certo, l’obiettivo comune rimarrà quello di riuscire a dare un contributo concreto, decisivo, in direzione liberale e riformista, l’unica che sembra essere in grado di fare uscire la politica italiana dal conservatorismo di destra e di sinistra.
Di seguito riporto, quindi, il contenuto del mio intervento alla riunione plenaria tenutasi a Milano al congresso fondante del Liberal Forum.
“Consentitemi di riprendere con Voi un discorso iniziato, qualche anno fa, da un gruppo di Liberali – alcuni dei quali presenti oggi -, con l’intento di dare impulso ad una azione politica in grado di far ripartire il nostro Paese.
In un pamphlet in cui si parlava di Libertà Diffuse, il gruppo di “Nessuno Escluso” aveva proposto venti tesi, ancora attuali, studiate e costruite partendo dai principi che tutti noi, qui riuniti, condividiamo:
- la libertà individuale, che deve trovare il suo limite solo nella libertà altrui;
- la laicità dello Stato, che deve comunque assicurare la libertà di culto;
- la certezza del Diritto, che implica anche i doveri di ogni cittadino;
- il pluralismo dell’informazione e delle idee, che non deve mai scadere in complotti o false informazioni;
Sono principi fondamentali e senza dubbio difficili da gestire, dato che i confini che li delimitano sono spesso fragili e poco definiti. Al riguardo serve consapevolezza e coerenza, perché solo rispettando queste libertà imprescindibili è possibile garantire a tutti i cittadini una – passatemi il termine -, “perequazione di trattamento”, nel rispetto delle peculiarità individuali e delle condizioni sociali di ogni persona.
Da ciò nasce, per una forza politica che si dica liberale, la prioritaria necessità di focalizzare l’attenzione e fornire un fattivo sostegno alla formazione dei giovani.
Ci sono almeno tre ragioni per cui, in questo momento storico, non si deve rinunciare ad investire al più presto, in maniera concreta e significativa nella scuola pubblica.
In primo luogo, perché reputo che la scuola debba rappresentare il centro di un modello di società che investe nel proprio futuro. Ed è qui che ci giochiamo tutto, nel mettere ragazzi e ragazze, indipendentemente dalle disponibilità economiche delle loro famiglie, nelle migliori condizioni per scoprire e coltivare i propri talenti, affinché possano percorrere la strada che hanno scelto nella piena consapevolezza di avere tutti gli strumenti per farlo
In secondo luogo, ritengo che l’istruzione aperta a tutti debba garantire la formazione di cittadini consapevoli delle proprie scelte e delle conseguenze che queste comportano. La scuola deve essere una sorta di “demiurgo” della coscienza critica dei futuri elettori, fornendo loro quel bagaglio culturale, quella condivisione di esperienze multidisciplinari, che costituiscono imprescindibili strumenti per comprendere e valutare la complessa realtà che ci circonda.
Infine l’istruzione e la formazione devono facilitare l’introduzione nel mondo del lavoro. e quindi, lo studio delle materie di fondamentale importanza per lo sviluppo delle capacità intellettuali e pratiche di ogni individuo deve svolgersi in sinergia con l’esperienza, introdotta ormai da tempo nella scuola italiana, dell’alternanza con il mondo del lavoro, che consente agli studenti di acquisire fondamentali informazioni e conoscenze, che potranno essere utili nella futura formazione della propria carriera lavorativa.
Se è vero che l’istruzione aiuta a ridurre le diseguaglianze sociali ed economiche, è altrettanto vero che il riconoscimento dei Diritti Civili ci pone uguali di fronte allo stato e alla legge, lasciandoci il diritto di scegliere come vogliamo: pensare, agire, vivere e anche morire, sempre nel rispetto imprescindibile e costante degli altri.
Questo ragionamento deve caratterizzare una seria proposta liberale, in grado di smarcarsi nettamente sia dal conservatorismo sociale e perbenista della Destra, sia dallo staticismo intransigente e velleitario della Sinistra; costituendo altresì il modus operandi liberale e progressista da adottare anche all’interno di un Terzo Polo, molto preparato sui temi di gestione amministrativa della cosa pubblica, ma meno attento alle difficoltà che nel nostro Paese ancora incontra chi si allontana dalla presunta “normalità”.
Aggiungo che se vogliamo perseguire la formazione di una compagine politica unita, a sostegno delle proposte liberal-democratiche che nasceranno dalla federazione di Italia Viva e Azione, non possiamo non coinvolgere +Europa e non possiamo non considerare obbligatorio il sostegno politico ad alcune delle battaglie di Marco Cappato, dell’Associazione Coscioni e di Eumans
Possiamo impegnarci subito aderendo pubblicamente all’iniziativa dei Radicali Italiani a sostegno della lotta per la libertà che i giovani Iraniani stanno combattendo, anche a costo della vita, contro il regime religioso degli Ayatollah.
Voglio terminare il mio intervento con una riflessione sullo stato attuale della democrazia parlamentare, che ad oggi rimane la forma migliore di governo per garantire i principi liberal-democratici che ci stanno tanto a cuore. Non possiamo, allora, non notare lo stato di crisi delle democrazie degli ultimi anni.
In Italia l’avvento di populisti e sovranisti è stato preceduto da un ampio periodo in cui si sono alternati più governi che, pur legittimi, tuttavia costituivano espressione di un parlamento che ormai non rappresentava più i cittadini.
In precedenza, nel Regno Unito, abbiamo assistito alla farsa della Brexit, nata nel disinteresse del partito inglese dei Conservatori e fomentata da una campagna di disinformazione; mentre negli Stati Uniti ancora aleggia il pericolo di una presidenza Trump, dopo l’assalto al Campidoglio all’inizio del 2022.
Di fatto, le democrazie illiberali prendono forza in varie parti d’Europa, mentre assistiamo sgomenti alle iniziative belliche della distruttiva dittatura di Putin e al rinascere dei più reazionari nazionalismi nei Balcani.
In questo momento di fragilità economica e politica, il difficile e incerto processo liberal-democratico, garante della tutela e considerazione anche delle minoranze politiche e sociali, sembra perdere forza e attrazione di fronte al decisionismo di regime.
Ciò comporta la necessità di una attenta riflessione, ad esempio sul nostro sistema elettorale ed in particolare sul fatto che, portare gli elettori ad esprimere il proprio voto ogni 4-5 anni, come oggi accade, costituisce un meccanismo troppo “lento” rispetto al costante evolversi del contesto socio-politico e alla rapidità di informazione e divulgazione consentita dagli attuali sistemi tecnologici e di comunicazione. Dobbiamo, inoltre, tener conto della ormai evidente divergenza tra una Politica che si allontana e si disinteressa della voce e delle esigenze dei cittadini, e questi ultimi che, per contro e giustamente, vogliono essere partecipi e protagonisti delle decisioni e delle scelte istituzionali che li riguardano.
Allora vorrei che avessimo il coraggio di raccogliere una sfida impegnativa ma importante, valutando con attenzione le nuove forme di democrazia partecipativa che stanno nascendo in vari paesi europei, in particolare, le Assemblee di cittadini, che rappresentano statisticamente la popolazione e che riescono a prendere decisioni rilevanti, guidati da esperti politicamente neutri.
Ne sono esempio, il tentativo seppur fallito dell’Islanda nello riscrivere la costituzione; il Canada che in stati sta riscrivendo le regole elettorali, nonché le sperimentazioni in atto in materia sia in Francia che in Spagna.
E’ auspicabile che affiancando al Parlamento questi nuovi modelli di governo, consentiremo al nostro Paese e alle democrazie liberali di tornare ad ergersi a guida e faro di una società globale moderna.”