
ANIMALS Produrre cibo per il (solo) profitto
7 Maggio 2024
Valori della destra di governo e Costituzione: evidente ossimoro
15 Maggio 2024“Per loro grande fortuna, altrimenti la vita sarebbe intollerabile, gli esseri umani non possono prevedere il corso degli eventi nel lungo termine.”
Le parole di Winston Churchill pronunciate nel novembre del 1940, risuonano oggi con forza dirompente in tutta la loro drammatica attualità, complicata da un pericolo contingente che l’Europa deve evitare a tutti i costi: piegarsi a una drammatica regressione sul piano dei diritti.
Valgano in proposito tre esempi, molto diversi tra loro, ma tutti accomunati da un silenzioso quanto pericoloso arretramento dei Diritti che sta avvenendo nel vecchio continente in procinto di rinnovare il suo Parlamento.
Il primo riguarda il caso di Ilaria Salis, detenuta in condizioni critiche in Ungheria da oltre un anno e oggi candidata per Verdi e Sinistra alle prossime elezioni europee.
Al netto di tutte le questioni (precedente critico costituito dal caso Junqueras e concreta applicazione dell’art. 9 del Protocollo sui privilegi e le immunità) connesse alla vicenda, è davanti agli occhi di tutti la lesione dei diritti di una persona che viene tradotta in catene e guinzaglio in un’aula di tribunale di uno Stato, per il momento ancora parte dell’Unione Europea, (in barba ai principi espressi nella Direttiva dell’Unione Europea n. 343 del 2016) e alla cui difesa è stato persino impedito il dovuto accesso agli atti di indagine.
Il fallimento dell’Ungheria nell’uniformarsi alle sentenze della Corte Europea dei diritti dell’uomo, la mancata adozione di Direttive in tema di diritti degli imputati, la violazione di Decisioni del Consiglio Europeo in tema di reciproco riconoscimento delle misure alternative alla detenzione, cosa sono se non una forma di allarmante regressione di diritti già conquistati?
Una certa attenzione merita anche il caso della Legge che da poco in Gran Bretagna ha ottenuto il Royal Assent, con la quale vengono autorizzati i trasferimenti dei migranti irregolari in Rwanda. Certo, si dirà, la Gran Bretagna non fa più parte dell’Unione Europea ma per sua fortuna fa ancora parte della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, proprio la fonte giuridica di cui il nuovo provvedimento intende limitare l’applicazione a favore del potere del governo di decidere se attenersi o meno a eventuali decisioni di sospensione delle espulsioni che dovessero provenire dalla CEDU.
Ancora una volta in gioco sono quei diritti (in questo caso dell’Uomo) che il progetto degli anni Cinquanta intendeva e intende tutt’oggi tutelare affidando il delicato compito di vigilanza ai giudici e non ai governi.
Una considerazione finale sul caso del biglietto per entrare a Venezia (ultima ricetta) nel tentativo di arginare il fenomeno del turismo di massa.
Limitare la libera circolazione delle persone non significa forse ledere un diritto? Una simile limitazione può essere decisa con un Regolamento comunale? Non dovrebbe essere necessaria una Legge? Una città non è forse un luogo dove i cittadini esercitano i loro diritti nell’ambito di formazione sociale (art. 2 della Costituzione) che una tassa come questa comprime?
I casi citati dimostrano che è urgente in Europa riacquistare la capacità di confrontarsi, di interrogarsi su quello che Stefano Rodotà ha chiamato “Il diritto di avere diritti” altrimenti anche in Europa ricominceremo tutti da tre e qualcuno un giorno si farà gioco dei nostri diritti al grido di: “un fiorino”.