Scene di ordinaria volgarità
17 Novembre 2021Zaiastan: il ritorno?
22 Novembre 2021DA DINO BERTOCCO RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO QUESTO COMMENTO ALL’ARTICOLO DI FEDERICO MORO Lo confesso: ho proceduto a leggere l’articolo di Federico Moro con una crescente curiosità, increspata da un imbarazzo che si faceva via via più intenso. Perché vi chiederete. Beh, l’articolo osserva con una chiave interpretativa la fenomenologia della Zaiazione e quanto gli gira intorno, compresa l’improbabile avventura politica del Sindaco prenditore veneziano, che rovescia – sorprendendomi – le analisi critiche e sistematiche che ho dedicato al Presidente della Regione nell’ultimo lustro.
Basterebbe l’elenco dei titoli di articoli e documenti pubblicati sul Giornale del Veneto, alcuni dei quali ospitati nelle pagine di Luminosi Giorni, per testimoniare il carattere non propriamente generoso di valutazioni e giudizi che riflettono un punto di vista (il mio) sicuramente molto, molto diverso.
Alcuni testi li segnalerò in calce, ma nelle brevi considerazioni che seguiranno cercherò di focalizzare i passaggi del testo di Moro che non mi convincono, destano perplessità e mi inducono a questa replica per punti.
- Comincio segnalando che nella personalità di Luca Zaia non brillano certo caratteristiche tali da pronosticarne ‘un ruolo politico nazionale’ . Il primo ad esserne conspevole è lui stesso che, verosimilmente ‘vede’ e sta pianificando una sua prospettiva europea con un incarico diciamo tecnico, magari nell’ambito che gli sta particolarmente a cuore, il settore agricolo, dove potrebbe dedicarsi a tempo pieno alla difesa delle amate bollicine doc.
- In Veneto poi la sua futura dipartita ha già comportato l’apertura della caccia che è regolata e presidiata in modo disciplinato e militaresco dai fedeli Agenti del Capitano sovranista, Matteo Salvini, al quale il tremebondo e ruffiano Presidente veneto, diversamente dall’abile e manovriero Giancarlo Giorgetti, riconosce pieni poteri condividendone pienamente la strategia ‘di lotta e di governo’. Va aggiunto che in terra veneta nessuno rimpiangerà un (presunto) Governatore riconosciuto per la sua totale abnegazione nel curare la sua personalissima carriera ed il disinteresse per il destino dei suoi compagni di viaggio (chiedere dettagli al veneziano Gianluca Forcolin).
- In quanto al ‘vuoto politico’: esso sicuramente interesserà il vastissimo pubblico dei suoi follower: circa 700.000 solo nella sua pagina Facebook. Si, bisogna ammetterlo e tributare a Luca Zaia il merito di possedere una notevole subcultura da Proloco che lui ha saputo tradurre in una raffinata interpretazione da Pubblic Relation Man apprezzata nei social ed esaltata dai foraggiati media locali, orientati ad un rapporto di vassallaggio da modello nordcoreano.
- Va inoltre sottolineato che il nostro uomo si è caratterizzato costantemente per l’inadeguatezza ed il disinteresse a dominare e governare i processi della Governance regionale laddove si richiedevano visioni e decisioni coraggiose di lungo termine, e tanto meno dell’agenda politica nazionale, se non per il tentativo velleitario e patetico di ritagliarsi uno spazio con il giochino sterile dell’isolazionismo autonomista per il quale ha trovato sia il conforto elettorale che una diffusa acquiescenza, compresa quella indecente dell’Opposizione che con il Si critico al Referendum farlocco è stata determinante nel decretare il trionfo elettorale del Presidente e la propria sepoltura.
- A proposito di personalità ed agibilità politica, andrebbe ricordato un’intervista al Politologo Paolo Feltrin, insuperato conoscitore delle trame nostrane e leghiste, nella quale egli descriveva in modo inoppugnabile l’esclusiva titolarità di funzioni nel Partito (da lui risollevato dall’abisso post-bossiano) e di rappresentanza degli interessi del Nord a Matteo Salvini.
- Ed a questo punto bisogna introdurre un elemento di valutazione che scombina i ragionamenti e le letture di quanti, in Veneto, continuano a discettare su una presunta continuità di Zaia e della Lega con la tradizione democristiana e nella fattispecie dorotea. Niente di più fuorviante, per ragioni molteplici, a suo tempo indagate rigorosamente da Ilvo Diamanti, ma che sostanzialmente ci portano a rimarcare alcune considerazioni basiche:
- Il Veneto ha visto nascere il fenomeno Liga, caratterizzato da una visione storica retrotopica e romantica, antitetica al pragmatismo ed alla cultura politica che ha innervato la nostra Regione dal dopoguerra al ’94 (avvento di Galan) e rispetto alla quale lo stesso Zaia ha rimarcato una discontinuità radicale, in positivo con il tentativo di evitare le ‘contaminazioni’ affaristiche, in negativo abbandonando ogni pratica di programmazione (funzione cruciale dell’Ente Regione).
- La politicizzazione della Lega e la sua affermazione nazionale è inscindibilmente trainata dal personale politico lombardo, sempre e comunque in funzione dominate e con i veneti sempre e comunque servente: da Gian Paolo Gobbo a Luca Zaia!
- Sul fatto, infine che “Venezia, intesa come capoluogo e comune, sta per diventare centrale nelle dinamiche politiche a ogni livello” preferisco sorvolare perché – in tutta onestà – lo ritengo un wishful thinking che fa a pugni con la realtà comunale dominata da chiacchiere e litigiosità (per esempio sul conflitto di interesse) in cui la figura del Sindaco rappresenta la conseguenza e l’espressione del fallimento di un pensiero politico all’altezza delle sfide che essa, Città lagunare e metropolitana insieme, richiederebbe, a cominciare dalla governance per la messa a pieno regime del Mose.
Debbo comunque aggiungere, in conclusione, che a prescindere dai miei rilievi e dalle mie riserve, il contenuto dell’articolo in discussione solleva dei seri, serissimi interrogativi sulla qualità della elaborazione-progettualità politico-culturale e della classe dirigente che dovrebbero surrogare o, per quanto mi riguarda, soppiantare la retorica propagandistica e l’esasperante personalizzazione che hanno connotato il lungo dominio della scena pubblica da parte dell’attuale Presidente.
Se non intervengono fattori e soggetti inediti, il rischio reale è di un’inclinazione a destra dell’asse politico regionale, con un’opinione pubblica che frustrata dalle promesse vane di Zaia, si rifugerà nell’astensionismo o cercherà nuove suggestioni ed illusioni nelle leadership che stanno coltivando il progetto populistico e neosovranista.
Sull’argomento, Link:
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Lectio magistralis di Paolo Feltrin: “Veneti, basta bub(b)ole!”
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Zaiazione, o dell’avvelenamento dell’opinione pubblica veneta. Con la complicità dei media locali e dei cortigiani di Palazzo Balbi
Uomini soli al comando e la servitù volontaria dei venetisti.
Riflessioni a margine del libro “Influencer. La Strategia comunicativa di Zaia” di Giulia Princivalli
https://ilgiornaledelveneto.it/la-servitu-volontaria-dei-venetisti/
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La responsabilità dei #Democraticiveneti: curare le 10 piaghe diventate purulente negli ultimi 25 anni
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