CONO DI LUCE Complessità al femminile con Annalena Benini
17 Agosto 2020Rivediamo la Legge Bersani? E’ urgente per Venezia
18 Agosto 2020Luminosi Giorni, con spirito di servizio al fine di accrescere la consapevolezza per il prossimo voto alla Amministrative del Comune di Venezia, ospita una serie di interventi di personalità che riteniamo offrano spunti di riflessione per un voto ponderato e consapevole. Gli amici che hanno cortesemente offerto il loro contributo provengono da aree culturali, politiche e ideali le più diverse e offrono visioni talvolta molto confliggenti tra loro. Ma mai banali. Come Redazione ci piace pensare di poter contribuire a un confronto sereno e non fazioso sui temi che riguardano il futuro della nostra città. Alcuni degli autori scenderanno personalmente nell’agone elettorale. A loro, indistintamente, va il nostro in bocca al lupo e a tutti, candidati e no, un sentito grazie per la collaborazione.
Per riuscire a parlare compiutamente di Venezia, anche nel più scontato dei dibattiti come quello elettorale di questo “orribilis 2020”, non basta essere strabici, bisogna avere la vista stereoscopica dei Camaleonti perché bisogna guardare assieme le varie dimensioni di una Città che continua ad essere unica al mondo. Eppure, se anche Venezia continua ad essere rappresentata come punto di riferimento di bellezza, cultura, conoscenza specialistica, storia, mai come in questi tempi essa ha fatto fatica a rappresentarsi nei propri bisogni, soprattutto nel proprio minimo bisogno di continuare ad essere Città viva, normale, abitata da persone normali, residenti e operanti. La perdita degli abitanti, la distruzione progressiva del tessuto economico produttivo di tipo artigianale e industriale, la demolizione del sistema commerciale diffuso, l’affermazione sempre più estesa della monocultura turistica invasiva sono i segni inequivocabili di un impoverimento culturale e antropologico, la perdita della conoscenza e della memoria popolare e di un irreparabile smarrimento della stessa identità territoriale. Un impoverimento che non riguarda solo la Città insulare, ma riguarda tutto il Comune di Venezia nel suo complesso, quel territorio, così diversificato, che va dalla punta di Ca’ Roman al Tarù. che rischia di perdere le caratteristiche fondamentali di Città. Ma se Venezia non riesce a rappresentare se stessa, come può rappresentare una intera Città Metropolitana e, addirittura, una intera Regione? Alla Città Metropolitana, ad esempio, come a tutti i territori che si fregiano e caricano del nome di Città, è chiesto di rendere uguali tutti i propri Cittadini, in termine di servizi, ambiente, qualità della vita, diritti. Lo si sta facendo? Per essere Capoluogo di Regione bisogna esprimere forza, essere un punto di riferimento, in grado di contaminare gli altri anche con l’espressione della propria cultura che deve avere la forza di comprendere tutte le culture territoriali coinvolte. È così per Venezia e il Veneto? Quanto lontana è oggi Venezia da questi ruoli e dalla capacità di svolgerli e quale la responsabilità se non quella di essere stata amministrata in modo perlomeno inadeguato e usata per tutti gli interessi possibili, una sorta di pietra filosofale che trasforma in oro tutto ciò che tocca? E questo dipende dalla inadeguatezza e responsabilità degli uomini ma anche del “sistema”, del “metodo” e, forse, anche della mancanza di una vera cultura dell’amministrazione pubblica. Un insieme di motivazioni in cui si sono calcificate abitudini, concentrazioni di poteri, rendite di posizione, capacità di condizionamento burocratico e confusione tra i ruoli politici e tecnici e, anche, tanta confusione tra interessi del Comune e quelli della macchina comunale, tra il valore dei servizi pubblici e quello delle aziende (dei servizi pubblici), tra interessi generali e interessi e privilegi particolari. Difficile uscirne senza una riforma, senza una discontinuità che interrompa, almeno per un periodo, il sistema troppo ben collaudato in cui un intero esercito di attori ha trovato la propria collocazione in scena. Venezia, non va ripensata come Città, perché significherebbe ripensare anche il suo popolo, va ripensato radicalmente il modo di amministrarla partendo dalla consapevolezza che non ha, e non ha mai avuto, un problema di risorse ma molto semplicemente di loro utilizzazione.
LA QUALITÀ DEGLI AMMINISTRATORI. Problema di fondo che, investe tutto il nostro Paese ma non per questo meno grave. Raggruppa quell’insieme di pre-condizioni degli amministratori, quali l’onestà, la preparazione, la cultura delle istituzioni, la conoscenza delle Leggi, che dovrebbero costituire il fondamentale patrimonio di tutti. Se un Consigliere Comunale non “sa leggere gli atti” come può svolgere i compiti di amministratore pubblico che non può prescindere da una accurata lettura dei documenti che gli vengono sottoposti? Se non ha minimamente chiaro quale è il suo ruolo come può interpretarlo? Se non si rende conto, delle responsabilità: come fa ad assumersele? Se non conosce i propri diritti come fa a praticarli e imporli? Necessita prevedere almeno un periodo di formazione/aggiornamento propedeutico all’assunzione della carica e garantire almeno le basi di conoscenza civica e consapevolezza di compiti, ruoli e responsabilità. Per il resto, per riuscire a servire una Città e Venezia in particolare, bisogna conoscerla nel suo intimo e nella sua complessità, per esserle utili bisogna avere memoria storica e, contemporaneamente, essere capaci di evitare gli eccessivi riferimenti malinconici e nostalgici del “come eravamo”.
LA VITA DELLA CITTÀ E IL SUO BILANCIO, I SERVIZI PUBBLICI E I LORO BILANCI La vita della Città, l’organizzazione delle aziende dei servizi pubblici e i relativi bilanci sono eccessivamente legati alle entrate provenienti dai flussi turistici. La mancanza delle entrate turistiche avvenuta a seguito della Pandemia Covid-19, lo ha macroscopicamente denunciato, ma il problema di fondo è che i flussi turistici presentano un grado di aleatorietà assolutamente imprevedibile perché legato a troppe varianti, economiche, sanitarie, ambientali, mentre gli alti costi di gestione sono, per lo più, sicuri e fissi. Se, ad esempio, per garantire sorveglianza e capacità di intervento serve un numero doppio di vigili rispetto ad una Città normale, quei vigili li devi avere a disposizione, assunti e formati, e li devi anche pagare indipendentemente dal fatto che la Città sia piena di visitatori o no, o che qualcuno abbia pagato l’imposta di soggiorno. Così per le aziende dei trasporti o dei rifiuti che, per far fronte a picchi di domanda straordinari, devono essere attrezzate con uomini e mezzi che, come i vigili, devono essere puntualmente e giustamente pagati, indipendentemente dalla pienezza del loro utilizzo. E se i flussi turistici fluttuano nei numeri, nei tempi, negli effetti, chi è chiamato, di volta in volta, a ripianare i costi non coperti dalle entrate turistiche, sono i residenti che, in cambio, non è chiaro cosa ricevano. Normalmente avviene con debiti o tagli pesantissimi ai servizi minimi prestati, nel 2020 si sono aggiunte anche dosi massicce di cassa integrazione (che sono pur sempre risorse derivanti dalla fiscalità generale), e quel rischio di fallimento denunciato dall’Azienda della Mobilità Veneziana.
IL TURISMO Risulta chiaro quindi che, dal punto di vista economico, non è conveniente accogliere un numero spropositato e casuale di visitatori per il semplice fatto che costa troppo sia quando i visitatori ci sono ma, soprattutto, continua a costare anche quando i visitatori rimangono oltre la linea dell’orizzonte. Le amministrazioni coinvolte nel governo della Città, per impedire che prevalga la logica del numero infinito e casuale di visitatori, dovrebbero provare ad immaginare una dimensione finita e programmata del turismo, almeno come riferimento alla sua sostenibilità e convenienza. Il passo successivo è quello della divisione in quote destinate con relativa priorità: i pernottanti negli alberghi e nelle altre forme ricettive, i gruppi organizzati, gli individuali, in una logica di economia diffusa. Le motivazioni del numero finito possono essere individuate nelle ragioni di sicurezza dei luoghi, nel dovere di programmazione della vita di una Città e nel diritto dei Cittadini residenti ad una qualità della vita accettabile, diritto che non può essere prevaricato dal diritto alla mobilità dei visitatori diffusamente ricordato.
LA GESTIONE E LA RESIDENZA Dal punto di vista della gestione dei servizi, pur mantenendo il governo e i servizi di base saldamente in mano pubblica, serve introdurre e praticare collaborazione con le imprese locali, flessibilità, sussidiarietà di esercizio e di funzioni tra i vari operatori dello stesso campo per rendere la gestione della vita delle Città più sicura, facile ed economica e, magari, ricercare in questo nuovi e convenienti motivi di residenza. L’obiettivo deve consistere nel favorire la nascita e lo sviluppo di imprenditorialità locale, non necessariamente, o non solo, legata al turismo, per dare nuove e più consistenti ragioni alla scelta di restare, ritornare ad essere, divenire residenti a Venezia, in un quadro di sviluppo generale, di assetto del territorio e di uso delle infrastrutture, che tenga conto e si adegui alle mutate realtà sociali, economiche e fisiche della Città, dia risposta alle sue attuali esigenze e cerchi di massimizzare la destinazione territoriale delle risorse economiche.
I BILANCI Sul fronte delle entrate e delle uscite, serve procedere velocemente alla riforma dei bilanci coinvolti separando entrate e costi economici e ambientali, legati alla vita normale della nostra collettività da una parte e quelli delle varie forme di turismo dall’altra cogliendo l’occasione per valutare le varie economie possibili ed evidenziare se esiste e quale sia, il turismo che può aiutare Venezia a rimaner se stessa. Ogni Cittadino ha diritto a conoscere con buona approssimazione cosa paga e perché e ad ottenere tutti i servizi che derivano dal suo contribuire alla fiscalità generale e a quella particolare e locale. Separare il bilancio della “macchina comunale” dall’attuale bilancio del comune per dare certezza di costi e ricavi alla Città e certezza di sostenibilità ai costi della macchina.
AMBIENTE Probabilmente il tema più difficile da affrontare, quello che è stato declinato nel modo ancor più insufficiente rispetto agli altri sia per quanto attiene al particolare Laguna e difesa dalle acque alte, sia per quanto riguarda i pericoli derivanti dal clima. La decisione di realizzare il Mo.S.E., ha di fatto creato il convincimento che non serva altro perché Venezia e la sua Laguna saranno difese da questa opera gigantesca. Niente di più sbagliato perché se il Mo.S.E. va messo in funzione il più velocemente possibile e usato nel modo più ampio, si deve anche ristabilire l’importanza della “Cura della Laguna”, ricostruendo le capacità e gli strumenti di intervento anche a piccola e media dimensione. I cambiamenti climatici stanno testimoniando che non basta individuare i limiti di sostenibilità di ogni attività a partire da quelle macro come porto e aeroporto e turismo perché i nostri riferimenti di sostenibilità si sono dimostrati insostenibili. Necessita definire un bilancio economico ambientale in cui tutte le attività siano ricomprese e valutate per i loro risultati economici e i loro carichi antropici. Necessita dare un valore economico all’ambiente per quantificare i costi reali di tutte le operazioni che sottraggono valori ambientali ed ecologici al nostro territorio e al pianeta. Necessita che Venezia impugni saldamente la bandiera della lotta al riscaldamento globale. ARTIGIANATO – PESCA Settori completamente abbandonati a loro stessi. L’artigianato veneziano non è più sufficiente a provvedere alla manutenzione specialistica della Venezia monumentale mentre la Pesca Lagunare è prevista in estinzione nel corso della prossima generazione. I più grandi concorrenti a queste antiche attività sono i mestieri legati al turismo perché è più facile, meno faticoso ed economicamente conveniente fare il motoscafista, il gondoliere, il portiere d’albergo, il portabagagli, piuttosto che il pescatore, il maestro d’ascia, il tagliapietra, il fabbro. Si tratta di aiutare questi mestieri cogliendo l’occasione per ripetere ciò che si è fatto nei secoli e attirare lavoratori dando loro opportunità di occupazione e residenza.
RESIDENTI – QUALITÀ DELLA VITA – ABITAZIONI In questo campo basta fare solo un esempio da copiare: Vienna. La capitale austriaca si conferma da ben dieci anni consecutivi, come la città dove la qualità della vita è migliore e, non a caso, continua ad aumentare il numero dei propri residenti. Prima tra le 231 città del mondo prese in esame, dove si sta bene, le condizioni ambientali sono migliori, l’offerta culturale è più ampia, la sicurezza è maggiore, la qualità di case e alloggi molto alta, i servizi pubblici funzionanti. Le case popolari sono in tutti i quartieri della città, non solo nelle periferie, e oggi sei viennesi su dieci vivono in case che hanno qualche forma di agevolazione da parte del comune. L’affitto di un appartamento di 75 metri quadri costa in media 495 euro al mese nelle abitazioni di proprietà del comune, 533 in quelle delle cooperative sociali, 668 in locazione da privati. La città di Vienna è l’ente pubblico con la più grande proprietà immobiliare d’Europa, 220mila appartamenti; una eredità che ora si sta cercando in trasformare in senso ambientalista, ristrutturando e costruendo edifici ad alto risparmio energetico.
Chi è Renzo Scarpa: classe ’52, con lunga esperienza lavorativa nell’azienda municipalizzata dell’acqua e poi nel Consorzio Cantieristica Minore Veneziana. È stato campione italiano di canottaggio nei tre anni 1974-75-76 e ha fatto parte dell’equipaggio del galeone veneziano nella Regata tra le Repubbliche Marinare. Vanta una esperienza ventennale nel sindacato dell’energia Luce-Acqua-Gas anche a livello nazionale. Ha fatto sempre attività politica, ricoprendo vari incarichi istituzionali nel Comune di Venezia. Consigliere Comunale uscente (Gruppo Misto). Appassionato di voga e vela al terzo, profondo conoscitore delle imbarcazioni caratteristiche veneziane tanto da averne progettato e costruito alcune in forma autonoma.
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