
Il punto sulla Riforma Cartabia
30 Marzo 2023
“Chissà se ciò che è chiamato morire è vivere, oppure se vivere è morire” (Socrate)
11 Aprile 2023Fatima è la giovane mamma di due bambini, rispettivamente di otto e dieci anni. È uno di quegli innumerevoli fiumi carsici che in silenzio e con innegabile senso civico accompagnano i loro figli a scuola, pagano le tasse, si sforzano ogni giorno, con le difficoltà che l’apprendimento di una lingua diversa comporta, di ottemperare a tutti quegli adempimenti che la nostra società (giustamente) impone. Sono quelle donne che, spesso in disparte, da sole, tutt’al più insieme ad altre vestite e coperte come loro, aspettano i propri bambini all’uscita della scuola. Sono quelle donne che, accompagnate quasi sempre dai mariti, preferiscono fare la spesa al supermercato perché non conoscono i nomi degli ingredienti che servono loro per cucinare. Sono donne che ci sembrano rassegnate a vivere in un altro Paese, ma proiettate altrove, e noncuranti di ciò che le circonda. Ma non è affatto così. Lo stare in silenzio e in disparte non corrisponde a ignavia e indifferenza. O a disinformazione.
Fatima vive da poco in una grande città italiana, ma ha già acquisito, grazie ai corsi gratuiti di italiano che la parrocchia del suo quartiere organizza, una discreta conoscenza della lingua italiana.
Ogni tanto ci vediamo e mi comunica i suoi progressi nella lingua. A distanza di un mese dalla tragedia di Cutro, Fatima mi ha chiesto come mai non se ne parli più o se ne parli molto poco. È tutto dimenticato? La morte di donne, uomini e soprattutto di tanti bambini, ci lascia così indifferenti, al punto che, come tante tragedie che si consumano ai nostri giorni, ha la durata di un fuoco di paglia? E ancora: che cosa guida chi sta al potere? Cinismo, calcolo elettorale o algide strategie politiche? Esistono gerarchie tra bambini, per cui alcuni sono più importanti di altri? Il senso delle sue domande, poste in maniera più semplice ma efficace, a cui non ho saputo rispondere, era proprio questo.
Come darle torto? Come darle una risposta convincente che possa indurmi a trovare una sia pur minima giustificazione? Neanche a dire che è colpa dei politici e del governo, perché quei politici e quel governo li abbiamo votati noi. Almeno, molti di noi.
Quelle bare bianche di Cutro contrassegnate con numeri a una cifra, di fronte alle quali la destra ha mostrato (forse anche sinceramente) di commuoversi, sono il frutto di una politica di ostilità e di xenofobia nei confronti di chi per anni è stato dipinto come il nemico della nostra nazione, bianca e cristiana. Sono il frutto di una paura cosi tanto ben istillata negli elettori che ha spinto la maggioranza degli italiani a votare per chi ci avrebbe definitivamente liberato dal pericolo di estinzione della nostra razza, dal pericolo – come sostiene il ministro Piantedosi – di sostituzione di popoli pianificata dalle sinistre. Sono il frutto di una politica che nega lo ius soli per paura che questa “immigrazione programmata” possa definitivamente sovvertire le peculiarità della nostra nazione. Sono il frutto dei timori tanto ben espressi dal presidente della Camera Lorenzo Fontana quando denuncia i pericoli di annacquamento dell’identità del paese che accoglie i migranti. Parole queste che ricordano gli anatemi lanciati da Hitler nel Mein Kampf contro il complotto giudaico- cristiano e che hanno anestetizzato una fetta rilevante di elettorato al punto da renderlo quasi indifferente a simili tragedie.
La stessa Meloni, donna-madre-cristiana, amica di Orbán, quando era all’opposizione, negli interventi che le sono valsi la strepitosa vittoria alle elezioni del 2022, si è più volte schierata contro il complotto di sostituzione etnica che rischia di cancellare le nostre tradizioni e la nostra cultura. Come possiamo oggi aspettarci sincera commozione, empatia, cristiana pìetas di fronte a quelle bare bianche cui si è peraltro rifiutata di rendere omaggio? È la stessa persona che piange di fronte ai peluche dei bambini (bianchi) morti a Bucha, che però presiede un governo il cui ministro dell’Interno biasima i genitori che espongono al rischio di morte i propri figli (neri), come se questi genitori avessero la facoltà di scegliere tra diverse compagnie di crociere. Ed è la stessa persona che con il suo governo si accanisce contro i figli di coppie omogenitoriali. Non sono bambini anche loro? O vi sono bambini di serie A e bambini di serie B? Spaventoso controsenso per una madre cristiana, per la quale il valore dell’uguaglianza, soprattutto tra soggetti inermi come quelli più piccoli, dovrebbe essere prioritario.
Per sua fortuna ci sono schiere di giovani cittadini che l’acclamano. Ed è quanto è stato propalato dal video girato in occasione della festa dell’aeronautica militare, in cui tanti bambini inneggiano alla premier con tanto di bandierine tricolori, al grido “Giorgia-Giorgia”. Roba da istituto luce. Pensiamoci!